Lunedì Marisela Ortiz Rivera rivece il Giglio d'Oro
E' psicologa e insegnante, ha fondato l'associazione umanitaria "Nuestras Hijas de regreso a casa", (che le nostre figlie ritornino a casa) in difesa dei parenti delle vittime di Ciudad Juarez in Messico. Da anni si batte per denunciare il perpetrarsi dei crimini nella città messicana, in cui dal 1993 a oggi si registrano 1000 donne scomparse di cui 500 ritrovate dopo essere state violentate e torturate.Lunedì Marisela Ortiz Rivera prossimo riceverà il Giglio d'Oro della città di Firenze. La cerimonia si svolgerà nel Salone dei Duecento in un consiglio comunale straordinario a partire dalle 11.30.Il Comune di Firenze ha deciso di assegnare il giglio d'oro alla Rivera, riconoscimento che va ad associazioni, enti e personalità particolarmente benemeriti nell'opera di promozione della pace e difesa dei diritti umani, poiché si batte da anni contro l'omertà della gente e la corruzione delle istituzioni, subendo intimidazioni e attentati.Durante la cerimonia sarà proiettato il documentario "Bajo Juárez" di Alejandra Sánchez e José Antonio Cordero, testimonianza delle atrocità e dei crimini che avvengono a Ciudad Juarez e contro cui si impegna ogni giorno l'associazione di Marisela Ortiz Rivera. (fn)Di seguito una scheda di approfondimento su Marisela Ortiz Rivera:Marisela Ortiz Rivera, insegnante e psicologa è una delle fondatrici dell'associazione Nuestras Hijas de Regreso a Casa, organizzazione nata nel 2001 e costituita da familiari e amici vicini alle giovani assassinate e desaparecidos. Le attiviste de Nuestras Hijas de Regreso a Casa si impegnano a far si che l'opinione pubblica sostenga la denuncia del fenomeno del "femminicidio" in atto a Ciudad Juarez dal '93: più di mille ragazze rapite, stuprate e uccise. Marisela si batte da anni contro l'omertà della gente e la corruzione delle istituzioni. Subendo intimidazioni e attentati. La vita di Marisela è cambiata da quando la sua alunna migliore, Alejandra viene rapita nel febbraio 2001 e mai più ritrovata. Con la madre della ragazza ha avuto la forza di fare a Ciudad Juarez quello che nessuno aveva mai osato: parlare. Ha fondato Nuestras Hijas de regreso a casa ("Che le nostre figlie tornino a casa"), un'associazione di donne unite dal dolore, dalla disperazione, dalla sete di giustizia verso crimini rimasti quasi sempre senza un colpevole. Ha pestato molti piedi, il che le ha procurato querele, minacce e attentati, uno dei quali l'ha lasciata claudicante a vita. Ma, nel frattempo, Marisela ha fatto conoscere al mondo il "femminicidio" in atto a Ciudad Juarez, e proprio per questo è diventata una delle attiviste più stimate, in cima alla lista di Amnesty International tra le persone da tutelare. A maggio 2007, il suo intervento alla Camera ha spinto il governo italiano a inviare una nota di biasimo al presidente messicano Calderon. Ma l'ultimo grande successo dell'impegno di Marisela e della sua associazione è arrivato l'11 ottobre scorso, quando il Parlamento europeo ha emesso una risoluzione di condanna alle violenze di genere nell'America centrale, con particolare riferimento al Messico e alle efferatezze di Ciudad Juarez. Un provvedimento che mette alle strette il governo messicano: se non trova in tempi rapidi una soluzione efficace al problema, arriveranno le sanzioni internazionali.