Presentazione del libro "Il socialismo di Tristano Codignola" di Paolo Bagnoli, l'intervento di Spini all'Istituto storico della Resistenza

Questo pomeriggio Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Rosselli e consigliere comunale di Firenze è intervenuto alla presentazione del volume di Paolo Bagnoli, “Il socialismo di Tristano Codignola. Con interventi, documenti,lettere”, Milano, Biblion 2009, che si è svolta all’Istituto Storico della Resistenza.

Ecco il testo dell'intervento:
"Tristano Codignola  non è sufficientemente ricordato rispetto a quelli che furono i suoi grandi meriti di resistente, uomo politico, grande riformatore della scuola italiana, importante editore e organizzatore di cultura.
Questo forse anche perché non si tirò mai indietro nello scontro politico e culturale, anche aspro, anzi in un certo senso quasi vi era attirato, come testimoniano i documenti raccolti da Paolo Bagnoli.
Il volume di Bagnoli si compone infatti di tre parti, un saggio storico dello stesso Bagnoli, una seconda parte di interventi inediti del deputato socialista ed una ricca scelta del suo epistolario. Il libro tratta più del Codignola politico che del Codignola grande riformatore della scuola. Ne esce il ritratto non solo di un grande politico, ma anche di un indefesso e capace organizzatore. Questa dote l’aveva peraltro rivelata durante la Resistenza a Firenze. Se si accetta, come credo giusto, l’idea che il Partito d’Azione fiorentino fu il vero elemento dirigente della Resistenza a Firenze, bene Tristano Codignola, che del Partito d’Azione fiorentino fu il leader, fu anche il vero capo della Resistenza a Firenze.
Il suo percorso politico non fu facile. Costituente per il Partito d’Azione (1946-48), deputato del Psi del 1958 al 1968, e poi senatore dal 1968 al 1972, totalizzò sedici anni di ininterrotta vita parlamentare
“Intitolai , -ha detto Spini- “Ricordo di un compagno scomodo” la commemorazione di Pippo che mi chiese di fare Federico Coen per Mondo Operaio (n.1 del 1982). Una commemorazione che piacque a Norberto Bobbio, che me ne scrisse compiaciuto.
Pippo non si arrese al fallimento elettorale e poi alla fine del Partito d’Azione. Uno storico delle dottrine politiche come Mario Delle Piane, in una bella ma drammatica lettera del 20 Marzo 1946, pubblicata da Bagnoli nel suo libro, lo aveva avvertito: “…..E’ indubbio che le elezioni amministrative sono state una durissima prova per noi ed il partito ne è uscito quasi stritolato…..E’ da reputarsi certo che alle sezioni (forse elezioni?) politiche il Pd’A raccoglierà ancora più esigui suffragi che nelle elezioni presenti….” Nell’analisi di Delle Piane “…il Partito avrebbe avuto immense possibilità in una condizione rivoluzionaria, essendo il solo movimento di rinnovamento effettivo e assoluto”, ma “lo stato di cose” avendo impedito questo, sostanzialmente dice Delle Piane, il Partito si trova ad essere tutto politico senza rappresentare degli interessi cocreti. E ancora:”….ad essere molto ottimisti noi potremmo inviare all’Assemblea dai 5 ai dieci deputati”. Delle Piane fu profetico: i deputati del Pd’A all’Assemblea Costituente furono sette.
Codignola, vedi pag.68 del libro, pensava proprio il Pd’A come protagonista di quella rivoluzione democratica che era necessaria per l’Italia e che non poteva essere posposta a quella sociale. Una posizione sconfitta, ma talmente fondata, che fa ancora a tanti anni di distanza la gloria del partito d’Azione.
Pippo volle tenere vivi gli ideali del Partito d’Azione in un momento in cui tutti, volenti o nolenti, si dovevano schierare con uno dei due blocchi. Per questo ebbe rapporti conflittuali con il PSDI e con Saragat anche se nel 1948 fecero insieme la lista di “Unità Socialista”.
Anche la militanza nel Psi ebbe un esito finale di rottura, quando si affermò la leadership di Craxi che, pure, lo posso testimoniare, aveva per lui grande rispetto e grande considerazione.
Dette un grande contributo alla costruzione del Partito Socialista degli anni sessanta e fece della Sezione Scuola un punto di riferimento di grande influenza, fino a portare al successo la grande riforma di cui fu protagonista, la scuola media unica approvata nel 1962. Già solo per questo gli spetta un posto di rilievo nella storia d’Italia.
Se la Fondazione e il Circolo Rosselli, rifondato da Piero Calamandrei, esistono ancor oggi, certamente lo dobbiamo anche a Lui, e alla sua indefessa opera di organizzatore della cultura".

 

(lb).