Consiglio comunale su impresa e ricerca, il vicesindaco Nardella: "Il Piano regionale di sviluppo riconosca il ruolo di Firenze"
Il vicesindaco Dario Nardella ha chiuso oggi la sessione del consiglio comunale aperto dedicata al tema "Impresa e ricerca nello sviluppo dell'economia nel territorio fiorentino". Ecco il testo del suo intervento.
“Nel ringraziare il presidente del Consiglio Comunale e le colleghe Rosa Di Giorgi e Cristina Giachi per avermi reso partecipe nella promozione di questa seduta tematica, dico subito che il dibattito consiliare di oggi cade in un periodo davvero decisivo per chi oggi è chiamato a disegnare il futuro di Firenze. Tra qualche settimana questa assemblea voterà il Piano strutturale di Firenze, il documento politico-programmatico più importante nella pianificazione urbanistica che avrà un inevitabile impatto sulle dinamiche economiche del nostro territorio, anche oltre i confini comunali. Inoltre, proprio in questi giorni la Giunta Regionale ha approvato il nuovo Piano Regionale di Sviluppo, anch’esso un atto di valenza altamente strategica che fissa i parametri del modello di sviluppo di tutta la regione nell’ambito economico, tecnologico, ambientale, delle infrastrutture, della ricerca. Tutto ciò avviene mentre il Paese e l’intera Europa sono afflitti da quella che ormai è definita come la più grave crisi economica dal Secondo dopoguerra, segnata dalla fragilità dei mercati finanziari, il crollo dei consumi, l’aumento incontrollato della disoccupazione, a cui si aggiunge una tensione sociale aggravata dalle vicende che da più mesi ormai stanno cambiando la geopolitica del Mediterraneo.
Qual è il futuro che attende Firenze di fronte a tutto ciò dunque? E’ giusto e opportuno, ritengo, per una sede come questa porsi una domanda del genere. Ed in particolare è giusto intravedere le risposte a questa domanda in una sfida che è al disopra delle altre. La sfida dell’innovazione.
Negli ultimi anni il termine “Innovazione” è stato assai utilizzato, nell’economia come nella politica. Come spesso accade, le parole dal significato più ampio e indefinito sono anche le più abusate.
In linguistica, ricorda il “Devoto Oli” l’innovazione indica un’incessante alternanza col principio opposto della conservazione. Ma alcune delle descrizioni più convincenti si possono trovare anche nella più grande enciclopedia libera del mondo, “Wikipedia”. Qui, si legge, l’“Innovazione è cambiamento che genera progresso umano; porta con sé valori e risultati positivi, mai negativi. Il cambiamento che porta peggioramento delle condizioni non è innovazione: è regresso”.
Vi sono dunque molti modi con i quali declinare il concetto di innovazione e altrettante discipline nelle quali applicarlo. Nel caso dell’amministrazione di una città, io penso, che il modo più efficace di concepire l’innovazione, sia quello di legarlo allo sviluppo del nostro territorio, sia dal punto di vista materiale che immateriale.
Del resto l’innovazione è la cifra distintiva su cui si è caratterizzato il programma di Governo della Giunta Renzi, sia nelle sue enunciazioni, che nelle attività successive. In questo breve intervento non avrei il tempo di passare in rassegna tutte le azioni che abbiamo posto in essere sul solco di questo valore, pertanto concentrerò il mio breve intervento sull’analisi di alcune tra le principali aree di relazione tra l’evoluzione della città e l’evoluzione delle dinamiche di innovazione tecnologica ed economia della conoscenza, indicando alcuni risultati già prodotti, suggerendo intuizioni ed evidenziando i punti programmatici di questa Amministrazione. Anche per questo non entrerò specificamente nel merito delle problematiche della ricerca scientifica e del rapporto università-città, o dell’edilizia sostenibile, oggetto di altri interventi che seguiranno.
Mi limito quindi ad evidenziare i tre volti di Firenze, dai quali emerge con più nettezza il modello di una città per l’innovazione e lo sviluppo, i volti con i quali mi confronto più spesso nella posizione che attualmente rivesto nella Giunta. Penso alla città dello sviluppo, alla città sostenibile e alla città digitale.
