Protocollo gestore unico Ato 2,3 e 6, Nocentini, Soldani, Rotondaro, De Zordo e Varrasi: «Reale controllo sulla gestione dell'acqua, delle risorse finanziarie, delle tariffe, degli investimenti»
Questo il testo dell'intervento di Anna Nocentini (Rifondazione Comunista), Anna Soldani (Sinistra Democratica), Nicola Rotondaro (Comunisti Italiani), Ornella De Zordo (Unaltracittà/Unaltromondo) e Giovanni Varrasi (Verdi):«Il protocollo sottoscritto dal Sindaco, con altri sindaci della Toscana e Walter Veltroni, per la gestione unificata della risorsa idrica negli A.T.O. 2, 3 e 6, scavalca la richiesta di discussione preventiva in Consiglio Comunale, avanza dai gruppi consiliari della Sinistra, con una mozione depositata da molti giorni e già all'O.d.G. del Consiglio Comunale.Siamo d'accordo con l'indirizzo nazionale che afferma la necessità di ridurre il numero degli ambiti territoriali su cui è organizzato il prelievo e la distribuzione dell'acqua, come previsto esplicitamente in Finanziaria.Il Protocollo anticipa invece impropriamente una eventuale legge, predeterminandone i contenuti ed opera l'accorpamento societario delle società di gestione in nome al fatto che in tutte e tre è presente lo stesso socio privato.Ma quali garanzie ci sono che l'avvio del processo di riallineamento delle convenzioni venga fatto a favore dei diritti dei cittadini, dell'economicità e qualità del servizio, a favore di un rafforzamento del potere di indirizzo e controllo pubblico e non invece a favore di un oggettivo mani più libere per il socio privato? I tre A.T.O. rappresentano la maggioranza della popolazione toscana, quindi della rappresentanza pubblica a livello regionale: è possibile che questo incida preventivamente sulla soluzione legislativa che il Consiglio Regionale vorrà assumere? Il protocollo non tiene conto della insufficienza ripetutamente segnalata del potere di indirizzo e controllo delle attuali gestioni. Si afferma inoltre che i miglioramenti gestionali e di distribuzione della risorsa idrica possono derivare solo dall'unificazione del soggetto gestore: in realtà molti che a suo tempo condivisero la scelta della spa per la gestione furono convinti nella speranza di un miglioramento della stessa, ma a tutt'oggi le cronache registrano una insoddisfazione profonda da parte dei cittadini e l'acquisita consapevolezza dei Consiglieri comunali di non essere più in grado di esercitare un reale controllo sulla gestione dell'acqua, delle risorse finanziarie, delle tariffe, degli investimenti.Non c'è Consiglio comunale che sia stato chiamato a discutere sugli investimenti, sull'aggiornamento della loro realizzazione, sulle tariffe, sul piano industriale ecc. Per questo l'operazione che si profila è di una assoluta gravità: si uniscono tre società delle quali a tutt'oggi nessun Consiglio ha discusso sull'efficacia dell'attuale gestione, sulla capacità di realizzare i piani industriali, sugli investimenti realizzati ecc. Non è detto quindi che la somma di tre soggetti porti necessariamente alla conseguenza di una migliore gestione. Mentre i consiglieri chiedono informazioni, vedi interrogazione svolta il 25 luglio, perché già l'attuale gestione crea non pochi problemi di aumento delle tariffe, e dei costi, fino al paradosso che meno si consuma più si spende (eppure tutti affermano la necessità di ridurre i consumi e si spendono soldi per campagne pubblicitarie in questo senso) si disincentiva un uso intelligente e accorto perché il piano di rientro deve comunque essere garantito: questo il meccanismo paradossale e ineludibile che si crea a gestire l'acqua con aziende autonome; paradosso che sta mettendo in crisi molti Paesi a partire dalla Francia, patria delle più grosse società di gestione delle acqua, dove Municipalità diverse, fino a Parigi, stanno tornando alla gestione pubblica dell'acqua. Perché questo è il punto verso cui dobbiamo tendere e l'obbiettivo che dobbiamo realizzare: andare verso la ripubblicizzazione dell'acqua, e fare passi che costruiscano le condizioni per poter realizzare il ritorno alla gestione pubblica. Non può convincere lo slogan secondo cui l'acqua come risorsa resta pubblica mentre è la gestione che è privata. Il protocollo siglato ieri va nella direzione opposta alla ripubblicizzazione, mentre anche il Senato ha approvato la moratoria di un anno per ulteriori ingressi di privati nella gestione dell'acqua. I Sindaci prevengono e svuotano lo spirito dei provvedimenti della loro stessa maggioranza parlamentare. Come non cogliere in questo un attacco o comunque una scarsa considerazione politica nei confronti delle forze di sinistra dell'Unione? Come non vedere in questo la tendenza da parte del Partito Democratico a non ricercare neanche una condivisione con le altre forze politiche dell'Unione?Quanto al controllo da esercitare sul prelievo e la gestione della risorsa idrica non sfugge che l'operazione che si profila nel protocollo crea ulteriori impedimenti: le quote di partecipazione pubblica, (es. 60% del Comune di Firenze e 40% Acea in Publiacqua), confluiranno in una società di gestione interamente pubblica "Holding" mentre è auspicato che analogamente si comporterà il privato (cosa non impossibile visto che sia in Publiacqua che in Acqua spa che in Acquedotto del Fiora èsono sempre quote di proprietà di Acea) raccogliendo quindi le proprie quote in un ulteriore società ed insieme costituiranno la società di gestione Newco. Anche per le quote pubbliche aumenta un passaggio e diminuisce la possibilità di controllo pubblico. Il paradosso è che in queste società miste si parla ormai di pubblico ad indicare che la provenienza finanziaria delle risorse è dall'ente pubblico ma non certo il controllo ne' l'indirizzo di gestione perché vengono esclusi i consigli comunali da questi processi e si riducono nelle mani del solo sindaco».(fn)