De Zordo (Unaltracittà): «Ritirare la legge 133. Rilanciare università e ricerca pubbliche»
Questo il testo dell'intervento di Ornella De Zordo, capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo:«Il Consiglio comunale aperto dedicato allo stato attuale dell'Università è la presa d'atto che gli Atenei italiani stanno vivendo un momento drammatico, un' emergenza dovuta a norme che li penalizzano e modificano nella sostanza i loro assetti attraverso la forma del Decreto Legge, evitando sia il dibattito parlamentare che il coinvolgimento degli organi accademici e delle forze sociali. Ma va detto che quello che appare un vero e proprio smantellamento del sistema pubblico dell'Università è il colpo finale sferrato dopo che fin dall'inizio degli anni '90 si è progressivamente proceduto a indebolire il sistema pubblico, da Berlinguer a Moratti a Mussi fino a Gelmini.Oggi a fronte di questa vera e propria emergenza si sono mobilitati gli studenti, i precari e in qualche caso il corpo docente attraverso forme di mobilitazione varie, da assemblee e blocco della didattica a forme inedite come le lezioni in piazza e l'apertura delle sedi universitarie alla città, abbattendo i confini tra il dentro e il fuori perché lo stato dell'università riguarda non solo chi nell'università ci lavora e ci studia ma la società intera.Ora il Governo non pensi di diluire nel tempo i suoi provvedimenti per far smontare la mobilitazione: questa continuerà, come ha già detto il Movimento, inventandosi modalità che permettano di durare nel tempo e di informare e sensibilizzare ambiti sempre più vasti della popolazione. Per chiedere il ritiro della 133 e l'apertura di un confronto serio e ampio sull'Università italiana che deve rimanere un servizio pubblico contrapposto agli interessi privati che dominano nella forma della Fondazione.I tagli indiscriminati non correggono affatto gli sprechi e le storture che pure esistono e stanno nelle sacche di clientelismo e nepotismo. Anzi, i tagli colpiranno la ricerca di base e impediranno l'ingresso dei giovani: un vero suicidio culturale. E le forze che stanno al governo, e che ora parlano di baronie, cosa hanno fatto per combatterle? Niente, anzi, hanno contribuito massicciamente a far proliferare la nascita di sedi periferiche utilizzatte come bacino elettorale. Non vengano quindi ora a far lezione agli alltri. La 133 non affronta e non risolve le storture, che vanno accertate e eliminate, ma utilizza i difetti dell'Univerità italiana per introdurre un modello privatitistico socialmente discriminante e culturalmente devastante». (fn)(fn)