Firenze, città dello sviluppo
Firenze, come città dello sviluppo, non può anzitutto porsi il tema dell’innovazione della sua risorsa più preziosa, ovvero il patrimonio culturale. Se l’Europa ha di fronte la scommessa della società post-industriale, allora Firenze può rivestire oggi un ruolo strategico in questa trasformazione sociale ed economica. Esiste cioè una via fiorentina al “post-industriale”, che passa inevitabilmente dalla valorizzazione del nostro straordinario patrimonio culturale. L’innovazione applicata ad un modo moderno di fruire dei nostri beni culturali consente a Firenze l’opportunità di perseguire il cambiamento reinventando la tutela e il godimento del suo patrimonio senza però recidere il filo con il passato. Si tratta di mettere in atto una strategia per la quale l’antico diventa un ponte per la modernità. Da qui lo sforzo della nostra amministrazione nell’aumentare l’impegno verso lo sviluppo di un turismo di qualità e l’affermazione di un’immagine internazionale di Firenze nel mondo per superare la logica radicata secondo la quale questa città vive grazie a rendite di posizione. L’evento Florens 2010, da noi sostenuto, ha per esempio declinato le principali coordinate di questa progettualità, sviluppando la rete con altri enti e istituzioni pubbliche e private, nella ricerca, nella cultura e nell’economia. Da questa esperienza è nata di recente la Firenze card. Dopo un decennio di progettualità, siamo riusciti a dar vita ad una inedita cooperazione tra musei statali e cittadini mettendo in pratica una politica di innovazione di un prodotto-servizio avanzato, a livello tecnologico, organizzativo, di governance e di marketing della città.
Tecnologia e patrimonio culturale sono anche al centro del Distretto tecnologico dei beni culturali: (PUNTO 8.16 del programma di mandato): “Firenze non può più permettersi di occuparsi di cultura, di sviluppo economico e di innovazione tecnologica su tre tavoli per lo più separati. Sulla scorta di esperienze di successo in luoghi sovente molto meno fortunati di Firenze, il Distretto Tecnologico dei Beni Culturali sarà il progetto che unirà questi tre grandi temi del futuro della città in un masterplan ed in una governance di sistema in grado di attrarre risorse pubbliche e private finalizzate allo sviluppo di progetti innovativi nel tema del restauro e della formazione avanzata…”
Negli ultimi anni è maturata una nuova consapevolezza del rapporto tra economia e cultura, e soprattutto del ruolo della cultura come risorsa strategica dello sviluppo locale e ciò è particolarmente vero per un territorio come quello di Firenze e della nostra Regione dove il binomio innovazione e patrimonio culturale possono rappresentare un veicolo per proporre ed attrarre una serie di importanti risorse per il futuro. Sempre più la filiera di ricerca, innovazione e nuova industria si articolano intorno alla ricchezza culturale delle nostre città, con la possibilità di creare trasferimenti di competenze, incentivare nuova imprenditorialità e nuova occupazione sia nei mercati nazionali che internazionali.
Uno degli snodi principali del PRS, appena annunciato, riguarda infatti i distretti territoriali, e tra questi, particolare attenzione è riservata a quello dei beni culturali, che avrà il suo cuore nella città di Firenze. L’obiettivo è quello di essere pronti ad aiutare lo sviluppo di una vera e propria industria incentrata sulla gestione, conservazione e valorizzazione dei beni culturali che alimenta competenze sofisticate di chimica, biologia, fisica, climatologia, geologia, informatica e produce strumentazioni software, metodologie di impiego e formazione di operatori specializzati (dal restauratore, all’esperto di digitalizzazione, dal conservation scientist, al manger di museo o di eventi culturali gigitali, all’editoria innovativa, etc.) creando una vera e propria filiera produttiva e di conoscenze. In questo percorso, il Comune di Firenze può giocare un ruolo decisivo soprattutto con la realizzazione di una serie di azioni e di attività finalizzate allo sviluppo di progetti proposti da imprese, che possono a loro volta associare i contributi di Università e altri soggetti, per la realizzazione di nuove tipologie di prodotti e/o servizi applicabili al settore dei Beni Culturali.
Una prima applicazione dello start-up del distretto sarà il Progetto delle Murate Parco Urbano dell’Innovazione: Il Comune di Firenze, attraverso il Servizio Promozione economica, turistica e strategie di sviluppo, sta lavorando ad un progetto di creazione e sviluppo di un Parco Urbano dell’Innovazione, destinato ad ospitare imprese nuove o esistenti attive nei settori produttivi delle tecnologie per la valorizzazione dei beni culturali. Il nascente Parco, gestito in collaborazione con gli assessorati alla casa e alla cultura, avrà il suo nucleo centrale nel complesso immobiliare “Le Murate”, ex carcere recentemente ristrutturato e riqualificato con finalità di utilizzo plurifunzionali. Esso sarà il polo di sviluppo delle nuove imprese innovative nel settore dei beni culturali, ma ospiteranno anche attività di ricerca applicata nel settore, e saranno la piattaforma fisica della fertilizzazione incrociata tra mondo della tecnologia e mondo delle produzioni culturali, attraverso la progettualità promossa dall’assessorato alla cultura.
