Vicenda Castello-Sai -Fondiaria, Pd: «I fenomeni di corruzione non ci appartengono, in nessun atto ufficiale di questa amministrazione si sono fatti favori ai privati»

«I fenomeni di corruzione non ci appartengono e in nessun atto ufficiale di questa amministrazione si sono fatti favori ai privati. Proseguiremo la discussione con tutte le forze politiche di maggioranza per arrivare all'approvazione del piano strutturale. Un atto che si pone come unico obiettivo l'interesse della città».E' quanto ha dichiarato il capogruppo del partito democratico Alberto Formigli assieme ai consiglieri Rosa Maria Di Giorgi, Antongiulio Barbaro, Elisabetta Meucci, Michele Morrocchi, Susanna Agostini, Gianni Amunni, Ugo Caffaz, Lucia Matteuzzi, Paolo Imperlati, Nicola Perini, Lavinia Balata.«La telefonata riportata dai giornali fra me e l'assessore Biagi - ha spiegato Alberto Formigli - aveva come scopo far presente la questione dei dieci ettari dell'area che come gruppo Pd, insieme alle altre forze di maggioranza, avevamo proposto di destinare innanzitutto a edilizia sociale; nonché alla delocalizzazione dei volumi relativi ad edifici esistenti incompatibili con il tessuto urbanistico della città, con l'obiettivo realizzare al loro posto spazi pubblici e in particolare aree verdi».«La questione dei dieci ettari riferita nella telefonata era quindi una sollecitazione per ricordare all'assessore Biagi della proposta a suo tempo avanzata, tenuto conto che era stata avviata una riflessione circa la necessità di procedere a una variante al piano esecutivo di Castello. Una proposta – ha proseguito Formigli - che abbiamo più volte discusso in riunioni di maggioranza e che riteniamo rilevante per rispondere ai bisogni emergenti della città. Non approvare il piano strutturale vorrebbe dire non approvare neanche analoghi indirizzi che vi sono contenuti e che pongono al primo posto l'obiettivo di aumentare le case sociali e di attuare le politiche pubbliche necessarie per lo sviluppo di Firenze».«Ciò che ha detto Formigli – hanno aggiunto gli altri consiglieri - poteva essere detto da qualsiasi altro esponente del partito democratico in quanto la volontà di portare avanti questa proposta era ed è condivisa da tutti. Un atto, la variante al piano esecutivo di Castello, che ha senso esaminare solo se consente di migliorare l'intero intervento. Quindi su questa questione non comprendiamo quale possa essere l'eventuale favore verso l'interesse privato dei proprietari delle aree». (fn)Di seguito il documento ufficiale di precisazione del gruppo del Partito Democratico:RIPROGRAMMAZIONE URBANISTICA DI ALCUNE AREE A CASTELLO: CHIARIMENTO DEL GRUPPO PD:In relazione ad alcuni titoli e a taluni spezzoni di conversazioni telefoniche apparsi oggi sulla stampa cittadina in seguito al sequestro delle aree incluse nel Piano urbanistico esecutivo di Castello, il Gruppo PD di Palazzo Vecchio precisa quanto segue.La questione delle aree da riprogrammare a fini residenziali nell'ambito del Piano di Castello è una proposta di natura politica condivisa con la maggioranza di centrosinistra, mai concretizzatasi in atti formali, mossa tuttavia da una finalità di chiaro interesse pubblico: quella di reperire aree pubbliche, o da cedersi al Comune da parte dei privati proprietari, finalizzate anzitutto alla realizzazione di edilizia sociale, nelle varie forme previste dalla legge, e alla riallocazione di taluni volumi incongrui esistenti nel tessuto urbano della città consolidata per sostituirli con aree pubbliche fruibili dai cittadini, ed in particolare spazi verdi.Questi obiettivi sono talmente rilevanti nel dibattito politico avvenuto in questi anni anche in Consiglio comunale, che le norme di attuazione del Piano strutturale adottato il 24 luglio 2007 hanno codificato specifici indirizzi che dovranno essere recepiti nei successivi atti di governo del territorio, ed in specifico il regolamento urbanistico. In particolare l'articolo 33 stabilisce che il futuro regolamento urbanistico dovrà porre "a carico degli interventi di trasformazione urbana la cessione al Comune di non meno del 50% delle aree costituenti la superficie territoriale, da destinare in primo luogo al reperimento degli standards ed alimentare altresì una riserva di aree pubbliche finalizzate al raggiungimento degli obbiettivi pubblici prefissati". Inoltre