Bosi (FI–PDL): «A Firenze c'è bisogno di nuove idee per risolvere la crisi del cinema»

Questo il testo dell'intervento di Enrico Bosi, consigliere di Forza Italia-Pdl:«La vicenda della multisala di Novoli con il suo corollario interminabile di polemiche, tutte incentrate sull'assunto che simili realizzazioni determinano necessariamente la crisi e la chiusura delle poche sale cinematografiche esistenti nel centro e nell'immediata periferia di Firenze, si presta ad alcune considerazioni critiche e propositive.Innanzitutto il binomio multisala-crisi delle sale esistenti è da contestare perché in alcuni casi l'apertura di multiplex di periferia, prevalentemente collocati presso centri commerciali di media e grande dimensione, risponde ad esigenze di razionalizzazione o a mutate strategie del mercato cittadino trattandosi di esercenti che hanno precedentemente chiuso proprie sale nel centro cittadino o di nuovi esercenti che, in una seria crisi del settore, quale quella attuale, intraprendono queste realizzazioni e queste forme di investimento.In secondo luogo segnali provenienti dall'Italia e dall'estero consentono di ritenere che soluzioni che coniugano l'innovazione con la tradizione, la multisala ed il cinema tradizionale, possono convivere.In uno studio effettuato per conto del Settore Territorio ed Urbanistica del Comune di Bologna a sostegno di una proposta di variante al vigente PRG nella direzione della tutela dell'esercizio cinematografico, si richiamano genericamente a sostegno le esperienze di paesi come la Francia e la Germania dove si è riusciti a mantenere, accanto ad una moderna rete di multiplex, una fitta rete di sale tradizionali, un grande numero di cinema d'essai e perfino un certo numero di cinema rurali e parrocchiali. Tanto da concludere che nell'ottica di favorire la presenza, la riqualificazione e l'ammodernamento delle sale esistenti, è vietato il cambio d'uso degli esercizi cinematografici reputati di interesse comunale, ammettendosi solo cambi d'uso parziali che garantiscono l'integrazione fra funzioni ed usi complementari, quali attività di servizio, commerciali e direzionali, nel rispetto della normativa esistente.Esempi italiani di questo nuovo modo di concepire le sale cinematografiche, diversamente destinate al triste destino della chiusura sine die, sono rappresentati dal Visionnaire di Milano e dal Teatro Alberti di Desenzano. Il Visionnaire nasce dalle ceneri del vecchio Cinema Cavour i cui 2000 metri quadri di superficie disponibile hanno finito per ospitare un negozio di arredamento, un lunge-caffè, location, galleria e sala di proiezione con anche filmati tratti da YouTube o da produzioni mai presentate in Italia, in cui il sonoro viene riprodotto mediante cuffie wi-fi. Alle pareti mega esposizioni d'arte. Esperienza non dissimile il Teatro Alberti di Desenzano, ricavato da un vecchio cinema-teatro degli Anni Cinquanta entro la quattrocentesca struttura di un'antica chiesa, rivisitato sullo stile dei cafè chantant di Parigi dall'architetto Beppe Riboli, ma con il corredo di spazi mono o multifunzione. Così la vecchia abside accoglie il palcoscenico con videowall, bar e divani di un teatro separato dalla sala cinematografica da un sipario di velluto blu. Nel locale si assiste a concerti, spettacoli musicali e non, si cena, si festeggiano compleanni, si visitano mostre fotografiche o performances artistiche. Il tutto a prezzi contenuti entro i 10-35 €.Ed a Firenze? Il panorama è sconfortante. Nessuna delle sale cinematografiche o teatrali chiuse ha più riaperto i battenti perché il Comune mantiene il vincolo di destinazione (paradossalmente il cambio avviene per i cinema "a luci rosse"). Ora si pensa a realizzare nei locali dell'Odeon una "Casa del Cinema", una bella idea che rischia di fallire per le esigenze di bilancio. E per l'immediao il Comune si appresta a ristrutturare, dopo anni, l'Alfieri Atelier, un locale che non ha certo le caratteristiche di pregio e di localizzazione di altre sale.Eppure qualcosa di migliore e diverso si potrebbe fare.Ad esempio fare come il Comune di Bologna che nella convenzione con l'Anec ha previsto l'esenzione dalla tassa di pubblicità sulle locandine ed insegne e di occupazione del suolo pubblico, nonchè l'aliquota minima dell'ICI e della TARSU. Inoltre gli utenti dei cinematografi possono entrare nella ZTL con tariffe speciali per la sosta.Si potrebbero aggiungere anche sgravi sugli oneri di urbanizzazione per i lavori di ristrutturazione con progetti di recupero dei cinema chiusi che privilegino le finalità culturali e propongano modelli in grado di soddisfare tutte le esigenze dell'utenza.Solo in questo modo l'apertura di multisale si concilierebbe con l'esistenza dei cinema già presenti sul territorio cittadino senza gravi ripercussioni sui lavoratori e sul pubblico tradizionalmente legato alle presenze di sale nel centro storico».(fn)