Al via la rivoluzione del sistema dell'accoglienza
Un cambiamento radicale, improntato alla razionalizzazione dell’attuale sistema e che, con le stesse risorse, darà risposte, differenziate sulla base delle diverse esigenze, a un numero maggiore di utenti. È la rivoluzione del sistema dell’accoglienza temporanea per le fasce deboli e marginali della popolazione presentata questa mattina dall’assessore alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi. “Si tratta di un lavoro innovativo e destinato a modificare fortemente l’organizzazione dell’accoglienza e che punta a promuovere progetti personalizzatidi inclusione sociale nei confronti di individui che hanno la possibilità di portare in fondo un percorso di reinserimento nella società e di recupero dell’autonomia. Ma che al tempo stesso non abbandona chi non rientra in questa categoria, individuando sia per gli utenti di brevissimo periodo sia per gli ospiti storici, quelli cioè da anni transitano nelle varie strutture e che non hanno gli strumenti per ritrovare l’autonomia, risposte adeguate”.
Per costruire il nuovo sistema, improntato al concetto di filiera e che individua strutture diverse a seconda della tipologia dell’intervento, il primo passo è stato l’analisi dell’attuale organizzazione e dell’utenza degli ultimi anni. Fino ad oggi le strutture destinate all’accoglienza (diurna o notturna) di soggetti in gravi condizioni di disagio economico, familiare e sociale erano 12 di proprietà del Comune, dell’Asp e quelle convenzionate, sono 12 per complessivi 363 posti letti. A queste si devono aggiungere le strutture destinate alle persone che escono dal carcere e quelle afferenti all’area immigrazione (per esempio quelle utilizzate per l’accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo nell’ambito del Progetto Paci), oltre ovviamente alle strutture utilizzate per l’accoglienza invernale e in casi di emergenza. Ebbene, dal 2004 ad 2010 gli utenti sono stati ogni anno un migliaio (dai 1.114 nel 2004 ai 1.183 del 2009) con il picco fino a 1.351 l’anno scorso anche a causa dello sgombero dell’ex Meyer e della risposta all’emergenza a seguito dell’incendio all’ex scuola Caterina dei Medici in viale Guidoni (soprattutto cittadini somali e marocchini). Si tratta nella stragrande maggioranza di casi di individui singoli (1.174 pari all’87%), ma non mancano i nuclei familiari e/o le madri con figli minori (177 di cui 94 minori). Per quanto riguarda la nazionalità, gli utenti italiani sono stati 431 seguiti dai cittadini del Marocco (199), della Romania (181) e della Somalia (115).
Il trend registrato negli ultimi anni ha visto l’invecchiamento degli utenti italiani (con una riduzione della fascia di età 30-49 e un progressivo aumento della fascia oltre i 50 anni) mentre per gli stranieri si mantiene stabile la fascia intermedia 30-49 anni. “Questo si traduce in incremento di quel gruppo di utenti in cui il disagio è diventato cronico e spesso accompagnato da problemi di salute – ha aggiunto l’assessore Saccardi –. E tra queste persone si registrano il maggior numero di casi di utenti storici, ovvero persone che, nel corso degli ultimi sei anni, sono sempre stati presenti in una struttura del Comune. In totale si tratta di 97 persone per le quali una situazione che dovrebbe essere temporanea si è trasformata in un’accoglienza stabile andando a rispondere più a un bisogno abitativo che a un progetto sociale mirato all’inclusione”. Analizzando i 97 storici si evidenzia come si tratti o di persone di età avanzata (ben 69 sono over 50 anni) oppure di persone giovani (età media under 40) , senza fissa dimora e con problematiche sanitarie (spesso riconducibili a dipendenze) o psichiatriche. “Per queste due categorie di utenti storici – ha sottolineato l’assessore Saccardi – abbiamo individuato una forma di accoglienza specifica, che mira al mantenimento dell’autosufficienza senza però definire un progetto personalizzato di inclusione, difficilmente perseguibile”. È quello che nella nuova organizzazione viene definito il 4° livello di accoglienza e rappresenta una delle novità del sistema. Si tratta di un accoglienza residenziale di medio-lungo periodo che funziona anche da protezione sociale nei confronti di persone non autosufficienti: i posti a disposizione saranno 116 in diverse strutture (Albergo Popolare, OASI, Casa della solidarietà, minialloggi Mameli) in cui gli utenti possono restare 6/12 mesi rinnovabili.
