Soldani (La Sinistra): «Decreto Gelmini non è una riforma della scuola. Si tagliano solo risorse necessarie»

Questo il testo dell'intervento di Anna Soldani, consigliera de La Sinistra:«Coloro che parlano del decreto Gelmini come di una riforma della scuola dimostrano, in maniera evidente, di non conoscere assolutamente il problema di cui in questi giorni si dibatte e, ad esempio, il loro ambiguo giocare sull'equivalenza di termini quali "maestro unico" e "maestro prevalente" ne è la riprova. Si potrebbe parlare caso mai non di riforma ma di un "obiettivo di riforma" in senso autoritario.Si tratta solamente di un taglio economico alle risorse necessarie al funzionamento della Pubblica Istruzione, che anzi andavano aumentate, e non di una riforma che dovrebbe avere valenze molto più profonde ed incisive e che dovrebbe servire per migliorare la sua qualità, segnatamente nel settore dell'Università per la quale riteniamo necessaria una rapida e profonda riorganizzazione indispensabile a formare giovani preparati e in grado di contribuire alla ripresa economica del nostro Paese.Oltre ai gravi riflessi sulla didattica e sull'occupazione, l'intervento ci preoccupa altamente in quanto manifesta l'intenzione del governo di declassare la scuola pubblica, di ogni ordine e grado, a favore dell'istruzione privata discriminando socialmente le classi meno abbienti.A proposito dell'istruzione privata vorremmo fare una notazione a nostro avviso importante: poiché le scuole private si dovrebbero reggere solamente con le rette pagate dagli studenti, a fronte della mitizzata miglior qualità dell'insegnamento, ci sarà da parte loro la necessità di mantenere gli introiti e di non selezionare quindi gli studenti secondo criteri meritocratici.Per quanto riguarda infine la scuola elementare ci preoccupa molto la ventilata proposta, in funzione di contenere i costi e di creare minori traumi ai bambini, di selezionare i maestri in funzione della loro appartenenza alla regione in cui svolgerebbero la loro attività didattica creando i prodromi di una vera e propria secessione culturale».(fn)