Pubblicità offensiva, gli assessori Gori e Lastri: "Il Garante ha dato ragione al Comune"
L'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria ha deliberato di emettere l'ingiunzione di desistenza per la pubblicità della ditta "Spacciocchiali" ritenendola lesiva della dignità e dei diritti della donna, così come era stato segnalato il mese scorso dall'assessore alle attività produttive Silvano Gori e dall'assessore alle pari opportunità Daniela Lastri.
Il Garante per la pubblicità ha ritenuto che la pubblicità ha violato l'articolo 9 (violenza, volgarità, indecenza) e l'articolo 10 (convinzioni morali, civili, religiose e dignità della donna) del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
"Siamo particolarmente soddisfatti della decisione del Garante per la pubblicità che dimostra che avevamo fatto bene a segnalare la questione. Era evidente il doppio senso della pubblicità che era lesivo dell'immagine della donna e questo può essere un segnale per chi, eventualmente, in futuro vorrebbe compiere un'azione analoga" hanno commentato gli assessori Silvano Gori e Daniela Lastri.
La motivazione dell'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria, che stamani ha scritto agli assessori comunicando la decisione, è stata che "la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni. Il gioco di parole contenuto nell'headline non lascia spazio all'immaginazione circa il suo significato scurrile, generando un doppio senso volgare in contrasto con l'articolo 9 del codice. È evidente l'uso strumentale e la mercificazione dell'immagine della donna".
La campagna pubblicitaria è terminata e l'inserzionista ha assicurato che non utilizzerà nuovamente l'headline contestata. (uc)
Il Garante per la pubblicità ha ritenuto che la pubblicità ha violato l'articolo 9 (violenza, volgarità, indecenza) e l'articolo 10 (convinzioni morali, civili, religiose e dignità della donna) del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
"Siamo particolarmente soddisfatti della decisione del Garante per la pubblicità che dimostra che avevamo fatto bene a segnalare la questione. Era evidente il doppio senso della pubblicità che era lesivo dell'immagine della donna e questo può essere un segnale per chi, eventualmente, in futuro vorrebbe compiere un'azione analoga" hanno commentato gli assessori Silvano Gori e Daniela Lastri.
La motivazione dell'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria, che stamani ha scritto agli assessori comunicando la decisione, è stata che "la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni. Il gioco di parole contenuto nell'headline non lascia spazio all'immaginazione circa il suo significato scurrile, generando un doppio senso volgare in contrasto con l'articolo 9 del codice. È evidente l'uso strumentale e la mercificazione dell'immagine della donna".
La campagna pubblicitaria è terminata e l'inserzionista ha assicurato che non utilizzerà nuovamente l'headline contestata. (uc)