Politica e veleni, l'assessore Cioni: "Accetto le scuse del fondatore del gruppo diffamatorio su Facebook, ma rimane ferma la condanna per chi usa questi mezzi per fare politica"

L'assessore alla sicurezza e vivibilità urbana Graziano Cioni ha ricevuto un messaggio di scuse dal creatore del gruppo diffamatorio su Facebook. E oggi l'assessore risponde pubblicamente alla lettera.Ecco il testo:"Accetto il messaggio di scuse rimane però ferma la condanna ad un'azione che non può essere letta solo come una leggerezza. La leggerezza non può essere un'attenuante all'ignoranza, al ripetere e pubblicizzare il sentito dire, alla disinformazione. Il fatto che alcuni politici fossero membri attivi del gruppo, e forse proprio grazie alla loro appartenenza, ne legittimassero i contenuti, è e rimane di una gravità inaudita. Vuol dire, innanzitutto, essere abituati a far politica così: alimentando il dubbio sull'onestà dell'avversario, sfruttando la credulità di centinaia di persone, trasformandoli in utili burattini di una politica senza dialogo. Firenze non è l'unico caso in Italia, la tendenza di questi gruppi politici è identica ovunque. Non è una buona scusante il sapere che questi onorevoli rappresentanti dei cittadini fossero anche iscritti a gruppi più ameni: contro i 'negri', contro i rom, contro tutti. Pensano evidentemente che internet sia un gioco e non un mezzo di comunicazione e di espressione delle idee al pari di altri. In malafede svolgono un ruolo politico dalla doppia faccia, secondo la convenienza. Ritiro l'annuncio di querela ma invito cordialmente il creatore del gruppo a diventare politicamente più adulto, un uomo capace di esprimere idee sue e non per sentito dire. Non gli chiederò in tribunale centomila euro per aiutare i poveri dell'Eritrea, vorrei però essere testimone di una sua donazione ad una delle due istituzioni che fanno battere il cuore di Firenze: il Mayer o Montedomini. Ai politici che furbescamente si approfittano dell'ingenuità della gente auguro un elettorato capace di riportarli ad una serietà istituzionale evidentemente perduta".(mf)