Manifestazione Cgil del 4 aprile, Perini (PD): «I vertici delle istituzioni e del Partito Democratico non si schierino»
Questo il testo dell'intervento di Nicola Perini, consigliere del Partito Democratico:
«Osservo con preoccupazione il fatto che esponenti di rilievo nelle istituzioni locali e nel Partito Democratico abbiano deciso di aderire alla manifestazione della CGIL il prossimo 4 aprile.
Ritengo che queste adesioni non siano opportune per una serie di motivi:
1) I vertici delle istituzioni e i responsabili di un partito non dovrebbero interferire nelle questioni sindacali prendendo posizione per una sigla contro le altre. Nel caso specifico, tra l'altro, anche la questione di merito dovrebbe creare qualche imbarazzo, visto il programma del partito.
2) Non si può relegare il Pd - che ha un'ambizione maggioritaria e riformista - in uno spazio che può apparire antagonista, schierandosi contro un accordo firmato da più di 50 organizzazioni datoriali e dei lavoratori.
3) Vi è il rischio che questo appaia come un atto di opportunismo elettorale oppure come un sostegno a processi politici di retroguardia che indeboliscono il progetto del Pd.
Credo che chi ha responsabilità di leadership nel partito e nelle istituzioni abbia il dovere di maturare un equilibrio nella pluralità, di attivarsi per trovare sintesi che vadano oltre le posizioni particolari. In questo caso, invece di sposare una causa isolata, dovrebbe impegnarsi a favore dell'unità sindacale, valore importante e significativo in una fase così difficile per l'economia e per il mondo del lavoro. L'adesione alla manifestazione, al contrario, rischia di alimentare le divisioni tra i sindacati e all'interno del Pd».
(fn)
«Osservo con preoccupazione il fatto che esponenti di rilievo nelle istituzioni locali e nel Partito Democratico abbiano deciso di aderire alla manifestazione della CGIL il prossimo 4 aprile.
Ritengo che queste adesioni non siano opportune per una serie di motivi:
1) I vertici delle istituzioni e i responsabili di un partito non dovrebbero interferire nelle questioni sindacali prendendo posizione per una sigla contro le altre. Nel caso specifico, tra l'altro, anche la questione di merito dovrebbe creare qualche imbarazzo, visto il programma del partito.
2) Non si può relegare il Pd - che ha un'ambizione maggioritaria e riformista - in uno spazio che può apparire antagonista, schierandosi contro un accordo firmato da più di 50 organizzazioni datoriali e dei lavoratori.
3) Vi è il rischio che questo appaia come un atto di opportunismo elettorale oppure come un sostegno a processi politici di retroguardia che indeboliscono il progetto del Pd.
Credo che chi ha responsabilità di leadership nel partito e nelle istituzioni abbia il dovere di maturare un equilibrio nella pluralità, di attivarsi per trovare sintesi che vadano oltre le posizioni particolari. In questo caso, invece di sposare una causa isolata, dovrebbe impegnarsi a favore dell'unità sindacale, valore importante e significativo in una fase così difficile per l'economia e per il mondo del lavoro. L'adesione alla manifestazione, al contrario, rischia di alimentare le divisioni tra i sindacati e all'interno del Pd».
(fn)