Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà, il presidente Cruccolini: «Politica e istituzioni devono intervenire per una maggiore equità sociale»

«La politica deve capire dove intervenire per dare equità sociale, le istituzioni, le organizzazioni e la cittadinanza devono responsabilizzarsi per mettersi dalla parte di chi ha meno risorse».E' quanto ha dichiarato il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini che, in occasione della Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà, ha deciso di pranzare alla mensa della Caritas in piazza Santissima Annunziata.«Nel 1992 – ha spiegato Cruccolini - l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso, ogni 17 di ottobre, di promuovere una giornata in nome della necessità di sradicare la povertà in tutti i paesi del mondo. Nuove stime della Banca Mondiale, che si riferiscono al mese di agosto 2008, mostrano che, nelle zone del mondo in via di sviluppo, il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà può essere superiore a quello che si era precedentemente pensato».«Il rapporto della Caritas 2008 – ha proseguito il presidente del consiglio comunale - presentato oggi in una conferenza stampa dal direttore Alessandro Martini, dal titolo eloquente ‘Ripartire dai poveri', ci dice che quasi il 20% della popolazione italiana, 15 milioni di italiani, sono dentro o sulla soglia della povertà. Il titolo del rapporto vuol essere una provocazione per cambiare passo, per invertire la rotta, per aprire percorsi di attenzione che guardino a chi ha meno: anziani a basso reddito, persone sole, donne sole con figli, famiglie numerose, giovani precari, un popolo di ‘normali' che spesso si presenta per un pasto alle mense della Caritas, che va ai centri di ascolto per una bolletta insoluta ma che aprono uno scenario su un dramma quotidiano. Gli obiettivi del Millennio da raggiungere entro il 2015 hanno di fatto già fallito. La povertà non può essere misurata solo attraverso l'indicatore dei consumi e dei redditi ma anche attraverso indicatori sociali, della vulnerabilità e del livello di accesso alla società e alla vita politica. La povertà provoca emarginazione, umiliazione, indifferenza quando si cerca aiuto, è un' inaccettabile privazione del benessere cui ha diritto un essere umano».«E' qui che devono intervenire le amministrazioni e le istituzioni – ha evidenziato Cruccolini - anche se vi sono già esempi virtuosi: bandi per la casa alle giovani coppie dove, in caso di impossibilità a continuare a pagare il mutuo l'amministrazione pubblica si fa carico dando all'inquilino opportunità di rimanere a canone sociale, un'attenzione particolare a coloro che hanno sfratti per morosità con l'allargamento del microcredito. Altri provvedimenti riguardano progetti specifici sui senza fissa dimora ed ex detenuti, rafforzando l'ufficio del garante dei diritti dei detenuti, una forte integrazione socio-sanitaria finanziando piani integrati di salute basati sulla prevenzione e stili di vita al fine di evitare le patologie più ricorrenti e agevolare il più possibile l'accesso alle politiche culturali. E' necessario porsi l'obiettivo di creare un sistema sociale dove la solidarietà e l'integrazione sono i valori fondanti, dove vi sia un'attenzione particolare al genere femminile, ai minori e agli anziani e fare in modo che chi ha risorse le metta a disposizione di chi non le ha, attraverso anche la costituzione di un osservatorio per monitorare e aggiornare costantemente la situazione. Come ha dichiarato Muhamad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006,‘I poveri sono come bonsai: non sono difettosi, semplicemente la società non ha mai fornito loro il terreno su cui crescere». (fn)Questo il esto della mozione "Politiche di riduzione della povertà nel mondo" approvata dal consiglio comunale il 14 novembre 2005IL CONSIGLIO COMUNALEPremesso che: Su mozione n. 402 del 9.6.05 della IV Commissione consiliare, approvata nella seduta del Consiglio Comunale del 29.6.05, si è svolto a Firenze, il 9 e 10 settembre 2005 nella Sala dei Cinquecento il convegno "DAI POVERI ILLEGALI ALLA ILLEGALITA' DELLA POVERTA'"; tale convegno ha portato all'approvazione di una proposta di dichiarazione sull'illegalità della povertà, al di là dell'abdicazione mondiale; la dichiarazione propone