l'articolo 34 stabilisce che il regolamento urbanistico dovrà individuare "gli immobili incompatibili con il contesto da preordinare alla delocalizzazione". Al fine di implementare la delocalizzazione dei volumi relativi agli edifici esistenti incongrui con il contesto lo stesso articolo 34 stabilisce che il regolamento urbanistico indicherà "quali immobili di consistenza superiore a 2.000 mq di superficie utile lorda, con particolare riferimento alle porzioni o all'intera consistenza di complessi immobiliari dismessi o in via di dismissione … possano recuperare la capacità edificatoria in situ nei limiti del 70% di quella loro attribuibile". Inoltre l'articolo 35 stabilisce che il regolamento urbanistico individuerà " … le unità edilizie, o le parti di esse … individuabili come alterazioni dell'insediamento storico urbano o dell'impianto urbano recente consolidato, per le quali gli interventi di sostituzione edilizia o ristrutturazione urbanistica sono consentiti soltanto … mediante il trasferimento della consistenza edilizia in collocazione idonea a concretizzare il compimento della struttura urbana … " e gli interventi di ristrutturazione in situ degli immobili incompatibili saranno possibili "solo qualora la capacità edificatoria venga ridotta nei limiti del 70% di quella loro attribuibile". Infine l'articolo 50 stabilisce che "al fine di assicurare una casa ad ogni famiglia residente, con specifico riferimento alle famiglie che non sono nella condizione economica idonea per affrontare le ordinarie offerte del mercato, saranno attivate le forme più idonee di pianificazione di settore per la residenza sociale, che pongano le condizioni urbanistiche ed economiche per garantire questo fondamentale diritto". A tal fine il regolamento urbanistico dovrà stabilire "che la quota degli interventi con finalità residenziali riservata alla residenza sociale non può essere inferiore al 50%".Il complesso di queste norme, che costituiscono uno degli elementi qualificanti del Piano strutturale, sono in grado di impostare i futuri regolamenti urbanistici secondo logiche e modalità operative del tutto diverse rispetto a quelle che hanno ispirato i piani regolatori precedenti, compreso quello vigente. La messa in disponibilità di aree all'Amministrazione comunale per l'edilizia sociale, per la riorganizzazione della città consolidata, per il recupero di spazi di fruibilità per i cittadini sono ormai perseguibili solo con metodi innovativi quali quelli che il Piano strutturale individua, peraltro in coerenza con la più recente normativa della Regione Toscana: la contestuale riduzione delle possibilità di investimento imposte ai Comuni dalle ultime leggi finanziarie nonché dalle più recenti sentenze in merito ai valori economici da riconoscere ai privati proprietari delle aree predisposte all'esproprio rendono ormai proibitivo procedere con le prassi tradizionalmente seguite per decenni.In questo contesto, l'ipotesi (rimasta tale e solo a livello di discussione politica) di ricavare nella zona di Castello aree per tali finalità avrebbe potuto concretizzarsi, in coerenza e quale anticipazione degli indirizzi del Piano strutturale, solo nell'eventualità che si fosse raggiunta la convinzione circa l'opportunità di procedere ad una variante al Piano urbanistico esecutivo di Castello, visto che, con il perfezionamento della variante (1999) e la conseguente firma della relativa convenzione con i privati proprietari, nella zona i diritti edificatori privati e i relativi vantaggi pubblici sono già assegnati da tempo.Anche per questi motivi il Gruppo PD di Palazzo Vecchio ritiene politicamente qualificante la regolare conclusione dell'iter di approvazione del Piano strutturale, adottato dal Consiglio comunale una prima volta nell'aprile 2004 e quindi adottato nuovamente nel luglio 2007 dopo un'amplissima discussione con i cittadini: si tratta di uno strumento essenziale per disegnare il futuro della città e superare i numerosi e ben noti limiti del Piano regolatore generale vigente, che risale al periodo 1992-1998. In questa chiave il Gruppo PD ritiene che tale questione dovrà essere al centro di una riflessione comune con il Sindaco e con gli altri Gruppi consiliari di maggioranza che in questi anni hanno condiviso e contribuito a elaborare le politiche territoriali del nostro Comune».