"Accidia. La passione dell'indifferenza", il 17 gennaio la presentazione di un libro e un convegno al Palagio di Parte Guelfa

"Accidia. La passione dell'indifferenza" (Il Mulino, Bologna), è il titolo del libro che verrà presentato sabato prossimo, 17 gennaio (ore 16,30), al Palagio di Parte Guelfa alla presenza dell'assessore alla cultura Eugenio Giani. Nell'occasione è in programma una tavola rotonda cui parteciperanno Sergio Benvenuto (psicoanalista, Cnr Roma), Adalinda Gasparini (psicoanalista, Firenze), don Paolo Giannoni (teologo, Eremo di Mosciano) ed Elena Pulcini (filosofa, Università di Firenze). L'appuntamento è promosso dall'assessorato alla cultura, dalla società editrice Il Mulino, dal Journal of European Psychoanalysis e dall'Istituto di studi avanzati in psicanalisi.Nel libro l'accidia non è intesa nell'accezione più comune – semplice pigrizia – ma come la condizione psichica segnata dalla tristezza, dallo sconforto, dalla dolorosa indifferenza, dalla depressione, peccato capitale nella visione religiosa, malattia psichiatrica nella visione laica e moderna. Appassionante per il lettore curioso e colto, anche se non specialista, il libro spiega in modo fluido e chiaro movimenti e teorie filosofiche complesse (ad esempio, quelle di Schopenhauer, di Heidegger, di Sartre). Il libro non lascia deluso chi cerca idee originali e provocatorie, aprendo una riflessione sul nostro tempo che non suggerisce alcuna chiusura disciplinare.Il libro procede storicamente: dalla tarda Antichità, quando i monaci ebrei e cristiani creano il concetto e la parola acedia (noncuranza, incuria, indifferenza), fino alla nostra piu attuale modernità, che fa prevalere il concetto e la parola depressione.Il lettore attraversa epoche, movimenti e autori che hanno formato e trasformato in Occidente la descrizione di questo stato d'animo.Nel finale l'autore spiega il progetto generale del libro: l'escursione storica non mira a identificare e catalogare le varie nozioni che storicamente hanno prevalso nella nominazione di questa sindrome affettiva, ma a stabilire delle rassomiglianze tra umori e affetti, trattandoli come membri diversi della stessa famiglia. Sergio Benvenuto propone la propria ipotesi su quel che lega tutti questi affetti apparentati: presi nell'insieme sembrano testimoniare dello scacco di un grande progetto, con l'irruzione di una noncurante svagatezza, di un distacco che il soggetto vive come tentazione dolorosa e devastante.(fd)