Casa, le richieste del Forum permanente sulle politiche abitative
Affermare come questione di prioritaria importanza per l’agenda di governo il tema del disagio abitativo; l’adozione urgente di misure per dare una risposta a coloro che hanno un procedimento di sfratto per morosità e ai proprietari che al momento sopportano il costo sociale dell’attuale situazione di crisi; adottare adeguati ed efficaci strumenti di incentivazione in favore della locazione a canale concordato. Queste le richieste emerse dal Forum nazionale permanente delle politiche abitative, a seguito di un incontro promosso dall'assessore alla casa Claudio Fantoni, delegato alle politiche abitative dell'Anci e portavoce del Forum permanente delle politiche abitative di cui fanno parte Anci, sindacati confederali, sindacati inquilini, cooperative edilizie, associazioni di costruttori, associazioni della proprietà. “Accogliamo con favore – ha sottolineato l’assessore Fantoni – la volontà espressa dal Governo di riattivare il tavolo di confronto e concertazione sulle politiche abitative, ma a tal proposito chiediamo che questo venga riunito con la massima urgenza”.(fd)
IN ALLEGATO IL DOCUMENTO FINALE EMERSO DAL FORUM PERMANENTE DELLE POLITICHE ABITATIVE
In Italia stiamo assistendo da diversi anni ad una crescita del disagio abitativo che registra ormai una significativa e preoccupante convergenza di criticità, rispetto alle quali è necessario adottare in tempi brevi un vero e proprio “Programma di governo” del settore quale un insieme di misure che preveda l’implementazione di politiche strutturali e misure di carattere emergenziale capaci di affrontare l’attuale situazione.
Lo scenario di riferimento mostra un Paese dove gli alloggi non utilizzati sono stimati in 800 mila e 120 mila risultano quelli invenduti. Le famiglie presenti nelle graduatorie comunali ed in attesa di un alloggio pubblico hanno superato la soglia delle 600 mila unità. Il costo dell’abitare ormai pesa sui bilanci di molte famiglie per oltre il 50% del reddito e i procedimenti di sfratto per morosità hanno raggiunto quote comprese tra l’85% e il 90% del totale (oltre 50 mila solo nel 2009).
Quest’ultimo dato dimostra, inequivocabilmente, la crescente difficoltà economica per molte famiglie a sostenere il canone di locazione nel libero mercato e manifesta una situazione di emergenza diffusa su tutto il territorio nazionale il cui costo sociale, oltre che coinvolgere gravemente gli inquilini, ricade negativamente sui proprietari.
Inoltre, è necessario considerare la percentuale estremamente bassa di edilizia popolare sul complesso del patrimonio immobiliare, anche in rapporto con gli altri paesi europei, e l’esiguità delle risorse destinate all’edilizia residenziale pubblica che appaiono del tutto insufficienti; la riduzione ai minimi termini del Fondo di sostegno all'affitto che in soli dieci anni è passato da 360 milioni a 33 milioni di euro. Infine, l’introduzione della cosiddetta, “cedolare secca” sui redditi da locazione, come approvata nel testo di decreto sul federalismo Municipale prevedendo il 21% sui canoni liberi e il 19% sui canoni concordati. Tale misura inciderà in modo penalizzante, o comunque certamente non incentivante, sul mercato della locazione privata a canale concordato, compromettendo così la politica di calmieramento dei canoni promossa in questi anni dalle associazioni di rappresentanza degli inquilini e dei proprietari nonché da quei Comuni italiani che presentano un fenomeno di alta tensione abitativa.
Posto che l’esigenza è di una politica capace di introdurre ulteriori ed efficaci strumenti di incentivazione del canone concordato a tutela degli inquilini e dei proprietari, l’introduzione di tale previsione di “cedolare secca”, se non bilanciata con altre misure, va esattamente nella direzione opposta e rischia di produrre gravi effetti.
Non sono disponibili dati ufficiali da parte del Ministero delle Infrastrutture ma le stime diffuse ci dicono che i contratti a canone concordato in essere siano compresi tra gli 800 mila e 1,2 milioni. Si tratta di numeri importanti che corrispondono a quelle famiglie che, una volta scaduto il contratto ed in assenza di contromisure adeguate, vedranno trasformato il proprio canone concordato in canone libero, con un aumento pari del 20% o del 30%.
Si discuta pertanto del come, ma è del tutto evidente che occorrono strumenti capaci di garantire alle famiglie la possibilità di accedere ad un affitto sostenibile. Si scelga se sia meglio con l’adozione di altre agevolazioni fiscali o con la costituzione di un Fondo di sostegno alle famiglie ed espressamente dedicato all’incentivazione del canale concordato che può prevedere anche garanzie in favore dei proprietari, quali possibili morosità e danni agli alloggi locati. L’importante è che si scelga in tempi rapidi.
I componenti del Forum permanente delle politiche abitative, riuniti presso la sede dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, chiedono:
di assumere le politiche abitative, ed in particolare il tema del disagio abitativo, come questione di prioritaria importanza nell’agenda di governo;
l’adozione urgente di misure atte a dare una risposta a coloro che hanno un procedimento di sfratto per morosità e ai proprietari che al momento sopportano il costo sociale dell’attuale situazione di crisi;
di adottare adeguati ed efficaci strumenti di incentivazione in favore della locazione a canale concordato.
Infine, nell’accogliere con favore la volontà espressa dal Governo di riattivare il tavolo di confronto e concertazione sulle politiche abitative, si chiede che questo venga riunito con la massima urgenza.