che le città e le collettività locali diventino i luoghi privilegiati a partire dai quali dare concretezza alle misure poste in essere per dichiarare l'illegalità della povertà;Aderisce alla "Dichiarazione d'illegalità della povertà" il cui testo è in allegato, condividendone le affermazioni di principio quali: la povertà non è un fenomeno naturale, non è una fatalità. Perciò a tutti i cittadini deve essere garantito il diritto alla vita indipendentemente dal reddito; la povertà come la schiavitù è il risultato del comportamento e delle azioni degli esseri umani. La povertà è la negazione dei diritti umani che sono alla base di una sana democrazia; la povertà può essere eliminata solo agendo con soluzioni che incidano alla radice sulle cause della povertà stessa;PerciòSI IMPEGNA a far proprio, conformemente alle proposte contenute nella Dichiarazione, il riconoscimento del principio che "la povertà è la negazione dei diritti umani e della dignità della persona, cioè la povertà è illegale"; a proseguire e concretizzare, politiche coerenti con i principi su esposti nel rispetto della difesa dei beni comuni e servizi pubblici prioritari; ad adottare come uno dei criteri di valutazione delle proprie politiche sociali e di lotta alla povertà la Norma internazionale povertà zero (NIPZ); a promuovere un tavolo di lavoro con le città che aderiranno alla Dichiarazione sulla illegalità della povertà, per dar vita alla prima Rete delle città per l'illegalità della povertà (Poverty Free Cities Network); a contribuire alla costituzione di un Osservatorio Urbano Mondiale incaricato di monitorare l'applicazione della NIPZ; a collaborare, aderendo a RETIS, con le reti di città o istituzioni già impegnate su percorsi analoghi di lotta alla povertà, per elaborare strategie di applicazione del principio di illegalità della povertà; auspicando di poter redigere, alla fine del 2006, la prima classifica internazionale delle città a "povertà zero".Palazzo Vecchio, 14 novembre 2005(Documento allegato)Dichiarazione sull' illegalità della povertà:Al di là dell'abdicazione attualeComune di Firenze (Palazzo della Signoria)10 settembre 2005Il fallimento delle politiche di lotta contro la povertà, condotte nel corso degli ultimi 30 anni all'insegna dell'efficientismo produttivo, del rendimento finanziario e della competitività commerciale, è clamoroso : vi sono oggi 2,8 miliardi di esseri umani in povertà assoluta (meno di 2 $ di reddito al giorno). Al di là degli aspetti quantitativi monetari, la povertà ha soprattutto una valenza qualitativa inaccettabile : la povertà è la negazione dei diritti umani, è una violenza fatta alla dignità umana.NON RESTIAMO, DUNQUE, PRIGIONIERI DEL FALLIMENTO, nella cui logica i capi di stato del mondo, che si riuniranno fra pochi giorni (dal 14 al 17 settembre) a New York per l'Assemblea Generale dell'ONU, in particolare sotto la pressione dei paesi occidentali, vogliono imprigionare le possibilità di sviluppo al servizio dei diritti umani e sociali di tutti gi abitanti del pianeta.I dirigenti del mondo affermeranno che non è più possibile di sradicare la povertà assoluta nel mondo ma che il massimo che si possa tentare di ottenere è di ridurre di metà , al 2015, le persone "estremamente povere" ( meno di 1 $ di reddito al giorno). Poi, si vedrà. Il che significa accettare come inevitabile l'esistenza, tra dieci anni, di 3 miliardi di persone povereNon solo dobbiamo rifiutare la logica del fallimento ma, ancor più, dobbiamo rigettare con vigore la falsa tesi della naturalità ed inevitabilità della povertà intesa come miseria.La povertà non é un fenomeno "naturale". Finiamola con le mistificazioni attuali sulla povertà.Non è vero che la povertà è dovuta alla mancanza di risorse. I paesi poveri sono stati e sono, in regola generale, particolarmente ricchi in risorse naturali dalle quali, per l'appunto, dipende la ricchezza dei paesi ricchi i quali invece, il più sovente, sono poveri in tali risorse. Il problema sta nell'ineguaglianza di potere di accesso e di controllo nei processi di allocazione delle risorse disponibili, potere passato da secoli nelle mani dei gruppi forti dei paesi occidentali.La povertà non è una fatalità ed ancor meno la miseria. Perciò tutti devono avere garantito il diritto alla vita indipendentemente dal