Obbligo medici di segnalare migranti irregolari, Amunni, Andriulli, Livi, Ricca e Varrasi: «Rifiutiamo un ruolo che non ci è proprio»
Su inziativa del vicecapogruppo del PD Gianni Amunni i consiglieri Antonio Gerardo Andriulli (AN-DL), Claudia Livi (PD), Marco Ricca (PS), Giovanni Varrasi (Verdi), si esprimono contro la norma del disegno di legge "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica" che introduce la possibilità di denunciare gli immigrati non in regola con le norme sul soggiorno che si rivolgono per cure mediche alle strutture sanitarie:
«Siamo medici e consiglieri.
Come medici vogliamo sfruttare l'opportunità che ci viene dal ruolo di consiglieri per manifestare il nostro dissenso sulla norma che introduce la possibilità di denuncia dei clandestini. Ciò confligge con la nostra cultura personale e con la nostra deontologia professionale.
Il nostro lavoro è di prendersi cura della malattia di uomini e donne indipendentemente dal censo, dalla razza, dalla posizione sociale, dalla religione e anche dallo stato giuridico.
Quello che abbiamo sentito in questi giorni ci preoccupa e indigna come la gran parte dei nostri colleghi.
Al di là della messa in discussione di un principio di civiltà, quello del diritto alla cura per tutti gli esseri umani, ci preoccupano anche alcune conseguenze:
- E' noto che le persone più povere, più emarginate, meno sicure siano anche le più malate e comunque più a rischio di malattie;
- E' noto che queste persone si rivolgono comunque poco ai servizi sanitari, per cui questa disuguaglianza di accesso potrebbe aumentare;
- Un minor utilizzo delle cure in uomini a rischio di malattie diffusive potrebbe creare problemi anche di sanità pubblica (malattie infettive, tbc ecc.);
- Potrebbero crearsi circuiti di cura esterni al circuito sanitario pubblico con costi aggiuntivi per questi cittadini e con minori possibilità di controllo sull'efficacia della cura.
Anche per questi motivi respingiamo la logica di questa normativa e come medici rifiutiamo un ruolo che non ci è proprio e come cittadini riaffermiamo il principio etico di offrire sostegno alla richiesta di aiuto di chi vive comunque uno stato di sofferenza».
(fn)
«Siamo medici e consiglieri.
Come medici vogliamo sfruttare l'opportunità che ci viene dal ruolo di consiglieri per manifestare il nostro dissenso sulla norma che introduce la possibilità di denuncia dei clandestini. Ciò confligge con la nostra cultura personale e con la nostra deontologia professionale.
Il nostro lavoro è di prendersi cura della malattia di uomini e donne indipendentemente dal censo, dalla razza, dalla posizione sociale, dalla religione e anche dallo stato giuridico.
Quello che abbiamo sentito in questi giorni ci preoccupa e indigna come la gran parte dei nostri colleghi.
Al di là della messa in discussione di un principio di civiltà, quello del diritto alla cura per tutti gli esseri umani, ci preoccupano anche alcune conseguenze:
- E' noto che le persone più povere, più emarginate, meno sicure siano anche le più malate e comunque più a rischio di malattie;
- E' noto che queste persone si rivolgono comunque poco ai servizi sanitari, per cui questa disuguaglianza di accesso potrebbe aumentare;
- Un minor utilizzo delle cure in uomini a rischio di malattie diffusive potrebbe creare problemi anche di sanità pubblica (malattie infettive, tbc ecc.);
- Potrebbero crearsi circuiti di cura esterni al circuito sanitario pubblico con costi aggiuntivi per questi cittadini e con minori possibilità di controllo sull'efficacia della cura.
Anche per questi motivi respingiamo la logica di questa normativa e come medici rifiutiamo un ruolo che non ci è proprio e come cittadini riaffermiamo il principio etico di offrire sostegno alla richiesta di aiuto di chi vive comunque uno stato di sofferenza».
(fn)