Locchi (PdL): "Basta fango sugli informatori medici"
Questo l’intervento del consigliere del PdL Alberto Locchi
“Sono Alberto Locchi, Consigliere Comunale, e la mia professione lavorativa è quella di Informatore Medico Scientifico. Alla luce di quanto letto e sentito relativamente al noto scandalo, o presunto tale, venuto alla luce in questi giorni e riguardante il rapporto fra alcune case farmaceutiche ed alcuni medici di Firenze, ho ritenuto indispensabile, tramite questo mio intervento, con la collaborazione di Giacomo Navarra,Vicepresidente Unione Nazionale Informatori Settore Farmaceutico della Sezione di Firenze, puntualizzare e chiarire gli aspetti cardine della nostra professione.
Faccio l’Informatore Medico Scientifico da 27 anni e, nella mia carriera, ne ho viste e sentite di tutti i colori. Ma alla fine dei salmi la cosa che più mi disturba e crea imbarazzo è che della mia professione si parla solo quando escono fuori storie di presunte“mazzette” o di presunto “comparaggio”. Quando va bene il ruolo dell’Informatore Medico scientifico è assimilato a “quel rompiscatole che passa dal medico prima dei pazienti”.
Quanta ignoranza, quanta faciloneria, quanta approssimazione in queste popolari definizioni che troppo spesso si sentono o ancor più grave si leggono.
Non ho mai letto o sentito parlare delle mille problematiche che ha attraversato la mia categoria. Del dramma che tanti Informatori hanno vissuto a seguito delle varie crisi che le Aziende Farmaceutiche hanno attraversato in questi ultimi anni e che hanno comportato tanti, dolorosi, licenziamenti. Mai una parola è stata spesa dai politici, sia di destra che di sinistra, a nostro favore. Come se la categoria degli Informatori Medico Scientifici fosse una categoria votata al sacrificio ed in tal senso non degna di quell’attenzione che viene data a tutte le altre categorie in difficoltà.
Poi, d’incanto, magicamente, ecco che l’informatore medico scientifico, riappare e viene messo sulla gogna insieme alla sua Azienda quando ciclicamente, ma anche grazie a Dio assai sporadicamente, escono fuori gli scandali di questi giorni.
Io a questo gioco al massacro dico basta. E’ bene che finalmente venga fatta la luce che si deve su questa “misteriosa” categoria di lavoratori della quale faccio parte.
L’Informatore Medico Scientifico, dal 1993 col decreto legge 541, per esplicare la sua professione deve essere laureato in una disciplina scientifica, segue poi un corso iniziale presso la propria azienda che lo istruisce su tutti gli aspetti scientifici riguardanti i prodotti che andrà a presentare alla categoria medica. Poi, in seguito l’Informatore, con cadenza continua parteciperà a corsi di aggiornamento sia scientifici sia di comunicazione e dovrà anche sostenere test per acclarare se le normative di policy aziendale riguardo all’integrità, alla trasparenza ed al modo di comportarsi in qualsiasi situazione lavorativa si potrà trovare, siano ben chiare per fugare qualsiasi caso di illegalità o presunto tale.
L’Informatore Medico Scientifico, di certo sino al sopravvento dei PC, ma con alta percentuale tutt’oggi, è l’unica fonte di aggiornamento scientifico per la categoria medica. Negli anni vengono instaurati rapporti di collaborazione con i medici tali che, assai spesso, questi ultimi si rivolgono a noi Informatori per chiarimenti e delucidazioni riguardo alcuni aspetti dei prodotti che stanno prescrivendo.
Questo è il mio, anzi il nostro lavoro. E ne siamo orgogliosi! Tutto questo lo dico per non banalizzare una professione che banale non è ma che, viceversa, ha una sua nodale importanza all’interno del sistema paziente – medico – farmaco.
E’ pur vero che la prescrizione del medico è sicuramente un atto clinico fatto in scienza e coscienza e quindi frutto della dovuta appropriatezza ma, la stessa prescrizione – volenti o nolenti – è pur sempre un atto commerciale in quanto ne deriverà una vendita.
Va quindi ben compreso che le Aziende farmaceutiche come in fondo tutte le altre aziende debbono sottendere alle più ovvie dinamiche commerciali.
Un semplice esempio: se l’antibiotico “alfa” è in commercio con 3 nomi commerciali diversi di 3 aziende diverse (come la legge consente) e se solo 2 di questi vengono presentati al medico, è assai probabile che il terzo non abbia nessun riscontro commerciale…
L’altro aspetto che va ben compreso, e che mai come in questo momento di crisi è idiosincratico, è che se le Aziende farmaceutiche vedessero oltremodo rattrappito il loro fatturato avrebbero serie difficoltà nell’investire nuovi fondi nella ricerca per arrivare alla sintesi di nuove molecole farmacologiche. Ciò non toglie che negli ultimi anni, proprio per venire incontro alle ASL, anch’esse travolte dalle note problematiche attinenti la crisi che tutto e tutti ha colpito, le aziende hanno abbassato i prezzi dei farmaci.
Tutto questo, quindi, nel tentativo di cercare di fare ordine sulla nostra figura professionale, troppo spesso sfigurata nella sua realtà lavorativa, che poggia le sue basi sull’integrità nel tentativo di dare sempre e comunque una giusta e corretta informazione scientifica alla categoria medica prendendo le distanze, allo stesso tempo, da tutte quei personaggi che, approfittando del mondo farmaceutico, perpetrano affari non chiari se non addirittura criminosi. Se è vero che ciò avviene, purtroppo, in tutte le categorie professionali, è pur vero che questa è un’eccezione negativa che non può e non deve infangare l’onestà e la trasparenza della maggior parte degli onesti lavoratori”.
(fdr)