li vello di reddito.Non è vero, altresì, che i poveri siano "naturalmente" più inetti, dei parassiti, più portati ad essere illegali, potenzialmente più criminali .Negli ultimi anni, è ritornata a diffondersi nei nostri paesi l'opinione che i poveri, cosi come gli immigrati ed i disoccupati, sarebbero "naturalmente" più potenziali criminali degli altri gruppi o categorie sociali. Le società ricche, in particolare, tendono sempre più a considerare "illegali", "clandestini", un numero crescente di gruppi sociali e di categorie d'individui.Nessun essere vivente è clandestino sul pianeta.Non sono i poveri - gli esclusi - ad essere illegali e quindi a "fare problema", ma é l'esistenza della povertà che deve essere dichiarata illegale.Come la schiavitù, la povertà é il risultato del comportamento e delle azioni degli esseri umani.E' un prodotto sociale, non é un fatto naturale. La povertà è la negazione dei diritti umani che sono alla base di una sana democrazia e costituisce una minaccia per una pacifica convivenza dei popoli.Non é perché le classi dirigenti si sono rivelate "strutturalmente" incapaci di sradicare la povertà nel mondo che questa diventa, ipso facto, inevitabile e, quindi, accettabile, tollerabile, cioè "legale".Le ragioni del fallimentoNumerose sono le ragioni del fallimento della lotta contro la povertà condotta sin dal 1974, allorché la comunità internazionale (l'ONU) lanciò il Nuovo Ordine Economico Internazionale (NOEI) con l'obiettivo dello sradicamento della povertà entro il 2000.Menzioniamo fra queste :- la trasformazione delle economie dei paesi occidentali in un sistema economico di mercato fondato sul ricorso alla guerra ed alla violenza. Il modello di capitalismo finanziario nazionale e mondiale oggi trionfante si fonda su una logica di conquista illimitata ed intensiva del potere di controllo sulle risorse del mondo, ivi comprese le risorse dette immateriali (si pensi al preteso "diritto di proprietà intellettuale" che costituisce la forma la più avanzata di appropriazione privata delle risorse comuni del mondo, quale la conoscenza, e della loro mercificazione);- la non volontà a cambiare i comportamenti individuali e collettivi a livello a di stile di vita e di modelli culturali, concretizzata dalla violenza sistematica esercitata nei confronti dell'ambiente ed i beni comuni pubblici quali l'acqua, l'aria, le foreste, la terra, ridotti a merce da sfruttare con il conseguente incremento delle calamità naturali e dei disastri ecologici e tecnologici maggiori- l'abdicazione del politico rispetto ai soggetti privati, in particolare finanziari e commerciali. Ci riferiamo all'indipendenza politica accordata alla Banca Centrale Europea ed ai vasti poteri di autonomia concessi alle altre banche centrali in tutto il mondo, cosi come ai poteri decisionali attribuiti agli operatori dei mercati finanziari internazionali ed ai meccanismi promossi dall'Organizzazione Mondiale del Commercio. Questo si è tradotto nell'espropriazione della politica da parte delle imprese multinazionali che, con l'accordo e l'appoggio della classe politica dirigente attuale, sono i principali responsabili della riduzione delle politiche sociali e dell'imposizione di modelli di produzione e di sviluppo basati sulla competitività e sull'esclusione dei meno competitivi, dei deboli, dei "non produttivi" ;- l'abbandono da parte della comunità internazionale (a livello delle Nazioni Unite) dei principi di uguaglianza e di universalità del diritto alla vita e di pari opportunità operato attraverso l'accettazione nel settembre 2000 degli Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo, definiti molto al ribasso rispetto a quelli fissati nel 1974 e la delega conferita al libero mercato ed agli investimenti privati a garantire l'accesso ai diritti trasformati in bisogni- la povertà dei mezzi non solo finanziari, mobilitati al servizio della lotta contro la povertà, tradottasi nella progressiva rinuncia, nonostante gli impegni solennemente assunti e ripetuti nel corso degli anni, ad allocare le risorse finanziarie considerate necessarie ed indispensabili e a mettere in atto i meccanismi correttori per promuovere dinamiche di sviluppo socialmente ed ambientalmente sostenibili nei paesi poveri- la messa in opera dai governi dei paesi occidentali di