Quando parliamo di nuove imprese ci riferiamo anche al difficile e affascinante campo degli incubatori di impresa, nel quale, lasciatemelo dire, Firenze è stata antesignana ed è a tutt’oggi una realtà nazionale di riferimento.
Incubatori di impresa: (PUNTO 7.10 del programma di mandato): “nostro compito deve essere dare opportunità e sostegno alle giovani idee e a chi si impegna per l’innovazione Per questo è fondamentale potenziare l’incubatore…”.
Caso unico in Italia, la politica per lo sviluppo di nuova impresa innovativa e legata alla ricerca è nata dalla iniziativa del Comune, che nel 2000 lancia tale progettualità, condividendola da subito e fino ad oggi con Università , provincia e CCCIA. L’incubatore tecnologico del Comune di Firenze è la struttura che dall’anno della sua realizzazione (2003) permette di agevolare, incentivare e aiutare la nascita di nuove imprese con forte connotazione innovativa e tecnologica. Questo oltre ad essere un importante motore di sviluppo economico (più di 27 progetti sono divenuti vere e proprie imprese alcune delle quali di successo) e di nuova imprenditorialità consente di creare rapporti e relazioni con il tessuto industriale comunale e regionale dove sono presenti anche di grandi imprese (GE, KME; Menarini, ecc.) che possono essere importanti interlocutori per queste nuove realtà. A questo si deve aggiungere l’importante impegno che l’Amministrazione ha dedicato e dedica alla cura dei rapporti con il mondo universitario. All’inizio del mandato l’amministrazione ha firmato un protocollo di intesa con l’Università degli Studi di Firenze (proprietaria di una seconda struttura presso il polo di sesto) per la gestione coordinata e congiunta delle attività creando così importanti sinergie. Obiettivo strategico è popolare in particolare il quadrante nordovest della città, tra brozzi-osmannoro-polo di sesto, di un tessuto di imprese innovative in grado di essere una opportunità per i giovani più capaci. Un progetto di cooperazione grazie al quale proprio in queste settimane, Comune e Università sono riusciti insieme ad ottenere un finanziamento regionale superiore al milione di euro per i prossimi tre anni.
Il rapporto tra territorio e imprese passa anche dalla capacità di attrarre l’imprenditoria dall’esterno per insediarla nella nostra città. A questo obiettivo guarda il progetto Investing Florence, già partito l’anno scorso, con un programma di forte riproposizione della dimensione internazionale della città. In questi mesi abbiamo presentato ai gruppi industriali e ai mercati europei, americani e asiatici una gamma di opportunità di investimento in città strutturato nel format “investing florence”, giornate di incontro con investitori stranieri che vengono a Firenze per conoscere opportunità di investimento. Dopo la fortunata edizione del 2010 con le imprese francesi, quest’anno lavoriamo ad ulteriori edizioni della Manifestazione con l’India, introdotta dalla recente missione del sindaco a Mumbai, e USA, in preparazione a Vespucci 2012.
Sviluppare una strategia di insediamento di nuove realtà legate all’economia della conoscenza, a partire da università dei paesi emergenti, è una intuizione strategica a cui l’amministrazione sta lavorando convintamente. Sia attraendo nuovi soggetti, come nel progetto per l’Università del BRIC, sia favorendo la crescita dei soggetti attualmente presenti, tra cui Polimoda e la Scuola Francese, solo per fare due esempi di fruttuosa collaborazione recente.
Cinque sono pertanto le leve principali su cui si basa il modello di Città dello sviluppo (da concepire come Città Metropolitana dello sviluppo):
1) La creazione e lo sviluppo di Imprese hi tech anche in settori “tradizionali” (es Distretto Tecnologico dei beni culturali; Distretto tecnologico Ferroviario)
2) La creazione di nuove imprese innovative (Incubatori) ma anche nell’artigianato artistico, grazie al recente rilancio del Vecchio Conventino, struttura che ospita imprese di eccellenza del settore, e al bando per le imprese dell’artigianato artistico ex legge Bersani, appena lanciato dalla Amministrazione.
