Ataf, Alessandri (AN-PdL) e Stella (FI-PdL): «Il nuovo piano strategico rischia di essere l'ennesimo slogan»
«Il piano strategico 2009-2012 di Ataf rischia di essere l'ennesimo slogan, uno strumento destinato a fallire davanti all'evidenza dei fatti». E' quanto hanno dichiarato Stefano Alessandri (AN-PdL) e Marco Stella (FI-PdL) secondo i quali «l'obbiettivo di "costruire un'azienda competitiva che affronti con determinazione le prossime gare" mal si concilia con la gestione disastrosa degli ultimi anni che ha portato ad un grave deficit finanziario».
«Le scelte adottate - hanno aggiunto i due consiglieri dell'opposizione - hanno previsto sontuose buonuscite per gli ex dirigenti e maxi stipendi a coloro che rimanevano in carica. Gli utenti si sono sobbarcati l'onere dell'aumento del biglietto e, al 31 dicembre 2007, le risultanze del bilancio evidenziavano una diminuzione del patrimonio aziendale di 4,5 milioni di euro, un raddoppio della massa debitoria, da 72 milioni a 105 milioni di euro, un aumento dei costi di produzione pari a 6 milioni di euro ed un passivo d'esercizio di 4,37 milioni di euro».
«Le società partecipate - ricordano Alessandri e Stella - non possono essere un 'poltronificio' di politici, amministratori e sindacalisti non più operativi, come successo recentemente all'Ataf. E come accade in altre sei società dove il Comune è azionista di maggioranza e si nominano alcuni tra i più importanti direttori generali».
«Le strategie dell'azienda di trasporto pubblico - hanno concluso di due esponenti del centrodestra - hanno lasciato sempre molto perplessi e le dimissioni di due consiglieri di amministrazione, in aperto contrasto con le scelte aziendali è l'emblema della non gestione delle società partecipate. Dobbiamo seriamente interrogarci sul futuro dell'azienda che dal 2002 al 2006 ha perso oltre 30 milioni di euro. Ci troviamo quindi nella insolita situazione di avere il trasporto pubblico con il biglietto più caro d'Italia, e l'azienda con il peggior bilancio.
Cosa succederà quando ad Ataf mancheranno i chilometri sottratti dall'attivazione della tramvia?». (fn)
«Le scelte adottate - hanno aggiunto i due consiglieri dell'opposizione - hanno previsto sontuose buonuscite per gli ex dirigenti e maxi stipendi a coloro che rimanevano in carica. Gli utenti si sono sobbarcati l'onere dell'aumento del biglietto e, al 31 dicembre 2007, le risultanze del bilancio evidenziavano una diminuzione del patrimonio aziendale di 4,5 milioni di euro, un raddoppio della massa debitoria, da 72 milioni a 105 milioni di euro, un aumento dei costi di produzione pari a 6 milioni di euro ed un passivo d'esercizio di 4,37 milioni di euro».
«Le società partecipate - ricordano Alessandri e Stella - non possono essere un 'poltronificio' di politici, amministratori e sindacalisti non più operativi, come successo recentemente all'Ataf. E come accade in altre sei società dove il Comune è azionista di maggioranza e si nominano alcuni tra i più importanti direttori generali».
«Le strategie dell'azienda di trasporto pubblico - hanno concluso di due esponenti del centrodestra - hanno lasciato sempre molto perplessi e le dimissioni di due consiglieri di amministrazione, in aperto contrasto con le scelte aziendali è l'emblema della non gestione delle società partecipate. Dobbiamo seriamente interrogarci sul futuro dell'azienda che dal 2002 al 2006 ha perso oltre 30 milioni di euro. Ci troviamo quindi nella insolita situazione di avere il trasporto pubblico con il biglietto più caro d'Italia, e l'azienda con il peggior bilancio.
Cosa succederà quando ad Ataf mancheranno i chilometri sottratti dall'attivazione della tramvia?». (fn)