"Firenze Sapere", l'intervento del presidente della commissione cultura Dario Nardella

Questo l'intervento del presidente della commissione cultura Dario Nardella durante i lavori del convegno "Firenze Sapere":"Oggi siamo davvero entrati nella società della conoscenza, una società del sapere, dell'informazione, che concepisce sé stessa come una società interculturale e sopranazionale (o meglio globale) e si riconosce in una tradizione intellettuale che rappresenta uno degli aspetti peculiari della storia della società europea. Una società dunque basata sulla costruzione di una economia della conoscenza, in cui il sapere diventa fattore fondamentale che segna i livelli di competitività economica e di coesione sociale, la crescita dei sistemi produttivi e lo sviluppo dei modelli di convivenza democratica.La nostra città esalta quasi in modo emblematico le ambivalenze e le contraddizioni dell'intero Paese. Da un lato alla ‘straordinaria identità culturale ereditata dal passato' hanno corrisposto ‘in epoca post – moderna fenomeni di lassismo imprenditoriale e stasi culturale'.La grande tradizione della città, che trae spunto e verve creativa dalle antiche maestranze delle corporazioni, tuttavia ha saputo resistere a questi processi degenerativi, perpetuarsi, crescere e adeguarsi a nuovi obiettivi e nuovi standard, fino a dotare la città di un tessuto di piccole medie imprese (industriali e artigianali) mediamente di alto valore e con un livello di competitività tarato su scala mondiale.La città riesce ancora a mantenere una forte attrattiva rivestendo il ruolo di meta preferita per gli studenti, ricercatori e docenti , forte ancora di un fascino che coniuga il suo patrimonio culturale con l'offerta formativa che produce attraverso le molte istituzioni presenti nel territorio. Oggi, oltre ai 60.000 studenti dell'ateneo fiorentino, sono presenti a Firenze circa 15.000 fra studenti e docenti stranieri.Questa presenza sul territorio cittadino determina una notevole affluenza di studiosi e docenti provenienti da diversi paesi, che svolgono le loro attività di ricerca di eccellenza ed alta formazione. Una presenza qualificata dunque, che vive nel capoluogo toscano per periodi anche prolungati, che vanno in prevalenza dal semestre all'intero anno, ma possono estendersi anche in programmi pluriennali di dottorati e master.Questo fenomeno va sommato a quello degli accessi di molti cittadini stranieri e non solo che vengono a Firenze per imparare una professione o anche solo i fondamenti di un'attività fortemente connessa con il tessuto produttivo e l'immagine internazionale che Firenze ha nel mondo. Nell'arte, nella moda nel design, nella musica, nell'artigianato, nel restauro, nella cucina, in ognuno di questi e di molti altri settori, l'offerta formativa di questa città raggiunge livelli di eccellenza internazionale spesso ineguagliati che le consentono tutt'ora di mantenere una precisa vocazione identitaria di città del sapere universale, da quello scientifico a quello umanistico, da quello teorico a quello pratico e manuale, il sapere e saper fare appunto.Firenze sapere non può essere concepita come una forma di autoincensamento. Si tratta al contrario di partire dall'analisi concreta e se possibile spietata, dei limiti e delle lacune che vivono nel contesto del sapere e del saper fare di questa città.Del resto è fondamentale anche "sapere di non sapere", conoscere i propri limiti e tentare di superarli con strumenti innovativi e soluzioni efficaci e durature.Dunque l'obiettivo ambizioso della Rete Firenze Sapere parte proprio dalla consapevolezza di questi ritardi e questi limiti e intende puntare su alcuni obiettivi chiari.Mi limito qui a descrivere solo gli aspetti generali dell'idea: si tratta anzitutto di abbattere queste barriere proponendo una visione integrata tra sapere e saper fare , tra sistema della conoscenza e sistema produttivo e creativo; un continuum formazione –produzione inserito nel ben più vasto raccordo che unisce la scienza e l'arte al mondo del quotidiano e dell'economia. In particolare si propone di creare un quadro nuovo, una vera e propria rete che abbracci i settori del sapere e del saper fare nelle loro coniugazioni contestuali più varie, un complesso enormemente multiforme, un tessuto connettivo che riflette le eccellenze delle caratteristiche salienti della città ma che non sembra ancora avere avuto un necessario risalto, difettando da un lato di un coordinamento effettivo delle azioni intraprese e dall'altro di specifiche politiche di valorizzazione e promozione a livello nazionale e internazionale.La Rete al contrario punta proprio a ricostruire un contesto disgregato e si basa su tre funzioni principali. Quella conoscitiva mediante la condivisione del flusso di conoscenze e informazioni: questo flusso deve scorrere all'interno e all'esterno, traducendosi in promozione. La seconda funzione è di tipo organizzativo. Non vi è dubbio infatti, che per poter vivere, questo sistema integrato della conoscenza abbia bisogno di risorse economiche e strumenti appositi che evitino di consumare le energie, già precarie, di ciascuna istituzione o ciascun ente; la rete è un valore aggiunto e non una soluzione sostitutiva dei modelli gestionali di coloro che la formano. La terza ed ultima funzione è quella procedurale, ossia la creazione di iniziative e strumenti che consentano di condividere progetti strategici del territorio". (pc)