Alessandri (AN-Pdl) e Stella (FI-Pdl): "Rivedere le politiche sociali ed il ruolo del volontariato a Firenze"

Politiche sociali e volontariato: analisi, criticità e proposte dei consiglieri comunali Stefano Alessandri (AN-Pdl) e Marco Stella (FI-Pdl)."Nel 2006 ricordando il quarantennale dell'alluvione di Firenze fu onorato il decisivo impegno di quei giovani che furono chiamati gli angeli del fango, determinanti nell'azione di aiuto e salvataggio della nostra città. Quella straordinaria esperienza è stata la dimostrazione sul campo dell'importanza della cittadinanza attiva di cui il volontariato è il più nobile esempio. Doveroso è quindi il riconoscimento e il ringraziamento rivolto ai giovani, anziani, donne e uomini che offrono la propria disponibilità in favore del prossimo e della collettività. La Toscana ha una grande tradizione nel volontariato, spesso si ricorda che la Misericordia di Firenze si fregia, a buon diritto, di essere la prima Associazione di volontariato della storia".Inizia così l'intervento dei due consiglieri del centro destra.Segue il testo dell'intervento."Il Volontariato è l'autorganizzazione dei cittadini per: realizzare degli obiettivi, per propagare idee, per contestare decisioni o comportamenti. Nei primi due casi, generalmente il cittadino si muove all'interno di strutture stabili (associazioni. Organizzazioni sindacali, religiose, ecc.). Nel terzo caso generalmente il cittadino si muove all'interno di aggregazioni temporanee che si sciolgono al raggiungimento o all'impossibilità di raggiungere il risultato della protesta. Negli ultimi anni mentre si nota una difficoltà al coinvolgimento dei cittadini nelle attività così dette «socialmente utili» delle Associazioni tradizionali, si moltiplicano le esperienze dei così detti comitati di lotta.Come tutti i fenomeni il proliferare dei comitati contiene aspetti positivi e negativi su cui riflettere. Sono un segnale di democrazia dal basso, sono il segnale di una società sempre più parcellizzata dove il particolare prevale su una visione generale dei problemi.Così come le difficoltà delle Associazioni e delle organizzazioni contengono al loro interno elementi di riflessione ineludibili:difficoltà di fare passare il proprio messaggio, burocratizzazione ed eccessiva istituzionalizzazione delle proprie attività, una disponibilità del cittadino a cogliere e seguire le emozioni che lo colpiscono direttamente più che i valori e l'autentica responsabilità.Siamo un popolo sempre disponibile, anche eroicamente, nelle emergenze ma che spesso sembra non capire l'importanza dell'impegno sociale quotidiano.C'è però una profonda contraddizione fra l'enunciazione di riconoscimenti positivi sul ruolo del volontariato e il suo reale coinvolgimento nella cosa pubblica.La Regione Toscana ha approvato la legge che istituisce «La Società della Salute».L'obiettivo era quello di difendere la salute attraverso una azione sinergica del settore sanitario e di quello sociale.Nella premessa al progetto è stato esaltato il ruolo che il volontariato e la cittadinanza attiva avrebbero avuto in questa rivoluzione copernichiana.Quando si è passati dalle enunciazioni di principio ai meccanismi applicativi, fra le tante incongruenze si deve segnalare che il volontariato è stato relegato nel vecchio ed inutile ruolo di mero soggetto da consultare.Il volontariato è stato ancora una volta visto come la ruota di scorta, utile solo per le emergenze.Essendo principalmente le Istituzioni la fonte dei finanziamenti necessari alla loro sopravivenza, si è troppo spesso rinunciato a rivendicare una propria autonoma proposta, accontentandosi di essere mero supporto alle difficoltà di bilancio delle Istituzioni.Manca generalmente una volontà di reale confronto sui problemi. Questa condizione ha fatto perdere la necessaria attenzione su un aspetto che dovrebbe essere centrale per questo tipo di organizzazioni. Se l'unica risorsa su cui può fare affidamento è la risorsa umana, doveva essere interesse precipuo puntare ad arricchire questo patrimonio. La formazione doveva essere un impegno costante ed invece è rimasta o assente o del tutto occasionale. Ci si accontenta a volte di vivacchiare, all'ombra delle Istituzioni amiche.Una corretta lettura delle potenzialità del volontariato potrebbe portare benefici non solo alla potenziale utenza che