"Clean Clothes Campaign". Unaltracittà/Unaltromondo. De Zordo: "I diritti delle lavoratrici turche non devono essere un lusso". Sabato, mobilitazione internazio

Lavorano per aziende dell'alta moda ma i "normali" diritti sindacali sono, per loro, un vero lusso.
Oggi la capogruppo in Consiglio Comunale di Unaltracittà/Unaltromondo, Ornella De Zordo, ha incontrato alcune lavoratrici turche (protagoniste della lotta che da quasi un anno stanno conducendo insieme a molte altre donne e uomini della DESA) e alcune attiviste della campagna Clean Clothes Campaign (CCC - Campagna Abiti Puliti).
Nel corso della conferenza stampa che è seguita all'incontro è stata presentata la missione italiana della Clean Clothes Campaign sulle condizioni di lavoro delle lavoratrici che producono il lusso italiano in Turchia.
Hanno partecipato all'incontro Emine Arslan e Nuran Gulenc, due lavoratrici turche, e le attiviste Bilge Seckin e Deborah Lucchetti della sezione italiana della Campagna Abiti Puliti.
"La crisi economica che coinvolge anche le imprese nazionali non deve far perdere di vista la dignità dei lavoro nella filiera produttiva, in Italia come all'estero - ha commentato Ornella De Zordo -. I diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del Sud del mondo devono essere garantiti, a maggior ragione quando il costo alla produzione di una borsa è tra i 10 e i 20 euro e poi viene rivenduta a cifre anche di 2.000 euro".
Sabato 7 marzo si svolgerà una giornata di manifestazione internazionale per sensibilizzare la popolazione su queste tematiche, organizzata da CCC e dal sindacato turco DERI IS. Le manifestazioni si svolgeranno a Milano, Londra, Parigi, Madrid e Instanbul.
Quarantaquattro persone della DESA, azienda turca che produce prodotti di lusso per il mercato europeo, tra cui l'aretina PRADA, sono state licenziate dopo essersi iscritte al sindacato DERI IS per cambiare le proprie condizioni di lavoro in fabbrica: bassissimi salari, orari di lavoro eccessivi e precarie condizioni di igiene come l'assenza di servizi igienici e di acqua potabile.
"Avere un sindacato è un diritto non un lusso e i lavoratori hanno diritto ad un salario dignitoso - ha proseguito Ornella De Zordo -. PRADA e tutte le imprese committenti hanno la responsabilità di assicurarsi che i diritti dei lavoratori siano rispettati in tutta la filiera produttiva. PRADA aveva dichiarato in una lettera alla Campagna Abiti Puliti che «qualora emergessero prove di violazioni di normative giuslavoristiche, comprovate dalle autorità turche» sarebbe stata pronta a prendere le misure necessarie. Il tribunale turco ha già emesso una sentenza che conferma le discriminazioni sindacali e ha ordinato l'immediato reintegro di Emine e di altri 7 lavoratori. Ma nessuna misura è stata intrapresa da PRADA per indurre la DESA a rispettare la legge e le convenzioni internazionali".
Queste sono le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici alla direzione della DESA sostenute dalla CCC:
riassumere immediatamente e incondizionatamente tutti i lavoratori nella stessa posizione precedentemente occupata e assicurare che gli vengano corrisposti i salari per il periodo di forzato licenziamento;
fornire ad ogni lavoratore una dichiarazione scritta in cui si dichiara che essi sono liberi di associarsi ad una sindacato di loro scelta;
sviluppare adeguate procedure disciplinari e di denuncia;
riconoscere il sindacato Deri Is come legittimo rappresentante dei suoi iscritti e assicurare ai lavoratori la libera iscrizione a sindacati indipendenti.
Per Deborah Lucchetti, portavoce della campagna: "si è trattato di un incontro necessario e importante, per mettere a conoscenza della vicenda PRADA in Turchia chi si impegna per un'etica della produzione in Toscana. Adesso ci aspettiamo un impegno concreto della CER nei confronti della proprietà di PRADA".
Domani la delegazione incontrerà anche il coordinamento delle RSU di PRADA ad Arezzo insieme alle tre organizzazioni dei sindacati tessili italiani, Filtea-CGIL, Femca-CISL, Uilta-UIL.
La Clean Clothes Campaign (CCC) opera da più di 15 anni per il miglioramento delle condizioni e il rafforzamento dei lavoratori nell'industria tessile globale. È composta da coalizioni nazionali in 12 Paesi europei con un network di 250 organizzazioni in tutto il mondo.
In Italia è promossa da Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Coordinamento Nord/Sud, FAIR e Manitese con l'adesione di AltraQualità, Assobotteghe, Ctm-Altromercato, Fondazione Cuturale Responsabilità Etica, Gas Birulò, LiberoMondo e Rete Radie Resch. (uc)