PD: «Siamo con la Regione contro gli attacchi centralisti e incostituzionali del Governo»

Presentata mozione sul «pacchetto sicurezza e immigrazione»

I consiglieri del gruppo PD, «anche a seguito di incontri svolti con associazioni e gruppi che operano sul territorio», ha presentato una mozione sul «pacchetto sicurezza del Governo» per ribadire che la «è diritto inalienabile dei cittadini» e che «la sua tutela è compito primario e ineludibile dello Stato e delle Forze dell'Ordine preposte all’intervento, al costante monitoraggio e alla prevenzione nel territorio in cui si trovano ad operare».
Nel documento si riafferma che «qualsiasi azione legislativa, anche in materia di sicurezza, deve sempre avvenire nel rispetto della dignità della persona umana e attenersi ai principi di uguaglianza e pari garanzia di diritti come fissati dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, sancita dall’ONU nel 1948» e quindi «rifiuta qualsiasi assimilazione tra criminalità e immigrazione».
«Con la mozione – sottolineano i consiglieri del PD – vogliamo anche esprimere condivisione e solidarietà alla Regione Toscana contro la quale il Governo ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale avverso alla legge regionale sull’immigrazione. E’ in atto un attacco centralistico e anticostituzionale contro le sfere di competenza locale in materia di sicurezza ed immigrazione».
«L’ultima testimonianza – hanno concluso – è data proprio dalla legge 94 del 2009 che disciplina le cosiddette ronde ed in particolare dei commi dal 40 al 43 dell’art. 3 che, andando a incidere su competenze esclusive delle Regioni, presentano chiari profili di incostituzionalità. Bene, quindi, ha fatto la Regione Toscana ed altre regioni, a ricorrere alla Corte Costituzionale per difendere l’autonomia regionale in materia di sicurezza urbana e polizia amministrativa locale». (fn)


Mozione
Oggetto: “pacchetto sicurezza” e immigrazione.
Proponente: Francesco Bonifazi, Francesca Chiavacci, Susanna Agostini.

Visto il “Pacchetto sicurezza”del Governo, nel quale sono indicati una serie di provvedimenti composti da un decreto legge, due disegni di legge e tre decreti legislativi. Nel Decreto Legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito in Legge 24 luglio 2008, n. 125, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 173/2008 il 25 luglio 2008., si tratta il tema di misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. Nei due Disegni di legge successivi si introducono ulteriori disposizioni in materia di sicurezza pubblica e l’ adesione dell’Italia al Trattato di Prüm che istituisce la banca dati nazionale del DNA.
I tre Decreti Legislativi si riferiscono inoltre al tema dei ricongiungimenti familiari dei cittadini stranieri, con restrizioni che prevedono l’esame del DNA per l’accertamento della parentela, il riconoscimento dello status di rifugiato, con misure che intendono punire chi approfitta delle previste protezioni non avendone i requisiti. Con il Decreto Legge n. 11/2009 (che in parte riguarda l’immigrazione, in parte la sicurezza più in generale) si apre oggi un nuovo affronto politico ai diritti costituzionali che sono alla base della nostra democrazia, oltre ad un attacco all’Autonomia Regionale.