usufruisce delle prestazioni, ma potrebbe ridare fiato a quel mercato del lavoro sociale che oggi stenta ad avere quel ruolo. Ruolo che invece il Volontariato ha nella maggiore parte dei paesi europei dove da molto tempo si è capito che il volontariato non è solo l'offerta di braccia per fare ma soprattutto capacità di intelligenza e di proposte.Rispetto al moltiplicarsi del bisogno sociale, culturale e sanitario si pone l'esigenza di aggiornare continuamente l'organizzazione dei servizi. Le Istituzioni pubbliche hanno al loro interno una rigidità organizzativa, dovuta a molteplici ragioni strutturali, che rendono difficile adeguare i servizi all'evolversi di questo bisogno. Invece dei tradizionali aiuti a pioggia che spesso, clientelarmente le Istituzioni pubbliche fanno arrivare al volontariato, sarebbe opportuno che il volontariato fosse usato anche come soggetto sperimentatore di nuove modalità nei servizi e/o di nuovi servizi.Una simile scelta (generalmente i Progetti sperimentali hanno la durata di due o tre anni) permetterebbe di constatare se una certa modalità funziona ed allora può essere assunta dall'istituzione o al contrario evidenzia difficoltà e deficienze ed allora l'istituzione pubblica avrà la consapevolezza che quella strada non è percorribile.Sempre più scoperto è l' approccio (poco culturale) con cui le Istituzioni si rapportano al volontariato, struttura portante della cittadinanza attiva. Sono essenzialmente le difficoltà di bilancio e non una visione strategica che spingono le Istituzioni a coinvolgerlo.Questa impostazione ha diversi effetti negativi: il volontariato è visto dalle Istituzioni solo come la riserva che mette a loro a disposizione mano d'opera a basso costo o a costo zero. Il volontariato non può esprimere tutte le sue potenzialità di proposta e di terminale del bisogno sociale.Una simile situazione, mette in luce una scarsa attenzione alla redditività sociale dei servizi, da parte delle istituzioni, ma anche quella di una parte del volontariato. L'azione del volontario che interviene è sempre umanamente e socialmente lodevole, lo stesso giudizio non può essere dato per le Istituzioni e per quelle organizzazioni di volontariato che accettano il quieto vivere sotto l'ombrello rassicurante dell'Istituzione amica.D'altra parte in Toscana si sta consolidando il potere delle grandi organizzazioni Regionali di secondo livello (spesso un insieme di scatole cinesi dove si mischia volontariato, solidarietà sociale, cooperazione sociale ed altre forme del variegato mondo del terzo settore) che assorbono grande parte dei finanziamenti pubblici e parapubblici come quelli dei Centri di Servizio che dovrebbero essere invece destinati alle Associazioni di base del Volontariato (quelle individuate dalla legge quadro 266/91). Il loro potere deriva dal fatto che svolgono la funzione di garanti politici verso le forze politiche che detengono il potere nella Regione e sono la principale fonte dei finanziamenti al settore.Assistenza domiciliare.L'Assistenza Domiciliare Integrata è uno aspetto centrale delle politiche sociali del comune, ha il compito di sostenere, nella propria casa, persone in difficoltà. Il target più significativo è quello degli anziani soli. In una città che ha una delle più alte percentuali italiane di anziani rispetto alla popolazione questo servizio assume una importanza sempre maggiore. La soluzione Badanti che ha avuto uno sviluppo esplosivo negli ultimi anni è stata la risposta che a livello individuale le famiglie hanno adottato a fronte delle carenti risposte che offrivano le politiche del Welfare.L'attuale Amministrazione comunale ha investito sull'ADI cifre importanti, scarsa è stata l'attenzione alla redditività sociale di questo investimento. Poche ore con personale quasi sempre dequalificato, il volontariato utilizzato a coprire i vuoti. Se vogliamo guardare gli ultimi dieci anni, costatiamo che modalità, contenuti dell'intervento sono rimasti sostanzialmente immutati, il mix di interventi (servizio pubblico, cooperative sociali, volontariato) ha operato senza significative sinergie, sempre a rincorrere il danno emergente, senza porsi mai la problematica della prevenzione. A riprova di quanto detto in dieci anni non è stato finanziato nessun progetto sperimentale di innovazione dell'intervento sia rispetto alle sue modalità che