Bosi (FIPdL): «Perché non portare a Firenze il 'Trittico di Danzica'?»
«Potrebbe essere un evento di grande importanza culturale esporre a Palazzo Vecchio o a Palazzo Strozzi o a Palazzo Medici-Riccardi il famoso Trittico di Danzica di Hans Memling attualmente conservato nel Pomorskie Museum della città polacca». E' quanto sostiene il consigliere Enrico Bosi (FI-Pdl) che è anche vicepresidente della commissione cultura.«Il dipinto, che data 1470 - ha spiegato Bosi - si compone di un grande pannello centrale rappresentante il Giudizio Universale, di un pannello di sinistra dipinto su entrambe le facce con il donatore Angelo Tani, la statua della Madonna e la porta del Paradiso e di un pannello destro dipinto su entrambe le facce rappresentanti la donatrice Caterina Tanagli con la statua di San Michele e l'Inferno.Il Trittico fu commissionato da Angelo Tani, direttore della Banca Medici a Bruges e dalla moglie Caterina Tanagli, i cui nomi furono identificati dagli stemmi di famiglia dipinti nei pannelli laterali.Diretta a Firenze su una nave appartenente ai Medici l'opera non arrivò mai a destinazione perché il corsaro di Danzica Paul Benecke, il 27 aprile 1473, assalì il vascello appropriandosi del Trittico che donò successivamente alla cattedrale della sua città».«Mentre Stendhal definì l'opera "una crosta della scuola tedesca" il Voll e i successivi critici l'hanno giustamente esaltata per il senso artistico e l'energia poetica».«Un'eventuale venuta del Trittico a Firenze - secondo il consigliere di Forza Italia mi ricorda il grande successo dell'esposizione della Decollazione di San Giovanni Battista del Caravaggio nel Salone dei 500 (1996), opera custodita nell'omonima cattedrale di La Valletta.Perché non ripetere l'operazione che rappresenterebbe il grande evento culturale del 2009 per la nostra città?La speranza è che uno dei tre enti pubblici fiorentini, con l'immancabile sostegno della Cassa di Risparmio di Firenze, possa far ammirare ai nostri concittadini un'opera che per uno scherzo della storia è rimasta in terra straniera». (fn)