Università, Verdi: «Prendiamo le distanze da chi vuole privatizzarla e da chi non mette in discussione clientelismo e nepotismo baronale»
«Prendiamo le distanze da chi intende privatizzare gli atenei come se fossero un'attività qualsiasi e da chi non vuole mettere in discussione il clientelismo e il nepotismo baronale, l'asservimento alle logiche corporative degli ordini professionali, la proliferazione grottesca di corsi e cattedre». Questa la dichiarazione del capogruppo dei Verdi Giovanni Varrasi e del consigliere Domenico Valentino.«Oggi, in occasione del consiglio comunale tematico dedicato al futuro dell'Università e della ricerca nella nostra città hanno annunciato presenteremo un ordine del giorno per richiamare l'assemblea ad affermare il principio di una università statale improntata su criteri meritocratici, per chi è al di qua o al di là della cattedra. Ciò deve tradursi in atti concreti che colleghino il finanziamento pubblico, che non deve essere assolutamente compresso, a stringenti criteri e parametri qualitativi». (fn)Questo il testo dell'ordine del giorno:Tipologia: ordine del giornoSoggetti proponenti: consiglieri Domenico Valentino e Giovanni VarrasiOggetto: un sistema universitario statale e di qualità formativa, scientifica, gestionaleFirenze, 4 novembre 2008PREMESSO che le vicende attuali che coinvolgono il mondo della scuola e dell'Università devono vedere tutta la classe politica molto attenta, evitando facili stereotipi o inutili banalizzazioni;EVIDENZIATO il carattere strategico che il sistema di formazione universitaria riveste nei Paesi moderni, collegando ad esso tutto il segmento della ricerca e dell'innovazione, e la costituzione di una classe dirigente di stampo meritorcratico;PRESO ATTO del tentativo portato avanti dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Avv. Mariastella Gelmini, di ridurre le storiche sedi accademiche italiane a Fondazioni, le ennesime, di diritto privato;VALUTATA, tuttavia, la progressiva decadenza delle maggiori Università degli Studi italiane, accelerata da riforme incessanti e contraddittorie - iniziate con Ruberti passando per Zecchino e Berlinguer fino alla Moratti - che hanno concesso un'autonomia gestionale senza adeguati controlli e standard di riferimento, nonché dalla pesante crisi economica che esse attraversano;CONSIDERATO che l'Italia non è solo uno degli Stati europei con il più basso tasso d'investimento in ricerca (1 per cento del Pil a fronte dell'1,7 - 2,5 degli altri grandi Paesi del continente) e con la minor concentrazione di ricercatori (3,5 ogni 1000 lavoratori rispetto ai 6 dell'Europa a 25) ma anche uno degli Stati con i ricercatori più produttivi e meno costosi.Per quanto riguarda poi le pubblicazioni scientifiche, cioè le nuove scoperte, l'Italia è tra i principali protagonisti europei con oltre 4,5 per cento dell'intera produzione mondiale e la sua tendenza è in crescita. Gli scienziati italiani secondo i dati disponibili sono tra quelli che creano mediamente più conoscenza e più a buon mercato, se si rapportano i risultati agli investimenti.VENUTI A CONOSCENZA della costituzione di A.Q.U.I.S., Associazione per la Qualità delle Università Italiane Statali, promossa dai Rettori delle migliori Università italiane, che si propone di migliorare la reputazione internazionale delle Università italiane, promuovere la qualità della formazione, della ricerca scientifica, della gestione e della amministrazione e organizzazione delle Università, avanzare al Parlamento e al Governo strategie per la definizione di obiettivi e programmi comuni;SAPUTO altresì che La partecipazione ad A.Q.U.I.S. è aperta agli Atenei Statali Italiani che hanno una Produttività superiore alla media e che rispettano almeno due dei seguenti tre indicatori:1) Contenimento delle spese di personale2) Reputazione internazionalePurtroppo il posizionamento degli Atenei italiani nelle classifiche internazionali non è brillante e sconta la debolezza del nostro