politiche economiche che producono effetti devastanti sulle economie dei paesi poveri. E' il caso eclatante della politica agricola occidentale fondata su massicci sussidi (circa 340 miliardi di $ annui) attribuiti ai loro produttori per favorire le loro esportazioni sui mercati mondiali a detrimento di quelle dei paesi d'Africa, d'Asia e dell'America latina. Si pensi che i 340 miliardi annui citati rappresentano un po' meno dei 400 miliardi d'investimenti addizionali che sarebbero necessari e sufficienti su un periodo di dieci anni, secondo l'Unesco e l'OMS, per garantire l'accesso all'acqua potabile sana (dai 40 a 50 litri al giorno per persona) a tutti gli abitanti del pianeta. Sussidi agricoli dei paesi ricchi contro il diritto all'acqua per tutti: purtroppo è in questi termini riduttivi che le politiche scelte dai poteri dominanti obbligano il mondo a porre il problema della povertà e le alternative.- la tenacia arrogante con la quale i dominanti tentano di imporre al mondo la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresi i servizi idrici, quelli della sanità, dell'ambiente ed energia, dei trasporti urbani; liberalizzazione che è finalizzata a permettere al capitale privato di appropriarsi del controllo dei beni e servizi di base e sfruttarli per soddisfare principalmente i bisogni di benessere e di ricchezza dei pochi anziché prendere cura dei diritti alla vita di tutti gli esseri umani e della protezione del vivente sul pianeta. Da qui la nostra decisa opposizione al GATS (Accordo Generale sul Commercio dei Servizi) e al TRIPs (Accordo sulla Proprietà IntellettualeLA NOSTRA PROPOSTAEssa consiste nell'affermare che dobbiamo AGIRE CON SOLUZIONI CHE INCIDONO ALLA RADICE SULLE CAUSE DELLA POVERTA'.E' SBAGLIATO PUNTARE SU " PIU' MERCATO" E PENSARE CHE SIA SUFFICIENTE "DARE PIU' SOLDI" AI PAESI POVERI.Non si sradica la povertà con l'elemosina dei paesi ricchi, spesso e volentieri condizionata agli interessi dei donatori.L'esperienza degli ultimi trenta anni dimostra che non è sufficiente trasferire lo 0,39%,vuoi lo 0,7% del PIL dei paesi ricchi sotto forma di aiuti finanziari ai paesi poveri per lottare efficacemente contro la povertà nel mondo. Anche se si trasferisse lo 2,0%, senza però modificare i rapporti attuali di profonda ineguaglianza tra ricchi e poveri sul piano dei poteri di controllo e di uso nei processi di allocazione delle risorse materiali e immateriali disponibili, la povertà potrà essere parzialmente ridotta ma non eliminata, come invece è stato possibile in numerosi paesi del Nord Europa.Per questo, proponiamo anzitutto di dichiarare illegale la povertà attraverso, una legge da approvare a livello dei singoli Stati, a partire, per cominciare, da delibere comunali, provinciali e regionali, composta da un solo articolo : "La povertà é la negazione dei diritti umani e della dignità della persona. La povertà é illegale".La fattibilità di un mondo senza poveri è possibile nella misura in cui ciascuno di noi accetta di assumere come proprio questo obiettivo e, pur attribuendo un ruolo centrale alle istituzioni politiche rappresentative, non si rifugia nella "delega" alle istituzioni ed alla politica .Per agire alle radici della povertà è necessario battersi per i seguenti cambiamenti:- mettere la fratellanza, l'uguaglianza di cittadinanza e la solidarietà alla base dei rapporti fra individui, comunità territoriali e popoli, oggi fondati sull'esclusione, sul non rispetto, sulla diffidenza, e fare dei principi di fratellanza, uguaglianza di cittadinanza e solidarietà il fondamento della creatività sociale ed economica individuale e collettiva, nel rispetto delle diversità culturali;- promuovere nuove forme di partecipazione e di cittadinanza attiva, attraverso momenti di confronto e di consultazione fra enti locali, istituzioni e cittadini ed associazioni , rispetto alle politiche dei beni comuni e servizi pubblici e le regole del vivere insieme;- riconoscere l'esistenza di beni e di servizi comuni pubblici, da garantire e salvaguardare attraverso un finanziamento pubblico via la fiscalità locale e mondiale,- sostenere il riconoscimento giuridico e politico dell'umanità in quanto soggetto titolare dei "diritti umani " e punto di riferimento per una nuova architettura politica del mondo, non più fondata sul