3) La presenza di imprese multinazionali e di grandi imprese sul territorio da sempre motore di sviluppo economico e creazione di innovazioni. Aziende alle quali l’Amministrazione chiede di contribuire a disegnare la città del futuro, e le reti di relazioni globali che la caratterizzano.
4) Creazione di reti di impresa e creazione di contratti di rete di impresa (es artigianato, turismo, etc.)
5) Infrastrutture: Incubatore; Murate; Conventino ecc.; Ma anche spazi per nuovi centri di ricerca e università (es. San Firenze). Una declinazione della politica dei 100 luoghi promossa dal sindaco riletta alla luce dell’economia della conoscenza e innovazione. D’altra parte la tradizione del Comune nel settore parte da lontano, avendo creato negli scorsi decenni, impegnando anche prestigiosi immobili comunali, realtà quali il Polimoda, la Scuola di Scienze Aziendali, la Scuola Superiore di Tecnologie Industriali e la Fondazione per l’Artigianato Artistico.
Si tratta di un modello di sviluppo locale al quale la Regione Toscana deve guardare con grande attenzione. Abbiamo avuto modo di apprezzare i primi resoconti del nuovo PRS, che incentra ogni sforzo su strategie rilevanti, come la lotta alla rendita, la tutela del paesaggio e la valorizzazione delle risorse ambientali, l’investimento sulla ricerca e l’innovazione appunto. Queste strategie devono però incrociarsi con un concreto sviluppo dei territori e con la vocazione specifica delle grandi aree urbane. Firenze è il cuore del quarto distretto metropolitano industriale dell’intero Paese e anche per questo è il perno, economico, culturale, anche in termini di immagine internazionale, di tutta la Toscana. Non riconoscere questo ruolo potrebbe essere un errore strategico molto serio. Per questo ci aspettiamo che il PRS nei contenuti attuali e in quelli che si potranno implementare nelle prossime settimane, preveda azioni specifiche di promozione dell’economia urbana e punti sul binomio Regione-Capoluogo.
Su questo fronte sono stati fatti passi significativi dalla Giunta regionale, ma riteniamo che molto si possa e si debba ancora fare. Perché una cosa è chiara a tutti noi: se Firenze è fragile è fragile tutta la Toscana, se Firenze è forte è forte anche tutta la Toscana.
Firenze, città sostenibile.
Lo sviluppo di Firenze non può che essere uno sviluppo sostenibile. Dal lavoro seminale di Al Gore in cui si denunciava che oltre la metà dell’inquinamento nel mondo viene prodotto dalle città, a livello urbano è cresciuta la sensibilità verso un approccio al tema energetico-ambientale affrontato in modo strategico, e legato alle evidenti implicazioni in termini di sviluppo di una economia innovativa legata al settore, la cosiddetta green economy.
Il 16 Agosto Firenze presenterà alla Unione Europea il documento di impegno a raggiungere impegnativi obiettivi di riduzione della CO2, documento che individuerà obiettivi e impegni per tutte le aree del comune che possono concorrervi. Dal risparmio energetico nelle scuole e negli impianti sportivi, alle strategie per ridurre l’impatto di sistemi non performanti di riscaldamento e condizionamento in città, allo sviluppo della mobilità elettrica e dei biocarburanti, al nuovo sistema di smaltimento dei rifiuti, alla tramvia, ai modelli di costruzione ecosostenibili, l’importante è uscire dalle logiche settoriali per aumentare la cifra strategica, la vision complessiva di sostenibilità e l’integrazione delle azioni, nonché il loro controllo nel tempo, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Patto.
E’ del tutto evidente che il piano strutturale si concentri su tali valori, puntando su un ambiente in cui sostenibilità e innovazione interagiscano continuamente nel contesto applicativo urbano.
La mobilità sostenibile è un luogo di grande attuazione di scelte di sostenibilità innovativa. Basta pensare a quanta innovazione è contenuta nelle opere pubbliche infrastrutturali programmate dal Comune in questo ambito.
