Cittadinanza onoraria a Englaro, Soldani: «Un approccio unico non può esistere sulle questioni della vita e della morte»
Questo il testo dell'intervento della consigliera comunale Anna Soldani:
«Sono stati spesi fiumi di parole, di esecrazione o di solidarietà, ma nessuna di umana pietà. Forse nessuno si è posto la domanda delle domande: se Eluana fosse stata mia figlia, se avessi vissuto giorno dopo giorno, per interminabili anni, lo strazio dei suoi genitori, io che mi arrogo il diritto di giudicare in un senso o in un altro, cosa avrei fatto?
Ben più alta della mia è la parola di Sant'Agostino che dice "Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas" (Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell'uomo che risiede la verità). Vorrei inoltre ricordare, senza alcun intento polemico che l'art 7 della Costituzione italiana recita: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani".
Non voglio poi entrare nella diatriba se l'alimentazione forzata e l'idratazione siano un medicamento o meno in quanto mi ricorda quella sterile sul sesso degli angeli, perché mi interessa porre l'accento sulla questione della libertà e dei limiti sull'uso dei ritrovati della scienza, che la lotta di Beppino Englaro, di un uomo e di sua moglie, di un uomo e di una donna che amavano profondamente la loro figlia, pone a noi laici.
E' lecito ledere la libertà di morire dignitosamente usando, o meglio direi, abusando, di quello che la scienza mette a disposizione dell'uomo fino a violentare la natura? La mia risposta è no, e vorrei abbracciare e stringere al mio cuore il fiorentino Beppino Englaro per la sua difficilissima, penosa e pietosa scelta. Per il suo impegno affinché a ciascuno di noi sia riconosciuto il diritto di scegliere, perché sono convinta come molti altri che un approccio unico non può esistere sulle questioni della vita e della morte».
(fn)
«Sono stati spesi fiumi di parole, di esecrazione o di solidarietà, ma nessuna di umana pietà. Forse nessuno si è posto la domanda delle domande: se Eluana fosse stata mia figlia, se avessi vissuto giorno dopo giorno, per interminabili anni, lo strazio dei suoi genitori, io che mi arrogo il diritto di giudicare in un senso o in un altro, cosa avrei fatto?
Ben più alta della mia è la parola di Sant'Agostino che dice "Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas" (Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell'uomo che risiede la verità). Vorrei inoltre ricordare, senza alcun intento polemico che l'art 7 della Costituzione italiana recita: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani".
Non voglio poi entrare nella diatriba se l'alimentazione forzata e l'idratazione siano un medicamento o meno in quanto mi ricorda quella sterile sul sesso degli angeli, perché mi interessa porre l'accento sulla questione della libertà e dei limiti sull'uso dei ritrovati della scienza, che la lotta di Beppino Englaro, di un uomo e di sua moglie, di un uomo e di una donna che amavano profondamente la loro figlia, pone a noi laici.
E' lecito ledere la libertà di morire dignitosamente usando, o meglio direi, abusando, di quello che la scienza mette a disposizione dell'uomo fino a violentare la natura? La mia risposta è no, e vorrei abbracciare e stringere al mio cuore il fiorentino Beppino Englaro per la sua difficilissima, penosa e pietosa scelta. Per il suo impegno affinché a ciascuno di noi sia riconosciuto il diritto di scegliere, perché sono convinta come molti altri che un approccio unico non può esistere sulle questioni della vita e della morte».
(fn)