Convegno "Le vittime vulnerabili", l'intervento della presidente dell'VIII Commissione Consiliare Maria Federica Giuliani (PD)

Questo l’intervento di Maria Federica Giuliani, presidente dell’VIII Commissione Consiliare Comune di Firenze

“Ringrazio e sono particolarmente onorata di portare il saluto del Comune di Firenze al Convegno "Le vittime vulnerabili", in particolare la dottoressa Valentina Manuali Presidente del Comitato Pari Opportunità presso il Consiglio Giudiziario di Firenze, l'avvocatessa Ilaria Chiosi del Comitato Pari Opportunità presso il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Firenze, la Fondazione per la formazione forense dell’Ordine degli Avvocati di Firenze.
Assistere le vittime del processo è sicuramente attività complessa che richiede competenza ed impegno ma anche disponibilità e capacità di uscire dagli schemi, che quali operatori del diritto a Voi sono consueti.
Il panorama normativo e giurisprudenziale, in un quadro di produzione nazionale e sovranazionale, registra una sempre più marcata attenzione verso i diritti e gli interessi processuali propri di coloro che subiscono il reato.
Ogni anno, nell’Unione Europea, più di 75.000 milioni di cittadini possono diventare vittime di reati gravi e vivere un’esperienza che può avere ripercussioni fisiche, emotive e finanziarie devastanti per essi stessi e per le loro famiglie.
La situazione delle vittime deboli, coloro cioè che hanno subito un trauma in conseguenza del reato, reclama oggi l’attenzione della società e di tutti i cittadini.
Assistiamo ad agghiaccianti episodi di cronaca di una violenza inaudita ed una spettacolarizzazione degli eventi delittuosi sempre maggiore che mostrano, con tutta evidenza, la vulnerabilità di certe categorie di soggetti.
A questi fenomeni le istituzioni ed il legislatore, forniscono risposte dubbie e spesso molto in ritardo, con la crescente difficoltà nell’ottenere giustizia e spesso addirittura nell’impossibilità poi di ottenerla, portando le “vittime vulnerabili” ad essere indotte anche alla cosiddetta “vittimizzazione secondaria”, ovvero il patimento di un nuovotrauma indotto dal processo connesso alla riedizione del ricordo.
Forte quindi l’esigenza di farsi carico e di assicurare come società civile, la migliore tutela alle vittime del reato in senso lato, siano esse persone offese o anche testimoni, così come è necessario cercare di prevenire certe forme delittuose nonché formare il personale tutto coinvolto.
L’Amministrazione Comunale e la Commissione Consiliare Pari Opportunità, hanno posto da anni particolare attenzione alla prevenzione ed alla lotta per l’eliminazione della violenza sulle donne, che rappresenta una violazione grave e diffusa dei diritti umani, come pure un ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza, e a cui anche il legislatore nazionale ha risposto con molto ritardo e con una giurisprudenza oscillante e a tratti discutibile; da sottolineare come solo dal 1996 grazie alla legge n.866/96, la violenza sessuale non sia più un delitto contro la morale ma sia riconosciuta quale delitto contro la persona.
Vari i progetti sostenuti dall’Amministrazione con il prezioso ed insostituibile contributo delle associazioni e del volontariato, dall’Unità di strada in collaborazione con l’associazione CAT, all’accoglienza con l’associazione Arcobaleno, allo spazio Intermedio Faro , e soprattutto il prezioso lavoro del Centro Antiviolenza di Artemisia che fin dal 1995 opera con efficacia e determinazione sul territorio.
Anche il Consiglio Superiore della Magistratura lo scorso febbraio ha svolto un incontro dal tema “I reati con vittima vulnerabile”, per una riflessione comune su questo protagonista misconosciuta del processo appunto, la vittima.
Correttamente sottolinea nel suo intervento il relatore, dottor Di Marzio giudice del tribunale di Napoli, che dobbiamo cominciare ad abituarci a parlare di riparazione del danno piuttosto che di risarcimento, perché alla vittima di un reato grave non può mai assicurarsi un risarcimento equivalente, “non è solo una questione di soldi ma pure, ad esempio, di assistenza, di solidarietà, ove necessario anche di aiuto nell’elaborazione di un lutto: perché quale che sia il risarcimento in denaro che riusciremo a garantire, rimarrà per sempre una cicatrice”.

(fdr)