Legge procreazione, Livi (PD): «La magistratura riporta la rotta sulla strada della tutela della salute della donna»

Questo il testo dell'intervento di Claudia Livi, consigliera comunale del gruppo del Partito Democratico:

«Ancora una volta la magistratura interviene per annullare dispositivi di legge decisi dal Parlamento, che ha legiferato su un tema cosi' delicato senza conoscerlo e senza tenere in nessun conto il parere degli esperti che lavorano in questo campo. E' la magistratura, infatti, che riporta la rotta sulla strada della tutela della salute della donna, che certo non era lo spirito-guida della legge 40.
E' desolante assistere ogni giorno al balletto di norme che il governo fa al solo scopo di limitare l'azione dei giudici, inciampando poi sempre nella Costituzione, che vorrebbero abbattere e che per fortuna rimane saldo baluardo a salvaguardia dei nostri diritti. E' stato cosi' per la legge 40, per cui i giudici hanno posto le basi per una revisione della legge cosi' crudele e piena di divieti, che ha portato migliaia di nostre coppie a dover varcare i confini nazionali per cercare altrove, in Europa, una assistenza adeguata. Non abbiamo dubbi che sara' cosi' anche per lo sciagurato disegno di legge Calabro' sul testamento biologico, intriso di affermazioni antiscientifiche che dovrebbero attenere solo alla sfera personale della fede e non al diritto.
La sentenza riporta in particolare anche nella giusta cornice il rapporto fondamentale medico-paziente, che aveva messo nell'angolo, riconoscendo al medico la discrezionalita' nel valutare il singolo caso, che era stata completamente negato dalla legge 40.
Le associazioni pazienti, insieme al CECOS (insieme di centri per la diagnosi e cura dell'nfertilita') hanno aspettato e combattuto contro una legge cosi' evidentemente lesiva dei diritti civili di ciascuno di noi. La sentenza della Consulta, arrivata dopo un lungo percorso di ricorsi, non a caso partito proprio da Firenze, e' un primo traguardo: apre nuovi scenari per la revisione della legge, che appare oggi inderogabile».




(fn)