Alessandri (AN-PdL) e Stella (FI-PdL): «Per il Comune il volontariato serve solo per creare una fascia di clienti assistiti'»
«Il Comune utilizza il volontariato essenzialmente come soccorso alle proprie difficoltà finanziarie, si rivolge in prevalenza a quelle associazioni ritenute 'politicamente amiche', non punta a fare crescere una vera cultura della solidarietà ma soltanto creare una fascia di 'clienti assistiti'». E' quanto sostengono i consiglieri Stefano Alessandri (AN-PdL) e Marco Stella (FI-PdL).
«L'esame alcune delibere - sottolineano i due esponenti del centrodestra - non ha fatto emergere una strategia unitaria degli interventi, una previsione attenta di redditività sociale, lo stimolo alla competitività tra le associazioni ma solo molta ripetitività, per non parlare di clientelismo.
Ad esempio, nella delibera 'Un libro per amico' alle associazioni Auser e Avo viene riconosciuto un rimborso spese forfetario di sei euro senza nessuna specificazione delle voci che determinano la cifra. In quella per la gestione di una ludoteca al Quartiere 1, da parte di Arci-ragazzi, si parla di costo orario 16,40 euro per due operatori. La cifra a disposizione non prevede le spese organizzative: per l'associazione, dunque, la gestione sarebbe in perdita. In altre delibere, invece, si parla soltanto del costo complessivo senza che possa essere rilevata la quantità di prestazioni previste».
«Non è stato possibile, data la molteplicità delle strutture che erogano il denaro - hanno rilevato Alessandri e Stella - rilevare quante risorse finanziarie sono state messe a disposizione del volontariato e della promozione sociale per le politiche sociali e culturali, la loro articolazione per attività e soggetti coinvolti. Possiamo però notare, grazie ai dati raccolti, che tra amministrazione comunale e volontariato si è creato un rapporto dove quest'ultimo si propone come supporto per coprire insufficienze amministrative o come potenziale base elettorale, per avere in cambio l'accesso ai contributi pubblici. Non si tratta della auspicata sussidiarietà ma di un semplice rapporto dove il volontariato non opera generalmente su propri progetti ma diventa solo mero prestatore di mano d'opera. Rispetto al passato, quando fare volontariato era ritenuto una vera e prioria missione nella quale il soggetto donava parte del proprio tempo agli altri e senza percepire alcun compenso, oggi purtroppo la situazione è cambiata. Si è perso quello spirito e alle associazioni viene chiesto svolgere compiti di pertinenza, invece, delle cooperative sociali.
Il risultato è ottenere servizi con manodopera a basso costo».
«In ogni campo di attività - hanno concluso i due consiglieri del PdL - dovrebbe essere costante l'impegno a migliorare le proprie prestazioni: l'ente locale potrebbe esercitare una fondamentale azione di stimolo in questa direzione. Questo presuppone la piena acquisizione del principio della sussidiarietà, l'abbandono del vizio di creare per le associazioni amiche 'settori protetti' dove vige una logica di monopolio non suffragata da reali potenzialità. Diminuendo le risorse a disposizione sarebbe necessario puntare ad ottimizzare la loro redditività sociale. Occorre quindi abbandonare l'usanza degli interventi occasionali per puntare su pochi ma significativi progetti, possibilmente gestiti in rete dal volontariato, per permettere a quest'ultimo di inserirsi in maniera significativa nella programmazione sociale». (fn)
«L'esame alcune delibere - sottolineano i due esponenti del centrodestra - non ha fatto emergere una strategia unitaria degli interventi, una previsione attenta di redditività sociale, lo stimolo alla competitività tra le associazioni ma solo molta ripetitività, per non parlare di clientelismo.
Ad esempio, nella delibera 'Un libro per amico' alle associazioni Auser e Avo viene riconosciuto un rimborso spese forfetario di sei euro senza nessuna specificazione delle voci che determinano la cifra. In quella per la gestione di una ludoteca al Quartiere 1, da parte di Arci-ragazzi, si parla di costo orario 16,40 euro per due operatori. La cifra a disposizione non prevede le spese organizzative: per l'associazione, dunque, la gestione sarebbe in perdita. In altre delibere, invece, si parla soltanto del costo complessivo senza che possa essere rilevata la quantità di prestazioni previste».
«Non è stato possibile, data la molteplicità delle strutture che erogano il denaro - hanno rilevato Alessandri e Stella - rilevare quante risorse finanziarie sono state messe a disposizione del volontariato e della promozione sociale per le politiche sociali e culturali, la loro articolazione per attività e soggetti coinvolti. Possiamo però notare, grazie ai dati raccolti, che tra amministrazione comunale e volontariato si è creato un rapporto dove quest'ultimo si propone come supporto per coprire insufficienze amministrative o come potenziale base elettorale, per avere in cambio l'accesso ai contributi pubblici. Non si tratta della auspicata sussidiarietà ma di un semplice rapporto dove il volontariato non opera generalmente su propri progetti ma diventa solo mero prestatore di mano d'opera. Rispetto al passato, quando fare volontariato era ritenuto una vera e prioria missione nella quale il soggetto donava parte del proprio tempo agli altri e senza percepire alcun compenso, oggi purtroppo la situazione è cambiata. Si è perso quello spirito e alle associazioni viene chiesto svolgere compiti di pertinenza, invece, delle cooperative sociali.
Il risultato è ottenere servizi con manodopera a basso costo».
«In ogni campo di attività - hanno concluso i due consiglieri del PdL - dovrebbe essere costante l'impegno a migliorare le proprie prestazioni: l'ente locale potrebbe esercitare una fondamentale azione di stimolo in questa direzione. Questo presuppone la piena acquisizione del principio della sussidiarietà, l'abbandono del vizio di creare per le associazioni amiche 'settori protetti' dove vige una logica di monopolio non suffragata da reali potenzialità. Diminuendo le risorse a disposizione sarebbe necessario puntare ad ottimizzare la loro redditività sociale. Occorre quindi abbandonare l'usanza degli interventi occasionali per puntare su pochi ma significativi progetti, possibilmente gestiti in rete dal volontariato, per permettere a quest'ultimo di inserirsi in maniera significativa nella programmazione sociale». (fn)