150° Unità d'Italia, De Zordo: "Non solo eroi"

Questo l’intervento della capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo

"Oggi l'emergenza mi porta a parlare prima di tutto di alcune donne e uomini che in questi giorni stanno vivendo, in modo del tutto drammatico e imprevisto, le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Si tratta dei musicisti, cantanti, tecnici del Maggio musicale che stanno proprio in queste ore tentando di ritornare dal Giappone e le cui vicende ho seguito da vicino attraverso contatti diretti con alcuni parenti qui a Firenze, e attraverso l'utilissimo gruppo Facebook “Tornate a casa”, che ha monitorato costantemente la situazione, ha dato informazioni e supporto. Ho chiesto che lunedì in questo consiglio il Sindaco facesse una comunicazione sull'argomento (con dibattito aperto) e quindi rimandiamo pure ad allora valutazioni più precise su quanto è accaduto. Ora tutta l'attenzione deve essere rivolta a far tornare a casa e ad accogliere adeguatamente i lavoratori e le lavoratrici del Maggio. Adeguatamente significa anche con supporto medico adeguato. Resta l'incredulità che sia stato deciso di far continuare la tournée dopo un'esperienza simile; restano le incredibili inadempienze della Farnesina e i ritardi, o peggio, con cui la direzione del Maggio ha gestito l’emergenza; resta anche la constatazione che i media nazionali, in particolar modo le televisioni, hanno ignorato il dramma di più di 300 italiani che hanno vissuto un'esperienza terribile da cui non sono ancora usciti.
Vengo ora a quello che doveva essere l'argomento del mio intervento: le donne che si sono impegnate nel processo dell'Unità d'Italia e che sono figure cancellate dalla Storia ufficiale, figure che la retorica risorgimentale disegna come madri, mogli o amanti di grandi uomini famosi oppure come infermiere, volontarie, insomma figure ancillari di assoluto contorno. Sappiamo invece che furono molte, queste donne coraggiose, che parteciparono attivamente a tale rivolgimento storico, impegnandosi in prima persona in vario modo. Donne di estrazione sociale diversa, donne colte e popolane, donne di lettere e donne d'azione. Che pagarono spesso duramente non solo il loro spirito patriottico ma anche il loro anticonformismo; sfidarono infatti le convenzioni - che le volevano a casa nel ruolo di mogli e madri – infransero le regole sociali. Alcune, di estrazione nobile o altoborghesi, lo fecero aprendo i loro salotti alle nuove idee di indipendenza per un’Italia unita, e di loro almeno i nomi sono rimasti – due o tre sono addirittura rimaste impresse nell’immaginazione popolare, Anita Garibaldi, la contessa di Castiglione, Cristina di Belgioioso, ma il loro numero è ben più ingente, come si scopre solo consultando studi specifici sull’argomento –; altre, le popolane, parteciparono in prima persona ai moti di ribellione a Milano, a Brescia, a Palermo, in Sicilia, e spesso persero la vita negli scontri, rimanendo del tutto sconosciute. La retorica virile e nazionalista che ancora pervade l'immagine del nostro Risorgimento le esclude dall’orizzonte pubblico. Anche delle intellettuali poco si parla: scrissero biografie, articoli di giornale, saggi, romanzi, racconti dedicati alla grande epopea del Risorgimento, fornendo importante testimonianza diretta di fatti storici e di vicende private. Una fra tutte, la scrittrice inglese Jessie White (che non a caso Mazzini definì la “Giovanna d’Arco della causa italiana”) giornalista, scrittrice, storica che dopo una vita avventurosa morì qui a Firenze nel 1906. Unica donna a cui verrà domani dedicata una corona onoraria, presso la casa dove abitò in via Romana 121. Sono particolarmente felice di aver scelto, tra i molti nomi di uomini celebri, di presenziare come consigliera comunale al tributo che la città di Firenze dedicherà domani a questa protagonista femminile del Risorgimento”.

(fdr)