Nessun progetto di inclusione è previsto anche per il 1° livello di accoglienza, quello che risponde al Pronto Intervento Sociale (da 72 ore a 30 giorni) e della Pronta accoglienza notturna (da 15 giorni a 3/6 mesi rinnovabili): si tratta di 137 posti letto presso l’Albergo Popolare, San Paolino e Ostello del Carmine, destinati a utenti che si trattengono per periodi limitati di tempo. La scommessa dell’Amministrazione risiede invece nei due livelli centrali di accoglienza che mirano, attraverso progetti di inclusione sociale, al recupero dell’autonomia dell’utente. Il 2° livello di accesso (187 posti letto + 40 posti diurno) prevede l’accoglienza e percorsi di autonomia attraverso politiche attive (6 mesi rinnovabili): le strutture coinvolte sono Albergo Popolare, San Paolino, San Michele a Rovezzano, Santa Lucia, minalloggi al Fuligno, progetto Arcobaleno, Samaritano e Casanova. Il 3° livello di accesso offre invece un’accoglienza residenziale (per periodi di 12 mesi e oltre) finalizzata sempre a un progetto di recupero dell’autonomia. I posti sono 77 distribuiti tra Casa Per, Albergo Popolare, Baccio da Montelupo e il sistema degli appartamenti). “Il nostro obiettivo è far uscire le persone dalla condizione di marginalità attraverso progetti mirati che puntano al recupero dell’autonomia, iniziando dal lavoro. Per questo – ha ribadito l’assessore – abbiamo messo in rete tutti i soggetti, tra cui la Provincia, attivi in questo settore in modo da poter offrire alle persone varie opportunità come i centri di educazione al lavoro, i servizi di orientamento per le fasce deboli e la possibilità di lavoro in una cooperativa di tipo B. Ovviamente spetterà ai servizi sociali individuare per ciascun utente la giusta risposta, indirizzando la persona nella struttura più idonea e, nel caso, attivare il percorso di recupero dell’autonomia”. La nuova filiera dell’accoglienza, con un investimento di 4.100.000 euro (confermato la cifra dell’anno scorso) prevede, grazie alla razionalizzazione del sistema, 120 posti letto aggiuntivi (20 in più per donne e donne con bambini, 60 per persone senza fissa dimora particolarmente fragili e 40 per progetti di autonomia). E andrà a comprendere anche strutture finora separate, quali quelle per gli ex detenuti in uscita dal carcere (24 posti letto per uomini e 6 per donne) e per i lavoratori stranieri (32 posti in edifici dedicati). “L’Amministrazione comunale metterà a disposizione 523 posti letto e 40 posti in centri diurni che saranno poi materialmente gestiti dall’Asp Montedomini. Si tratta di una risposta importante – ha ribadito l’assessore Saccardi – ad un bisogno diventato negli ultimi anni sempre più pressante. Una risposta che vuole superare il mero assistenzialismo per offrire alla persone in difficoltà l’occasione per recuperare l’autonomia e uscire dalla situazione di marginalità”.
Accoglienza invernale
Per quanto riguarda l’accoglienza invernale, il servizio quest’anno è stato in funzione dal 22 novembre al 3 aprile per un totale di 133 giorni e ha visto il coinvolgimento di cinque strutture: l’Albergo Popolare (7 posti per uomini), le Foresterie Fuligno (28 posti per ospiti donne), la Foresteria Pertini (posti per 48 uomini), l’Ostello del Carmine (80 posti sempre uomini) e il centro della Caritas in via Panicale (posto per 12 donne). In totale sono state 559 le persone “accolte” a fronte di 175 posti a disposizione con un turn over di 3,20. “Rispetto allo scorso anno – ha sottolineato spiegato l’assessore Saccardi – abbiamo accolgo 194 persone in più”.
E rispetto allo scorso anno sono state accolte 194 persone. La struttura che ha visto il maggior turn over è stato l’Ostello del Carmine (322 persone per 80 posti) seguita dalla Foresteria Pertini (133 per 48 posti) e la struttura di via Panicale (29 accoglienze per 12 posti).
Interessanti i dati relativi alle caratteristiche dell’utenza, che si caratterizza come prettamente maschile e straniera. Su 559 ospiti, infatti, ben 536 sono individui singoli e soltanto 10 le donne con figli (13). La stragrande maggioranza è risultata straniera: 421 di cui 354 uomini; i cittadini italiani sono stati 138 (di cui 127 uomini). Per quanto riguarda la nazionalità degli ospiti, oltre agli italiani (108), il gruppo più numeroso è quello dei rumeni (84) ) e quello dai cittadini del Marocco (66). A distanza Tunisia (24), Algeria (20), Albania (14), Polonia (13) e Somalia (11). E ancora l’utente medio ha 44 anni ma, l’età media degli italiani risulta più alta (48 anni) rispetto ai cittadini stranieri (42 anni).
Un altro dato significativo è quello legato alla provenienza degli ospiti: circa la metà, ovvero 278, hanno esibito un documento valido che ha permesso di accertare la residenza. Tra questi 99 sono risultate residenti a Firenze e già a carico di un Siast (e ospitate almeno una volta dal sistema delle accoglienze); 26 le persone residenti a Firenze ma non in carico ai servizi sociali (e mai entrata nel sistema delle accoglienze); 153 le persone residenti in altre città. “Questi dati evidenziano ancora una volta come l’utenza dell’accoglienza invernale sia composta per la metà da persone senza domicilio o residenza – ha sottolineato l’assessore Saccardi – cui si aggiungono un discreto numero di persone provenienti da altre città. Su 559 persone, infatti, soltanto 125 siano residenti a Firenze”.
L’accoglienza invernale 2010/2011 ha visto l’introduzione del contributo simbolico di un euro a notte per la permanenza per periodi superiori a 15 giorni nelle strutture (con deroga per alcuni progetti mirati e per le mamme con figli minori). Sono stati raccolti 8.000 euro che sono stati versati in un apposito fondo per le politiche attive, ovvero per quegli interventi dedicati alle persone senza fissa dimora per favorire il loro reinserimento nella società, come per esempio borse lavoro o corsi di formazione. “Con questo denaro – ha spiegato ancora l’assessore Saccardi – finanzieremo tre o quattro progetti mirati su altrettante persone individuate delle associazioni che insieme all’Amministrazione gestiscono l’accoglienza. Persone che, secondo gli operatori, sono in grado di portare avanti un percorso di inclusione sociale che punta a renderli autonomi”. (mf)