sistema universitario. Ciò nonostante diversi Atenei sono presenti nelle classifiche e tale presenza può essere considerata una prova della loro conoscenza da parte del sistema universitario internazionale.3) Dimensione sufficientemente grandeIl numero degli allievi è un indicatore della dimensione della università, dimensione che deve essere considerata relativa al sistema universitario presente nelle diverse nazioni.Per l'Italia il numero di 15.000 allievi è mediamente correlabile a una comunità di circa 600 - 700 docenti universitari di ruolo e quindi, considerati i loro collaboratori temporanei, di almeno un migliaio di ricercatori. Tale numerosità caratterizza una comunità scientifica italiana che può essere in grado di competere in una pluralità di aree disciplinari di ricerca, con altre comunità scientifiche internazionali.PRESO ATTO che l'Università di Firenze non rientra fra gli Atenei virtuosi, non avendone i requisiti;VISTO infine che l'Università italiana è afflitta da tre croniche malattie: il nepotismo, il clientelismo baronale e l'asservimento agli interessi degli Ordini Professionali e dei singoli professionisti;SI FANNO PROPRI I SEGUENTI OBIETTIVI PROPOSTI DA A.Q.U.I.S.1. Un recupero, necessariamente graduale ma programmato della forte distanza che separa il sistema nazionale della ricerca italiano da quello europeo.2. Una rigorosa valutazione della ricerca scientifica, della qualità della didattica, dei servizi e dell'impegno sul piano dell'internazionalizzazione, ma innanzitutto della qualità del bilancio.3. Il forte impulso alla ricerca per permettere di raggiungere risultati di grande significato internazionale. All'interno di questo obiettivo è indispensabile sollecitare e coordinare interventi regionali rivolti al trasferimento della conoscenza e alla valorizzazione del sistema universitario pubblico e in generale della ricerca nazionale.4. L'importante rapporto sinergico con gli altri atenei del mondo e in particolare quelli europei, cominciando dagli atenei italiani che hanno già virtuosamente investito per raggiungere una posizione internazionalmente riconosciuta, nonché l'impegno alla eliminazione dei numerosi ostacoli, anche di tipo burocratico, che rendono difficile il lavoro di queste università.5. Incentivi fiscali a favore della ricerca scientifica per migliorare il trasferimento tecnologico e la condivisione della proprietà intellettuale fra università e aziende, per aiutare la imprenditorialità giovanile.6. Un conseguente sostegno non simbolico agli atenei statali che corrispondono ai precedenti fondamentali requisiti.7. La razionalizzazione delle sedi universitarie e il potenziamento selettivo delle esperienze di decentramento, con certificazione di qualità.8. La ricostruzione con interventi radicali di un effettivo sistema di diritto allo studio che punti finalmente a servizi con standard europei, con una particolare riferimento alla questione degli alloggi, secondo il principio che chi è in grado di contribuire lo dovrà fare nella solidarietà con i giovani capaci e meritevoli non in grado di farlo.9. La revisione, anche profonda, delle forme di governo, per conferire maggiore agilità ed efficacia all'azione degli atenei. La governance è una questione fondamentale, soprattutto per gli atenei più intraprendenti. In questo ambito si inserisce anche la questione dei concorsi universitari e in particolare delle modalità di reclutamento e delle procedure di avanzamento di carriera, che devono essere trasparenti e capaci di assicurare la qualità della selezione del capitale umano.10. L'adozione di provvedimenti per favorire l'accesso dei giovani ricercatori a fondi e a progetti, anche finanziando sistemi di premialità dedicati a un loro inserimento nei circuiti internazionali.SI CHIEDE QUINDIChe l'Amministrazione comunale tenga conto di quanto sopra in ogni occasione di accordo o convenzione che veda come controparte l'Università degli Studi di Firenze.Domenico ValentinoGiovanni Varrasi