Ne è un esempio la progettualità che l’amministrazione sta attivando nel settore della mobilità elettrica. Un settore che vedrà dal 2012 una rivoluzione grazie alla produzione industriale di mezzi a trazione totalmente elettrica, pensati per l’utilizzo urbano. Quale migliore città di Firenze per questo nuovo ecosistema di mobilità? Già il programma di mandato ha affermato questo obiettivo con chiarezza. Del resto Firenze, con 120 colonnine attive e un parco circolante di 4000 mezzi, tra cui i bussini elettrici del centro, è già la città più elettrica di Italia. Obiettivi futuri saranno quelli di realizzare una rete di ricarica capillare in grado di arrivare dove le auto sostano, in particolare abitazioni, parcheggi pubblici e parcheggi aziendali, puntando su un adeguato sistema di incentivazione economica e di regolamentazione, su modelli tecnologici a rete e di servizio innovativi in grado di favorire l’intermodalità, su una cultura nuova della mobilità.
E’ per questo che l’Amministrazione, con l’impegno degli assessorati allo sviluppo economico, alla mobilità e all’innovazione, sta avviando un masterplan innovativo, grazie anche ad accordi con grandi players nel settore automobilistico nonché con utilities del settore energetico. Segmenti di mobilità come quello turistico, le flotte aziendali o la logistica urbana potrebbero essere tra i più interessati al tema in una fase iniziale.
Le iniziative citate, non esaustive delle azioni dell’amministrazione, caratterizzate da un elevato gradiente di innovazione, sono legate da una attenzione trasversale alla qualità della vita, e non hanno per obiettivo solo il centro urbano, ma tutto il territorio comunale. Il recupero dei volumi vuoti o abbandonati della città sarà una autentica palestra di fusione di scelte di sostenibilità, innovazione e attenzione alla qualità della vita.
Una città che si muove verso la sostenibilità promuove scelte analoghe in altre città e contribuisce a sviluppare una filiera industriale verso il mercato della green economy, che oggi vive un momento di sbandamento causato dal blocco degli incentivi attivato dal Governo che ci auguriamo possa essere risolto rapidamente e nel modo più utile alle imprese.
Con questi intendimenti, il Comune, all’interno della geografia regionale dei poli di innovazione, sta promuovendo la nascita di Polis, il polo di innovazione legato alla sostenibilità urbana. Cioè come fare emergere idee e progetti di sostenibilità urbana grazie a un sistema di relazioni strutturato e continuativo tra Enti locali, Ricerca e Imprese del territorio. Dei 12 poli regionali questo è l’unico che si occupa di pensare alla città del domani e alle scelte che già da oggi possono essere implementate. Nasce a Firenze. La scorsa giunta il Comune, dopo averlo promosso, ha formalmente aderito, insieme alle amministrazioni locali dell’area metropolitana della toscana centrale, al mondo della ricerca nelle sua varie articolazioni, ed a circa 200 imprese che hanno manifestato interesse al tema. Tecnologie per la mobilità sostenibile, per il risparmio energetico, per la conservazione dei beni culturali, sono tra i primi ambiti di focalizzazione. Oltre al Comune, partecipano a questo nuovo percorso le principali aziende partecipate dalla amministrazione. Non dovrebbe mai essere sottovalutato il ruolo chiave che possono avere aziende come ATAF nell’infomobilità, come Quadrifoglio nelle tecnologie di smaltimento, di Silfi nella mobilità elettrica e nella illuminazione intelligente, solo per fare qualche esempio
Firenze città digitale
“Il primo aspetto dell’economia dei servizi discende dall’immaterialità”, scrive Andrea Granelli. L’innovazione dunque è anche immateriale.
Se c’è un ambiente in cui la rivoluzione digitale può fare la differenza è il contesto urbano. Il digitale va immaginato come uno strato tecnologico da “applicare” sopra lo strato fisico della città, per abilitare una nuova generazione di servizi evoluti, dalla connettività mobile, ai servizi turistici, alla fruizione complessiva della città.
In linea con un impegno assunto nel Programma di mandato, a dicembre 2009 12 piazze e parchi della città erano già stati abilitati alla connettività wifi. Nel 2010 altri spazi della città sono stati infrastrutturali con reti wireless. Andremo avanti anche per altre aree e tipologie di spazi, come abbiamo richiesto ad esempio per i nuovi dehors della città.