principio di sovranità assoluta ma di sovranità relativa e condivisa per quanto riguarda la proprietà ed il governo dei beni e servizi comuni pubblici mondiali..A queste misure pregiudiziali d'ordine politico, giuridico e istituzionale, occorre aggiungere una presa formale di impegni da parte delle istituzioni politiche, delle organizzazioni economiche e della società civile, fra i quali le diverse organizzazioni di tipo religioso, riguardanti- il sistema finanziario , cioè reinventare una finanza mondiale al servizio del diritto, della giustizia e della solidarietà. E' urgente la definizione e la messa in opera di una generazione di tasse dirette ed indirette mondiali. E'altresì indispensabile di riorganizzare il sistema finanziario per dargli stabilità, sicurezza e visibilità contro ogni forma speculativa e di evasione fiscale- l'obiettivo di dare alle popolazioni la voglia e la capacità di costruire un futuro diverso del mondo, a partire dalle città, grazie ad una effettiva partecipazione dei cittadini al governo della "res publica". Meno i cittadini partecipano, più violenta è la politica perseguita dai gruppi dominanti .QUALI PROPOSTE SPECIFICHE CONCRETE PER LA CITTA'?Andare al di là della retorica della partecipazione dei cittadiniLe città e le collettività locali sono i luoghi privilegiati a partire dai quali si può e si deve dare concretezza alle misure proposte per realizzare l'illegalità della povertà ,in particolare attraverso la condivisione dei beni e servizi comuni essenziali alla vita ed al vivere insieme.La città è il luogo effettivo del governo della comunità perché è lo spazio di organizzazione e d'intreccio dei flussi di prossimità sui quali si sviluppano i legami sociali ed i processi di identità di un gruppo o di una comunità a livello di un territorio dato. La città è altresì il luogo delle utopie, delle profezie, e della concretizzazione dei sogni di un altro mondo, di un divenire differente perché considerato migliore, di una cittadinanza reale per tutti, indigeni, meticci e "stranieri".I settori concreti dove la partecipazione deve essere promossa in priorità sono quelli dell'acqua, della casa, della salute e dell'educazione e della conoscenza. , che costituiscono alcune dei "beni comuni" da salvaguardare e alla base dell'impegno delle città per affermare l'illegalità della povertà.A titoli di esempio,a) nel settore dell'acqua, a parte l'obbligo per i poteri pubblici di assicurare l'erogazione della quantità minima vitale (tra i 40 e 50 litri quotidiani per persona) indipendentemente dal reddito, anche in casi di contenzioso amministrativo, si propone che le città favoriscano la creazione di consulte locali e regionali dei cittadini per l'acqua, miranti a promuovere la crescita di una cultura di governo pubblico e sostenibile dell'acqua in quanto bene comune e, quindi, pratiche virtuose di manutenzione e di ammodernamento degli impianti e delle reti, e di consumi idrici/riduzioni consapevoli e responsabili.Il tutto, attraverso campagne di sensibilizzazione e misure di valutazione e di controllo degli obiettivi fissati. Si propone anche che le città diventino promotrici di distribuzione e di uso sempre maggiori e visibili dell'acqua potabile nei luoghi e servizi pubblici (strade, piazze, scuole, aeroporti,ospedali, parchi, teatri….).Un'altra modalità, da generalizzare, è lo sviluppo di strumenti finanziari ( quali il prelievo di 1 centesimo di euro per bottiglia d'acqua minerale o di sorgente, 1 centesimo di euro sulle tariffe di acqua potabile, nuove cooperative di risparmio e nuovi fondi regionali ed interregionali di intervento….), espressione concreta della solidarietà diretta tra le città ed i loro cittadini a sostegno del diritto all'acqua per tutti.b) nel settore della casa, dove con il ritorno della grande povertà nelle nostre città il diritto ad un alloggio decente è disatteso in maniera crescente vuoi drammatica, è urgente arrestare i fenomeni di sfratto e di deterioramento/abbandono speculativo di immobili, ed invece rinnovare il patrimonio pubblico di alloggi e immobili sociali mobilitando a tal uopo parte delle risorse locali (bilanci comunali) e il risparmio delle famiglie attraverso forme nuove di partecipazione dei cittadini al finanziamento dei beni e servizi pubblici.c) nel settore del