Festival d'Europa, l'intervento di Valdo Spini nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio

Questo l'intervento del presidente della Fondazione Circolo Rosselli Valdo Spini durante la conferenza "I problemi della cooperazione nel'ambito della sicurezza e difesa della Ue" che si è svolta oggi nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio nell'ambito del Festival d'Europa. (lb)

"Il campo della cooperazione, in tema di sicurezza e di difesa nell’ambito delle istituzioni della Unione Europea come tale, è uno di quello in cui si debbono registrare passi indietro piuttosto che passi in avanti. Personalmente come presidente della Commissione difesa della Camera dei Deputati (1996-2001) ho vissuto momenti molto belli nella cooperazione europea in fatto di difesa. Nel 1997 si dispiegò la prima missione militare di pace senza la partecipazione Usa. Fu la missione Alba in Albania, a guida italiana. Era il periodo della dichiarazione di Saint-Malo anglo-francese di Saint-Malo 1998 e degli headlines goals stabiliti ad Helsinki nel dicembre 1999 per una forza di pronto intervento europea. C’era anche un problema di controllo democratico che il Parlamento Europeo, nelle sue competenze , non era ancora in grado di assicurare. Allora, nel 2000 e nel 2001 realizzammo, e vi potei partecipare di persona, a Parigi e a Stoccolma le prime riunioni dei presidenti delle commissioni difesa dei parlamenti nazionali dell’Unione Europea, naturalmente nel paese presidente di turno dell’Unione Europea.
Tutto questo è ampiamente documentato e dibattuto in un altro convegno internazionale della nostra Fondazione, che si tenne a Firenze proprio dieci anni fa, il 16 e 17 febbraio 2001 e i cui atti sono pubblicati in “La politica comune di sicurezza e difesa in Europa” (n.3/2001, Alinea Ed, Firenze).
Poi c’è stato il periodo della Convenzione per l’avvenire dell’Europa di cui mi onoro di essere stato membro, il suo progetto di Nuovo Trattato Istituzionale con il più riduttivo Trattato di Lisbona che ne è scaturito. Con Lisbona sono state create le nuove istituzioni nel campo della politica estera, come il ministro degli esteri europeo e la Pesd è stata dichiarata parte della politica estera comune. Lì, conoscendo le difficoltà di un atteggiamento omogeneo dei paesi europei di fronte al tema della difesa, si era puntato anche sulla cooperazione strutturata permanente tra gruppi di stati.
Sennonché se Saint-Malo prima versione (4 dicembre 1998) è stato un documento in cui la Francia portava verso la difesa europea la Gran Bretagna, Il secondo documento anglo francese, quello di Londra del 2 novembre 2010, “porta via” la Francia dalla difesa europea affermando una cooperazione di tipo bilaterale. Visto il tradizionale disinteresse della Germania, altro grande dell’Unione Europea, dato anche che Francia e Gran Bretagna sono le due potenze europee con armamenti nucleari, questo crea un polo di collaborazione nell’ambito delle difesa fuori dal contesto delle istituzioni europee.
Inoltre, si è dimostrato che si possono creare tutte le istituzioni europee possibili, ma quando la richiesta di partecipazione alle missioni militari internazionali passa dalle risposte dei singoli governi nazionali, le prime hanno scarso potere, i secondi sono ancora lo scacchiere decisivo.
Per la verità, quando avevamo deciso di fare questo convegno per rilanciare una tematica rimasta in ombra, non si erano ancora verificati gli avvenimenti dei paesi dell' Africa settentrionale e del Medio Oriente con la relativa mobilitazione di opinione pubblica e di richieste di rinnovamento. Soprattutto non era ancora scoppiata la guerra in Libia con annessi e connessi. L’Italia , ad un certo punto, ha chiesto una responsabilità Nato delle operazioni decise dall’Onu proprio per assicurare quella multilateralità che sembrava inizialmente compromessa.
Questo però conferisce una particolare attualità al convegno. L’Italia ha più che mai bisogno di una politica europea nell’ambito della sicurezza e della cooperazione. Oggi, di fronte agli avvenimenti in corso, domani se se ce ne sarà la possibilità, per dare stabilità politica e sociale sulla sponda sud del mediterraneo.
Non si può dire peraltro che oggi l’Italia abbia un rapporto privilegiato con le singole nazioni europee. Non lo ha con la Germania che ha scelto di non partecipare alle operazioni sulla Libia. Non lo ha con la Francia e la Gran Bretagna che hanno seguito percorsi diversi nell’intervento in Libia. Mi sembra di potere anzi affermare che l’intervento attivo della nostra Aeronautica è stato sostanzialmente il frutto di una richiesta americana, direttamente formulata dal Presidente Obama.
Proprio un paese come il nostro ha bisogno di Europa e il nostro qualificato convegno è chiamato a riaffermare questo concetto e ad analizzare le vie e le modalità con cui questo obiettivo potrà in futuro essere conseguito".