Sfollata da Marzabotto, aiutata dalla Polizia Municipale

La signora Lina cercava il luogo dove si era rifugiata nel 1944

Si era rifugiata a Firenze fuggendo dalla rappresaglia nazista di Marzabotto e adesso, dopo oltre 65 anni, voleva ritrovare il luogo dove era stata sfollata. Un desiderio, quello di Lina 81 anni, che si è esaudito grazie all’intervento della Polizia Municipale.
Tutto è iniziato con una telefonata arrivata al centralino del Comune e poi passata alla Centrale operativa della Polizia Municipale. All’apparecchio una signora di Bologna che all’agente ha spiegato il motivo della telefonata: trovare il luogo dove era stata sfollata nell’autunno 1944. Erano i giorni tra il 29 settembre ed il 5 ottobre ed i tedeschi arretravano dopo lo sbarco alleato. Ma l’azione della 16esima divisione Reichsfuhrer, comandata da Walter Reder, non si concentrò soltanto alla ricerca dei partigiani ma aggredì la popolazione inerme della vallata tra i fiumi Reno e Setta: a Grizzana, Marzabotto, Monzuno e zone limitrofe persero la vita 770 persone, compresi 221 bambini. Numerosi furono gli sfollati fra cui appunto Lina, giovanissima adolescente, e Anna Rosa, che aveva 14 mesi. Il destino le unì a Firenze, in un campo di sfollati gestito dall’esercito inglese.
Anna Rosa ha ricostruito una parte di storia in un libro raccogliendo le memorie dei sopravvissuti; Lina invece aveva dei ricordi del luogo (un grande portone, uno spazio enorme, un loggiato dove avveniva la distribuzione delle modeste razioni di cibo, una camerata dove si dormiva a terra in 30-40 persone, la facciata dell’edificio) ma non conosceva di preciso dove si trovasse.
Il 30 settembre il ricordo ha preso corpo. Quel giorno infatti Lina, insieme ad Anna Rosa, sono arrivate da Bologna dove abitano. Alla stazione di Santa Maria Novella sono state accolte dalla Polizia Municipale che le ha accompagnate in vari luoghi che avevano ospitato la popolazione sfollata nel 1944. Prima alla Scuola Marescialli dei Carabinieri esclusa perché non rispondente ai ricordi di Lina. E successivamente, grazie alla collaborazione dei Carabinieri e dell’Esercito, i vigili hanno accompagnato le due donne in via della Scala dove, al numero civico 68, fu allestito un campo di sfollati. Di fronte alla facciata Lina si è emozionata riconoscendo, nonostante i cambiamenti, il luogo dove trascorse quel drammatico periodo della sua vita. Si tratta della foresteria dell’Esercito e della Caserma Simoni, un tempo la caserma Vittorio Emanuele III sede del 3° Reggimento Genio Telegrafisti.
E per il prossimo futuro è già prevista una visita da parte di una più nutrita delegazione dell’Associazione vittime degli eccidi nazifascisti di Marzabotto. (mf)