Scuola, l'assessore Di Giorgi: «Il tetto del 30% misura superficiale e ingiusta»
Questo il testo dell’intervento dell’assessore alla pubblica istruzione Rosa Maria Di Giorgi:
«Ci sono su tutti i giornali le dichiarazioni del Ministro Gelmini che preannunciano l’introduzione di quote massime di alunni stranieri per classe per non creare difficoltà e disagi.
Ma prima di parlare di quote di stranieri occorrerà capire di chi stiamo parlando.
I ragazzi "stranieri", anche per il ministero, sono coloro che risultano non italiani dal punto di vista anagrafico. Sotto l'etichetta di alunni stranieri vengono così accomunati ragazzi con storie e competenze anche molto diverse: ci sono coloro che sono appena arrivati, che hanno bisogno di imparare la lingua per parlare con tutti e per studiare e ci sono i ragazzi nati in Italia, che forse sono andati al nido quando avevano pochi mesi, che probabilmente hanno frequentato la scuola materna, che hanno giocato e imparato insieme al gruppo dei coetanei, guardato magari le stesse trasmissioni televisive.
Qui a Firenze tifano Fiorentina e nel gruppo dei compagni parlano in vernacolo.
Questi ragazzi dove li mettiamo? Nel 30% di stranieri o tra chi straniero non è?
A Firenze, quest’anno, in prima elementare il 68,3% dei bambini stranieri è in questa situazione: è nato nel nostro paese, probabilmente comunica bene in italiano ed ha molti dei riferimenti culturali che circolano nel gruppo dei compagni e i prossimi anni questi nuovi italiani saranno sempre di più.
Allora altro è sostenere la scuola quando non riesce a gestire facilmente classi composte da molte situazioni differenti e con molti neo arrivati, che non parlano italiano, altro è mettere steccati artificiosi e strumentali.
A scuola occorre cominciare a parlare di neo arrivati in Italia, i quali è vero hanno bisogni specifici a cui rispondere e per i quali la scuola si trova a volte in affanno, ma non di stranieri.
La scuola non deve chiedersi se un ragazzo è straniero ma che cosa sa, quali competenze già possiede, quali sono i suoi bisogni linguistici e formativi, come aiutarlo a imparare e a sviluppare le proprie capacità ed a volte anche i propri talenti: esattamente quello che deve fare con ogni bambino ed ogni ragazzo.
Per raggiungere questo obiettivo certamente la scuola non deve essere impoverita di risorse e personale come oggi sta accadendo: al contrario va sostenuta in questo compito delicatissimo.
Anche tra i ragazzi stranieri neo arrivati, allo stesso modo che tra gli italiani, ci sono intelligenze e possibilità che vanno aiutate perché è interesse di tutti, di tutta la comunità, educare e formare tutti i ragazzi al meglio, per il nostro futuro».
(fn)