Il vicesindaco Matulli commemora in consiglio comunale i caduti di Nassiriya

"Se la presenza dei nostri connazionali nei luoghi più caldi può dare un contributo al superamento dell'idea che la guerra sia la soluzione per risolvere le controversie, allora il sacrificio dei militari e dei civili di Nassiriya non sarà stato vano". E' quanto dichiara il vicesindaco Matulli nel corso del suo intervento di commemorazione dei caduti di Nassirita svolto oggi in consiglio comunale."Questa mattina si è reso omaggio alla memoria dei caduti di Nassiriya quattro anni dopo – esordisce il vicesindaco –. Il tempo trascorso ha consentito di sostituire la ragione all'emozione, e quindi di riflettere su un avvenimento che si è caratterizzato come forse il momento più drammatico della presenza dei militari italiani all'estero dopo il 1945. A Nassiriya furono infatti diciannove i caduti: dodici i carabinieri, cinque i militari di altri corpi, due i civili. Un gruppo che rappresentava un pezzo di Italia, perché si trattava di persone provenienti da tutte le regioni e di tutte le età: giovani, uomini di mezza età e anche anziani (il più "vecchio" aveva 65 anni); militari e operatori civili.Il vicesindaco Matulli poi allarga il discorso ricordando come nei quattro anni dopo Nassiriya "il numero dei caduti è più che raddoppiato. Per questo nel momento in cui commemoriamo l'attentato di Nassiriya è doveroso ricordare anche gli altri caduti, una ventina, che si sono aggiunti nello stillicidio delle morti in Iraq. Caduti italiani, carabinieri e militari, ma anche operatori di sicurezza, dell'informazione e della cooperazione internazionale. Nassiriya è stato l'evento singolo in cui si è registrato il più alto numero di morti, ma dal 1945 ad oggi sono oltre 100 gli appartenenti alle forze armate italiane caduti in terra straniera non solo in Iraq, ma anche in Congo, Libano, Albania, Macedonia, Bosnia, Kossovo, Monzabico ed Afghanistan".Il vicesindaco Matulli rinnova poi il riferimento al 1945 ricordando come "abbiamo sempre onorato, e giustamente continuiamo a farlo, i caduti nelle guerre tenendo viva la memoria storica dedicando loro vie, piazze e monumenti nelle nostre città. Non possiamo dimenticare una differenza sostanziale: ovvero che questi cento morti sono caduti in armi nel corso di operazioni non di guerra. Al contrario, si tratta di persone che operavano in terra straniera per ragioni umanitarie o per contribuire a superare situazioni di tensione che là si erano manifestate. Dunque una presenza perfettamente in linea con la Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come strumento di soluzione delle vertenze internazionali – precisa il vicesindaco –: i nostri militari con il loro impegno e con il sacrificio della vita hanno quindi contribuito al superamento delle situazioni di tensione manifestatesi in vari paesi. E lo hanno fatto grazie a una presenza qualificata che ha consentito al nostro paese di costruirsi un prestigio internazionale come dimostra il ruolo assegnato alle forze armate italiane in Libano. Un ruolo importante frutto non della potenza militare del nostro paese ma della civiltà di cui i nostri soldati erano stati portatori in tutte le circostanze"."Ma come onoriamo l'eroismo di questi ambasciatori di umanità, siano essi militari o civili, caduti nello svolgimento di una funzione istituzionale – continua il vicesindaco – è giusto ricordare anche coloro che sono morti in una guerra che si combatte in casa nostra, facendo il loro dovere, uccisi dalla mafia, dalla delinquenza comune o organizzata, dal terrorismo. Morti che si succedono in uno stillicidio che non ci consente di cogliere la dimensione complessiva del fenomeno, di renderci conto di quante persone si sono sacrificate per il nostro paese". " Se la presenza dei nostri connazionali può dare un contributo al superamento dell'idea che la guerra sia la soluzione per risolvere le controversie, allora il sacrificio dei militari e dei civili di Nassiriya non sarà stato vano" conclude il vicesindaco Matulli. (mf)