Acqua, De Zordo: "Firenze si impegni a difendere un bene comune"
Una mozione a difesa del diritto di accesso all'acqua come bene comune. A presentarla è stata oggi la capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo, in concomitanza con la mobilitazione in atto a Roma contro l'articolo 15 del decreto legge 135/09: "se diventerà legge - afferma De Zordo - il provvedimento privatizzerà definitivamente il servizio idrico, regalando l'acqua agli interessi delle grandi multinazionali". Già approvato dal Senato, il testo è ora approdato alla Camera.
“Vogliamo dare il nostro contributo alla battaglia che una rete associativa nazionale sta combattendo per l'affermazione dell'acqua come bene pubblico primario – ha spiegato De Zordo – e per questo motivo la nostra risoluzione chiede al sindaco e alla giunta di intraprendere tutte le azioni per contrastare questo provvedimento. Si tratta di una questione che tra l'altro – ha precisato De Zordo – riguarda direttamente gli enti locali, che con l'approvazione della legge sarebbero sottratti delle proprie sovranità in materia di erogazione dei servizi idrici”.
“Chiediamo anche che il Comune di Firenze riconosca nel proprio statuto l'acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile – ha aggiunto De Zordo – oltre che come bene comune pubblico. Chiediamo che la città di Firenze riconosca - come sta avvenendo in altri comuni - il servizio idrico integrato come un 'servizio pubblico locale privo di rilevanza economica' e si impegni così a gestirlo attraverso un ente di diritto pubblico”.
Ecco il testo della mozione presentata da perUnaltracittà:
MOZIONE
Oggetto: forme di gestione del servizio idrico
IL CONSIGLIO COMUNALE
VISTO che la gestione del servizio idrico integrato in Italia è attualmente normata dall’art. 23bis della L.133/2008 che prevede, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, tra cui esplicitamente il servizio idrico, a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, imponendo forzatamente la presenza di privati;
VISTO il recente art. 15 del D.L. 135/2009 che ha modificato l'art. 23bis della L.133/2008 e in corso di conversione alla Camera dei Deputati, muove passi ancor più decisi verso la
privatizzazione dei servizi idrici e di altri servizi pubblici, prevedendo:
- l'affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite, individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%;
- la cessazione obbligatoria alla data del 31 dicembre 2011 dell’affidamento per qualsiasi altra forma di gestione che non si conformi alla disciplina di cui sopra e l’impossibilità di prevedere altre forme di gestione dall’entrata in vigore di tali disposizioni;
CONSIDERATO che in tutto il territorio nazionale una rete associativa cui aderiscono più di ottanta organizzazioni nazionali e più di mille comitati territoriali, accomunati dalla consapevolezza dell’importanza dell’acqua come bene comune e diritto umano universale, dalla necessità di una sua salvaguardia per l’ambiente e per le future generazioni, sta sottoponendo all'attenzione della cittadinanza e della società civile un appello al ritiro del decreto e una serie di proposte volte alla riappropriazione sociale del bene acqua e alla promozione, attraverso gli Enti Locali, di una gestione pubblica e partecipativa dei servizi idrici;
CONSIDERATO che l’entrata in vigore delle disposizioni normative di cui sopra rappresenta un chiaro scavalcamento dei poteri degli enti locali e in particolare dei propri organi eletti dai cittadini in merito alle forme di erogazione di servizi essenziali;
CONSIDERATO che la gestione privatistica del servizio idrico comporta la violazione di un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, perché espropria l’acqua potabile dal controllo degli Enti locali e dei cittadini, perché consegna al mercato l’acqua con tutte le ripercussioni sociali che questo può generare;
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
1) a intraprendere tutte le azioni opportune al fine di contrastare i provvedimenti previsti dall’art. 23bis della L.133/2008, come modificato dall’art. 15 D.L 135/2009 in corso di conversione alla Camera dei Deputati, che condurranno alla messa a gara della gestione del servizio idrico integrato ed alla obbligatoria presenza dei privati nella gestione del servizio idrico dal 2011;
2) a intraprendere tutte le azioni opportune nelle associazioni rappresentative degli enti locali e nelle sedi di confronto col Governo nazionale, al fine di affermare il potere degli enti locali e dei propri organi eletti dai cittadini di determinare le modalità di gestione di servizi essenziali alla collettività quale il servizio idrico secondo l'autonomia conferita dall’art.114 della Costituzione e dall'art.117 per le competenze regionali;
3) a riconoscere il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;
4) a riconoscere il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica impegnandosi ad inserire questo principio nel proprio Statuto Comunale in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di Diritto pubblico;
5) a sottoporre all'assemblea dell'Ambito Territoriale Ottimale le proposte sopra richiamate per valutare iniziative comuni;
6) a informare il Consiglio Comunale entro 30 (trenta) giorni.
(ag)