Considerato che
vivere in sicurezza è concetto che coinvolge sia la dimensione della percezione dei cittadini che l’effettività della situazione vissuta a livello individuale e collettivo;
la sicurezza è diritto inalienabile dei cittadini e la sua tutela è compito primario e ineludibile dello Stato e delle Forze dell'Ordine preposte all’intervento, al costante monitoraggio e alla prevenzione nel territorio in cui si trovano ad operare;
qualsiasi azione legislativa, anche in materia di sicurezza, deve sempre avvenire nel rispetto della dignità della persona umana e attenersi ai principi di uguaglianza e pari garanzia di diritti come fissati dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, sancita dall’ONU nel 1948.
Preso atto che:
la legge n. 11/2009 prevede il reato di immigrazione clandestina;
la stessa legge prevede l’estensione a 6 mesi, dagli attuali due, del tempo massimo di permanenza all’interno dei Centri di Identificazione ed espulsione;
le nuove norme prevedono che tutti i pubblici ufficiali e tutti gli incaricati di pubblico servizio sono tenuti a denunciare i reati perseguibili, per cui anche quello di clandestinità, che è stato annoverato tra i reati;
con gli stessi provvedimenti si impedisce l’esercizio di un diritto fondamentale quale quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione, visto che diventa obbligatorio il permesso di soggiorno per poter contrarre matrimonio con cittadini italiani;
nella legge in questione si introduce il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica, i figli generati dalle madri straniere irregolari rischiano di diventare per tutta la vita figli di nessuno;
nell’articolato della norma si introduce il diritto di associazione per i “volontari della sicurezza”.
Rilevato che:
il reato di clandestinità contrasta fortemente con i principi di umanità, libertà e solidarietà e non fa distinzione alcuna tra i clandestini che hanno rapporti con la criminalità e coloro che, ancora non regolarizzati, lavorano e hanno casa nel nostro Paese;
tale norma, punendo a titolo di reato l’ingresso e il soggiorno illegale dello straniero, presenta notevoli profili di illegittimità costituzionale; infatti l’ingresso o la presenza illegale del singolo straniero rappresentano esclusivamente l’espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante e non deve pertanto rappresentare di per sé rilievo penale;
diverse organizzazioni umanitarie hanno, nel corso degli anni, segnalato le condizioni inaccettabili dei CPT ed un’assoluta incapacità di garantire standard minimi di accoglienza;
la legge 11/2009, assumendo a pretesto il tema di diffusa insicurezza dei cittadini, ghettizza e colpevolizza gli immigrati come unica causa di pericolo e assenza di sicurezza in Italia. Ciò contraddice palesemente le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea;
la Comunità internazionale (Commissione U.E., l’Unhcr, l’Alto Commissario O.N.U. per i diritti umani) hanno espresso in varie occasioni critiche verso il Governo italiano per il mancato rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani;

Tutto ciò premesso
il Consiglio Comunale

Esprime forte contrarietà ai provvedimenti recentemente introdotti sull’immigrazione e la
sicurezza;
Esprime forte preoccupazione per tali provvedimenti che favoriscono la diffusione di paure, alimentando sentimenti di intolleranza nei cittadini italiani e incentivando forme di autorganizzazione su una questione così delicata come la sicurezza;
concorda con tutti quei soggetti (dalle organizzazioni umanitarie alle associazioni che operano con i migranti e nel terzo settore, da giuristi costituzionalisti alla Chiesa Cattolica e alle Chiese delle altre confessioni di fede, da intellettuali a liberi cittadini) che hanno denunciato i vizi di incostituzionalità e l’impostazione fortemente discriminatoria che mettono in discussione la persona umana;
Impegna il Sindaco e la Giunta a:
- non avvalersi della collaborazione di associazioni di cittadini non armati per il controllo del territorio di Firenze come previsto nella legge 11/2009;
- rappresentare tale orientamento al Prefetto, al Comitato Provinciale per l'Ordine Pubblico e alla sicurezza e alle forze dell'Ordine presenti nel territorio comunale;
- a proseguire nel potenziare le politiche e le iniziative per l'inclusione sociale, il dialogo interculturale e la partecipazione, promuovendo spazi di incontro e confronto, di conoscenza reciproca tra cittadini italiani e cittadini stranieri, favorendo l'impegno attivo e solidale, ribadendo come lo spazio di intervento dell'amministrazione comunale riguarda principalmente la prevenzione dei conflitti e la politiche di promozione della coesione sociale;
- a sostenere la Regione Toscana contro il duro attacco condotto dal Governo nazionale alle politiche legislative della Regione stessa, condotto anche attraverso il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge regionale approvata nel giugno 2009.
Francesco Bonifazi
Francesca Chiavacci
Susanna Agostini

Firenze, 21 settembre 2009