ai suoi contenuti, inoltre non si è mai creato un coordinamento di questi interventi con il problema della casa, affrontato da diversi assessorati solo su particolari aspetti (studenti universitari, extracomunitari, senzatetto) ma mai collegati all'Assistenza domiciliare.Una nuova politica comunale, se non può pensare di dare risposte del tutto esaustive alla sempre crescente platea di anziani che vivono nella nostra città, può apportare un reali miglioramenti a questo servizio. Questo obiettivo per realizzarsi deve prevedere il coinvolgimento e un nuovo ruolo della cittadinanza, superando l'attuale separatezza fra intervento pubblico (ADI) e intervento delle famiglie (badanti). Deve sperimentare nuove modalità di intervento capaci di coinvolgere tutti i soggetti che operano intorno all'anziano sia per problemi sociali che sanitari. In questo quadro occorre riqualificare il ruolo e la professionalità delle cooperative sociali, del volontariato e non opporsi all'ingresso dell'impresa sociale privata in questa attività, costruire fra i vari soggetti un intervento a rete. Deve essere compresa in questa problematica anche il nodo dell'abitazione. La casa dell'anziano spesso non è funzionale alle proprie condizioni ed esigenze di vita, basterebbe ricordare le barriere architettoniche che possono essere una causa del loro isolamento, la dimensione sovradimensionata rispetto al nucleo familiare ridotto. Approfondire la possibilità di trovare soluzioni innovative (esistono già diverse esperienze) che rafforzino le possibilità di allontanare lo spettro dell'istituzionalizzazione per anziani che sono in difficoltà per ragioni ambientali, sociali o culturali. Soluzioni che oltre agli aspetti materiali e giuridici devono affrontare anche problemi culturali come quello dell'adattamento al cambiamento.Strutture residenziali assistite.Con l'allungamento della vita si ampliano le possibilità di perdita di autonomia dell'anziano. Questo problema è reso ancora più grave dall'allentamento del primo presidio sociale che è la famiglia. L'istituzionalizzazione a volte resta l'unica soluzione che è davanti all'anziano. Questo fenomeno se non contrastato potrebbe creare situazioni insostenibili per anziani, famiglie e istituzioni. Azione di prevenzione è a tutt'oggi materia di dibattiti più che di interventi significativi. La perdita di autonomia può dipendere da problemi sanitari a volte non sanabili, ma spesso dipende da problemi ambientali, umani, sociali o culturali che invece possono essere contrastati con una coerente attività sociale. Questi aspetti possono essere affrontati con le riflessioni sopra esposte. L'istituzionalizzazione dell'anziano o di altri soggetti in difficoltà può essere ritardata, in alcuni casi evitata ma vi sarà sempre un numero più o meno grande di persone che vi dovranno ricorrere. Prescindendo dagli scandali che spesso sono venuti alla luce e prescindendo da meritorie esperienze avanzate, la maggioranza di queste strutture è organizzata su un modello unico. Ora la parola anziani e come la parola extracominitari indica un generico indistinto. Un professore di una grande università americana e un clandestino africano sono ambedue extracomunitari ma fra loro non c'è un minimo comune denominatore. Così le differenze culturali, sociali e sanitarie fra singoli anziani sono estremamente vaste. Le attuali strutture anche quando da un punto di vista alberghiero sono accettabili, non sono in grado di garantire quei bisogni immateriali che sono parte importante della vita. Il vizio è all'origine, la collocazione dell'anziano in una struttura dipende generalmente solo che si è liberato un posto. L'esperienza ci dice che, mancando generalmente una significativa attività di animazione o essendo queste dimensionate su un astratto interesse medio, essendo scarse o del tutto carenti le relazioni con il mondo esterno, l'istituzionalizzazione comporta il rischio di decadimento cerebrale dell'anziano.Una nuova politica sulle strutture residenziali assistite deve porsi il problema della diversificazione delle tipologie residenziali, di aggregare gli utenti per interessi il più possibile omogenei, prevedere piccole strutture autogestite dagli utenti, strutture di accoglienza diurna, prevedere attività artigianali e/o culturali e di socializzazione stabili deve infine creare raccordi con