welfare, in funzione dei livelli crescenti di povertà all'interno di tutte le società introdurre politiche di reddito minimo di cittadinanza a sostegno delle fasce più povere, sostenute attraverso strumenti di fiscalità nazionale come ad esempio il centesimo per la vita, cioè la destinazione dell' 1% del bilancio militare nazionale (cioè 1% di ogni Euro investito in armamenti)d) nel settore dell'educazione e delle politiche sociali promuovere delle politiche di accoglienza e di inclusione dell'altro, nel rispetto reciproco, con la volontà di stimolare un cambiamento reale sul piano dell'acculturazione e dell'educazione e formazione delle nuove generazioni a comportamenti responsabili e solidali,.Le città devono cioè diventare il soggetto propulsore di soluzioni innovative a livello del governo dei beni e dei servizi comuni pubblici ( ri-invenzione della res pubblica locale).Un compito prioritario è quello della de-privatizzazione e della re-pubblicizzazione di questi settori. Invece di procedere, come sembra volere la maggioranza delle classi dirigenti locali , alla trasformazione delle istituzioni pubbliche municipali in imprese mercantili multi-utilities, occorre ri-inventare l'economia dei beni e servizi comuni pubblici, garanzia reale della protezione di tutti i cittadini contro la povertà.Inoltre, le città devono farsi promotrici delle ri-invenzione del Pubblico nel senso della concezione di una nuova finanza pubblica messa al servizio del finanziamento ( infrastrutture, manutenzione ed ammodernamento) dei beni e dei servizi comuni pubblici. A questo fine, occorre rilanciare il ruolo delle casse cooperative di risparmio e di credito, a livello regionale, nazionale e continentale, sollecitare a livello dei rispettivi governi una fiscalità nazionale al servizio del diritto, della giustizia e della solidarietà ed a sostegno della spesa pubblica nel settore detto "sociale", considerato dai più come un investimento produttivo nelle risorse umane e non più come una spesa sottoposta ai vincoli delle politiche di stabilità o di aggiustamento strutturale.Darsi uno strumento operativo di valutazione: la NIPZ (Norma internazionale Povertà Zero)Proponiamo la definizione e l'adozione, a livello dei Consigli comunali, di una Norma Internazionale Povertà Zero (la NIPZ) che deve servire di parametro di misura dello stato di applicazione del principio d'illegalità della povertà e degli effetti delle politiche realizzate dai singoli comuni.La NIPZ è una misura che definisce lo stato di una città "senza poveri".Per quanto riguarda i paesi sviluppati, si propone che essa risulti dalla combinazione di tre elementi:- il reddito: percentuale di persone al disotto del reddito medio reale disponibile- la disoccupazione: percentuale di persone in età attiva in stato di disoccupazione lungo periodo- la salute: tasso di mortalità di persone al disotto dei 60 anni.Più basse sono le percentuali relative al reddito ed alla disoccupazione e più basso è il tasso di mortalità più vicino allo zero è la povertà.Per quanto riguarda i paesi poveri, si propone che la NIPZ risulti dalla combinazione di quattro elementi:- accesso all'acqua: percentuale di persone non aventi accesso all'acqua potabile sana + non aventi accesso ai servizi sanitari- accesso alla salute: tasso di mortalità infantile prima dei cinque anni + tasso di mortalità materna- accesso all'alloggio: percentuale di persone abitanti in dimore non degne di un esser umano- accesso all'educazione: percentuale di analfabeti giovanile ed adulta di basePiù bassi sono i tassi e le percentuali, più vicine alla povertà zero sono le città.Si propone di stabilire nel corso del 2006 la prima classifica internazionale delle città a partire dalle città dei paesi sviluppati.* * * * *Tutte le città che aderiranno, mediante esplicite delibere comunali, ai principi esposti ed alle proposte contenute nella presente Dichiarazione, costituiranno la prima rete delle città per l'illegalità della povertà ("Povertyfree Cities Network") cui spetterà il compito di finalizzare la messa in opera della NIPZ promuovendo la costituzione di un Osservatorio Urbano Mondiale incaricato di monitorizzare l'applicazione della NIPZ. La cooperazione efficace con altre reti di città esistenti, per esempio la RETIS, è necessaria ed indispensabile.