Convegno al Cenacolo di Santa Croce , l'intervento del presidente del consiglio comunale Eugenio Giani

Questo l’intervento del presidente del consiglio comunale Eugenio Giani durante il convegno “Firenze, Bettino Ricasoli, l’Unità d’Italia che si è svolto oggi presso il Cenacolo di Santa Croce alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

“Signor Presidente della Repubblica, Autorità civili e militari, illustri ospiti, è un grande onore, che nel contesto di un anno significativo come quello che segna i 150 anni dell’Unità nazionale, siate qui, a Firenze, nella Basilica di Santa Croce, definita nell’ode ai Sepolcri da Ugo Foscolo il “Tempio della Itale glorie” nel ricordo di Bettino Ricasoli e con lui dei tanti patrioti che in Toscana contribuirono all’Unità d’Italia.
11 maggio 1859, esattamente 152 anni fa a Firenze, capitale del Granducato di Toscana, si evolveva nella costituzione di un più stabile Governo provvisorio un’esperienza nata 15 giorni prima, il 27 aprile 1859, quando il Granduca Leopoldo II di Lorena era fuggito per sempre, per fortuna in modo indolore, dalla reggia di Palazzo Pitti. Era stata una rivoluzione pacifica perché la classe dirigente toscana aveva saputo trovare unità d’azione per conquistare l’autodeterminazione, anticipando ogni altro stato preunitario italiano. Erano uniti Bettino Ricasoli, da circa 10 anni fuori da incarichi di politica attiva per il rigoroso rifiuto di avvallare l’impostazione filo austriaca seguita dai Lorena, lui più autorevole e prestigioso esponente di una classe dirigente, “i consorti”, moderata, quanto illuminata e competente.
Il popolano Giuseppe Dolfi, panettiere di San Lorenzo, principale riferimento per Mazzini e Garibaldi, sul cui monumento funebre al cimitero di San Miniato domina la scritta che era il suo programma politico “La democrazia”.
Ferdinando Bartolomei, primo Gonfaloniere della Firenze libera dai Lorena, esponente di punta di ciò che oggi chiameremo i liberali, espressione di nuova borghesia attiva. Insomma diremo che destra, sinistra e centro avevano unità d’azione nel perseguire l’obiettivo dell’indipendenza d’Italia.
Si era costituito un primo governo provvisorio con esponenti autorevoli come Peruzzi, Malenchini e Danzini, che avevano preso le redini di Palazzo Vecchio, ma 15 giorni dopo, con il riassestarsi in un nuovo e più forte governo provvisorio, l’11 maggio, Bettino Ricasoli assunse un ruolo attivo nella politica diventando Ministro degli Interni del Governo provvisorio, guidato dal Commissario Buoncompagni.
Il giorno dopo, nella prima circolare ai Prefetti della Toscana egli affermava:
“Questo è lo scopo a cui deve intendere con ogni sforzo ciascun Italiano. La Indipendenza è il bene massimo che bisogna conseguire: per conseguirlo non v’è sacrificio cui non si debba andare incontro risolutamente; la perdita della vita stessa non è un sacrificio; quindi è che il pensiero d’essere Italiano, e di volere essere indipendente, è il mio pensiero predominante, e confido che sia tale in tutti coloro che coopereranno meco nella pubblica cosa.
La Toscana ha in modo solenne manifestato il sentimento nazionale italiano che era in Lei, e che pur non volevasi riconoscere. E’ ormai tempo che le forze di questo Paese si dispieghino tutte quante. Il Governo Granducale le spengeva, o le ammolliva o le disperdeva. Il nostro nazionale Governo deve accenderle, corroborarle, riunirle. L’antica civiltà si unifichi colla nuova; le gloriose tradizioni del passato sieno agguagliate dalle virili opere del presente; e il sentirsi Toscani ci faccia degni e fermissimamente risoluti ad essere Italiani.”
Ricasoli assumerà progressivamente le redini del Governo e quando nel luglio del 1859, la pace di Villafranca fra i francesi di Napoleone III e gli austriaci sembrerà fermare il processo di unità italiana, egli diventerà Presidente del Consigli del Governo provvisorio e condurrà con decisione la Toscana al plebiscito dell’11 marzo 1860 quando con 366.571 voti, più del 90%, i toscani si pronunceranno per l’Italia unita, sotto la dinastia sabauda. Ricasoli proprio nel luglio 1859 consegnò il suo programma politico e ideale al manifesto che diventerà giornale, in una moderna concezione della comunicazione politica: “La Nazione”, quotidiano che egli dirigerà.
Ma vi è un secondo e non meno importante significato dell’11 maggio 1859 che oggi vogliamo ricordare: il nuovo governo provvisorio che si costituisce approva per la nuova Toscana la bandiera tricolore. Il Decreto adottato dal Governo recita testualmente all’articolo 2:
“I tre colori Nazionali saranno disposti in liste verticali nell’ordine seguente: il verde all’asta, il bianco in mezzo, il rosso fuori.”
Consentitemi, un testo puntuale al pari del dettato dell’attuale articolo 12 della Costituzione.
Molti pensano che la nostra bandiera si sia estesa per il territorio nazionale come processo di assimilazione ad una scelta già compiuta dal Piemonte dai Savoia. Non è così, almeno in Toscana.
Che l’Italia fosse subito unita, come per fortuna accadde in due anni, o che diventasse più progressivamente una “Confederazione”, come auspicava Napoleone III, i toscani autonomamente avevano già scelto l’11 Maggio 1859 che il tricolore fosse la loro bandiera. Per questo, Signor Presidente, Lei che apprezzabilmente si è tanto speso per valorizzare il significato della nostra bandiera in questi anni, vogliamo insieme al Sindaco, farLe omaggio della copia esclusiva autentica del Decreto che ho ricordato, sulla scelta del tricolore.
152 anni fa iniziò quindi un percorso che in due anni si concretizzò nell’unità d’Italia e se Firenze dal 1865 fu capitale del giovane Stato lo fu perché unificato nella lingua, nella cultura, ma anche per il ruolo di avanguardia politica che grazie a personalità come Bettino Ricasoli, seppe esercitare dal 1859 al 1861 e non a caso dopo la morte di Cavour, il Presidente del Consiglio del Regno d’Italia fu proprio il “Barone di ferro” che oggi vogliamo ricordare.
Grazie di cuore, Signor Presidente, per come i valori di libertà, indipendenza, solidarietà, identità culturale del popolo italiano sono da Lei interpretati oggi secondo i più alti ideali del nostro Risorgimento”


Firenze, 11 maggio 2011