il mondo esterno di riferimento. Il volontariato che opera su quel territorio potrebbe creare una rete di sostegno adottando una di queste strutture.Le reti di solidarietà.Il comune di Firenze ha costituito nei cinque quartieri della città LE RETI DELLA SOLIDARIETÀ che coinvolgevano le principali Associazioni di volontariato di aiuto alla persona operanti sul territorio. A distanza di oltre dieci anni dalla loro istituzione le Reti si sono ridotte ad un gruppo di volontari che le assistenti sociali chiamano, spesso direttamente, per coprire situazioni di emergenza. A parte la scorrettezza formale: con il loro modo di agire le Assistenti sociali prefigurano un rapporto di lavoro fra comune e volontario, è da stigmatizzare l'approccio meramente utilitaristico che le istituzioni hanno con il volontariato e lo speculare atteggiamento del volontario che a volte è mosso solo dalla aspettativa di quel piccolo rimborso che andrà a percepire. Le reti di solidarietà dovevano essere l'occasione di creare sinergie fra pubblico e cittadinanza attiva per offrire sempre migliori servizi agli utenti, si sono ridotte a tristi situazioni di povero clientelismo.Una nuova politica deve ridare alle Reti di Solidarietà l'originale funzione, ribaltando l'attuale burocratica piramide per dare al volontariato il ruolo di gestore di tutto il processo dall'ideazione degli interventi fino alla loro realizzazione. In questa maniera il volontariato potrà sperimentare quella attività di prevenzione del danno e non solamente quella di cercarlo di riparare.Il volontariato e terzo settore.Volontariato e terzo settore a Firenze vivono nel rapporto con le Istituzioni una condizione schizofrenica. Da un lato sono coperti di encomi sono additati, oltre i loro meriti, come la parte migliore della società poi, il più delle volte sono sfruttati come mera mano d'opera gratuita o a basso costo o ancora peggio come clientela politica. Le difficoltà finanziarie degli ultimi anni hanno ulteriormente aggravato questa situazione. Il principio di sussidiarietà stenta ad essere realmente introitato nelle modalità di governo. Il principale problema per le istituzioni pubbliche toscane sembra essere quello del controllo politico su queste strutture sociali della società civile. Anche la costituzione del Centri di Servizio del Volontariato qui in Toscana ha risposto alla stessa preoccupazione in contro tendenza rispetto alle altre grandi regioni italiane e in sostanziale violazione dello spirito della legge 266/91. Le convenzioni che dovevano oggettivare questo rapporto, sono diventate spesso, lasciate alla discrezionalità politica, fonte di arbitri e di inquinamento dei principi stessi del volontariato (vedi la gratuità e l'equivoco del rimborso spese). Anche le Cooperative Sociali sono vittime di un sistema che le ha fatte nascere, troppe volte sull'improvvisazione, per sfruttare un mercato pubblico senza regole e che ora è molte volte incapace di vivere fuori di questo mercato protetto sempre più asfittico in quanto non ha sviluppato quella professionalità che è oggi necessaria per ogni impresa che voglia continuare ad operare.Una nuova politica rivolta al volontariato ma anche alle cooperative sociali deve avere come presupposto la difesa dell'autonomia culturale ed organizzativa di queste strutture. Volontariato e terzo settore devono vedere nell'Istituzione Pubblica un interlocutore che li consulterà nella definizione delle politiche di programmazione che li giudicherà solo in base al valore delle loro idee, della loro capacità di progettare e realizzare innovazioni nei programmi di attività. L'unico intervento delle Istituzioni Pubbliche dovrà essere quello di spingere queste strutture a sviluppare una attività in rete per potere offrire un prodotto sociale sempre più efficienteI Centri Anziani.I Centri Anziani, 29 strutture nel comune di Firenze sono in gestione gratuita (comodato gratuito, comprese le spese di luce riscaldamento) ad una Associazione di volontariato.Una nuova politica per la gestione dei Centri Anziani è quella che al loro interno possano trovare agibilità tutte le associazioni di volontariato operanti nella zona permettendo agli anziani di usufruire di una offerta di programmi culturali o di socializzazione in grado di coprire le aspettative del mondo degli anziani e non di una target di amici. (uc)