Firenze, grazie ai progetti vinti nel settore dell’innovazione tecnologica di competenza del Governo, con il cofinanziamento delle Regioni, in modo integrato da Comune e Provincia, che qui voglio ringraziare per il grande contributo offerto sul tema al territorio, è la città italiana aggiudicatrice del maggior numero di progetti e del maggiore finanziamento complessivo. Da questi progetti, che hanno visto l’allineamento del livello centrale, regionale, provinciale e comunale, nasce per esempio oggi il supervisore della mobilità urbana, frutto di una gara da oltre 1 milione di euro che permetterà tra qualche mese di governare il traffico in tempo reale della città, integrando dati real time delle diverse aziende di servizi pubblici coinvolte. Si tratta della più avanzata centrale di controllo della mobilità a livello nazionale, la prima basata su dati in tempo reale. Così come la realizzazione della “bolla” wifi unica tra le più grandi d’europa, dalla Stazione SMN a Scandicci lungo tutto il tragitto del tram, senza mai perdere connessione wireless. E ancora un avanzato sistema di tracking dei bus turistici tra le principali città turistiche italiane e un sistema innovativo di gestione di servizi turistici digitali.
In questo specifico ambito il progetto principale è il Piano Integrato Urbano di Sviluppo Sostenibile (PIUSS), che vede come progetto principale il progetto digitale sulla “città dei saperi”, progetto che l’Amministrazione conta di bandire prima dell’estate, non appena ricevuto l’assenso dalla Regione, che lo cofinanzia. Prevediamo infatti uno sviluppo ulteriore di reti wifi in 5 ulteriori aree della città, nuove reti in fibra ottica, piattaforma innovativa di sviluppo di contenuti multimediali per la fruizione turistica, sistema di pannelli digitali per la comunicazione (digital signage), valorizzazione digitale dell’ufficio informazione turistica di piazza stazione, questi i contenuti principali del progetto in avvio.
Il lavoro sulla infrastrutturazione fisica della città si sviluppa di pari passo con quello sullo sviluppo di nuovi servizi, tra cui quelli di realtà aumentata, i servizi via pannelli touchscreen, i servizi di comunicazione digitale, una nuova frontiera rispetto alla politica dell’amministrazione di riduzione e qualificazione delle pubblicità outdoors presenti in città.
Progetti interdisciplinari integrati che non potrebbero realizzarsi senza una stretta collaborazione tra uffici di promozione turistica, promozione economica, risorse tecnologiche e comunicazione, nonché loro corrispettivi provinciali e talvolta regionali. Perché il digitale promuove anche un nuovo modo di lavorare, che abbatte le barriere organizzative.
Tutto ciò può trovare bene collocazione nella nostra visione strategica di sviluppo della città, riassunta una recente intervista del Sindaco su “Firenze 2020”.
Questo suggestivo titolo invita tutti gli attori della città, da quelli istituzionali a quelli privati, a lavorare su scenari integrati, sulla inscindibilità di politiche turistiche, di innovazione e promozione culturale, a riflettere sulla sostenibilità degli investimenti indispensabili e dei relativi modelli di servizio, alla necessaria assunzione di responsabilità dei principali attori locali. Rapporto tra università e città, territorio e incentivi fiscali, manifatturiero, società della conoscenza, innovazione. Che non è solo ricerca e tecnologia, ma soprattutto capacità di sfruttare il capitale umano di un territorio e le sue energie migliori per trovare soluzioni nuove e su queste costruire traiettorie di sviluppo. Con il concorso di tutta la città.
Per questo voglio impegnarmi fin d’ora davanti al Consiglio Comunale e ai colleghi della giunta a utilizzare gli interventi e i frutti del dibattito di oggi come base per un contributo di idee e di linee di indirizzo che daranno vita al documento “Firenze 2020”.
Spero che questa sintetica esposizione abbia almeno avuto il merito di sollecitare interrogativi, riflessioni, forte del fascino che la parola innovazione esercita su tutti noi, cittadini del Terzo millennio.
In chiusura, vorrei proprio tornare sul significato delle parole richiamato all’inizio. A proposito del significato della parola “innovazione”, si legge ancora in Wikipedia, “Motore dell'innovazione è l'Etica, cioè il desiderio sincero e forte di servire l'uomo (produrre qualcosa di buono e di bello); quando questo sentimento è limitato a se stessi, la capacità innovativa risulta minore”.
Allora, mi viene da dire, la costruzione di un’Etica pubblica è il compito di tutti noi, cittadini chiamati ad amministrare la cosa pubblica. Perché, come ha scritto Edmondo Berselli nel suo libro postumo dal titolo “Un’economia giusta”, se non rimetteremo l’uomo al centro dell’economia perderemo l’etica e se perderemo l’etica perderemo la sfida contro questa crisi economica. Firenze, oggi, è pronta per questa sfida”.
(ag)