Maltempo, Gallo (Pd): "Guardiamo quello che si sta verificando in Europa e riflettiamo sul concetto di gestione del rischio"
Questo l'intervento fatto oggi in consiglio comunale dal consigliere del Pd Giampiero Gallo:
"Vorrei esprimere alcune riflessioni su due aspetti che non ho sentito sottolineare a sufficienza: il primo è il concetto di gestione del rischio, il secondo è una carrellata su quanto si verifica in giro per l’Europa.
La gestione del rischio è un processo secondo il quale si misura e si valuta il rischio e si sviluppano delle strategie per governarlo. È una disciplina complessa nella quale si valutano eventi futuri, e si valutano i cosiddetti costi di opportunità e si operano delle scelte al riguardo. Se ci si difende contro il rischio che qualcosa accada occorre sostenere dei costi, e le spese relative sono sottratte ad altri impieghi. Il risultato delle azioni è altamente asimmetrico nelle situazioni di errore: se si fosse ecceduto per troppa prudenza, disponendo la chiusura delle scuole, l’obbligo di catene a bordo, il blocco della circolazione, e poi non fosse caduta sufficiente neve avremmo gridato all’inefficienza, al procurato allarme. Se nelle situazioni di grande volatilità climatica che stiamo attraversando (e che non è dovuta al capriccio degli déi) acquistassimo un numero di mezzi che non si utilizzeranno a sufficienza in futuro, ci sarebbe in ogni caso qualcuno che avrebbe da criticare che queste risorse sarebbero state utilizzate meglio altrove.
Una rigorosa gestione del rischio utilizza strumenti basati sulla teoria della probabilità in cui – è bene sottolinearlo – il passato serve come guida per il futuro. Ripeto, il passato serve come guida per il futuro. Probabilisticamente, vuol dire che l’aver osservato certi fenomeni in passato con una certa frequenza ci permette di dire che nel futuro questi fenomeni si produrranno con la stessa frequenza. Se per andare a ritrovare una situazione simile a quella che si è verificata venerdì scorso occorre andare indietro negli anni, è chiaro che con il senno di prima, era difficile classificare l’evento che si aveva davanti come estremo. E attenzione che le previsioni meteo sono il risultato di elaborazioni di modelli molto complicati in cui entrano moltissime informazioni raccolte in tempo reale e che per quello che chiamiamo non linearità degli effetti le previsioni possono cambiare ed in ogni caso sono soggette a quello che chiamiamo incertezza. Allora occorre ribadire con chiarezza la differenza che c’è fra rischio e incertezza. Mentre per la gestione del rischio qualcosa si può fare – e si chiama politica, si chiamano scelte di governo, si tratta di programmazione, ma anche di ammissione che qualcosa non ha funzionato e che gli elementi a disposizione permettono di modificare e migliorare il servizio; la seconda si chiama incertezza e non è dominabile: non si leggano i bollettini meteo come se fosse la programmazione TV, per cui ad una certa ora arriva la Litizzetto e ad un’altra si vede un film.
Mi sono perso la nevicata dell’anno scorso perché ero bloccato ad Amsterdam in transito dalla Danimarca: 10 cm di neve misero in ginocchio un paese, l’Olanda che ben più di noi dovrebbe essere abituato ad eventi estremi: trasporto pubblico bloccato, in forme non diverse da quelle che abbiamo visto a Firenze nei giorni scorsi. Ma andiamo ad oggi: Parigi è in ginocchio. Non è bastato bloccare il passaggio del traffico pesante; leggo da Le Monde che Thierry Mariani, il ministro dei trasporti aveva avvertito che il ritorno alla normalità avrebbe richiesto più tempo del previsto. Si era parlato di ritorno alla normalità oggi, ma non si era previsto che le piste degli aeroporti sarebbero stati chiusi stamattina. Non sarei nemmeno così ottimista ora, guardando il cielo. E se il ministro dei trasporti francese si affida anche lui all’osservazione del cielo, vuol dire che l’incertezza non è eliminabile.
E se si passa al trasporto pubblico, la circolazione dei bus della RATP, che era stato interrotto dall’inizio della mattinata nella regione parigina e molto disturbata a Parigi ha ripreso solo a partire dalle 13 e 30, con una percentuale in banlieue solo del 40%. Leggo di miei studenti bloccati in Inghilterra, di amici in difficoltà a sud di Bruxelles e i racconti sono esattamente gli stessi. Sarà scarsa soddisfazione, ma gli insulti alle rispettive amministrazioni sono gli stessi.
Allora dobbiamo forse prendere atto che il disagio e i problemi in certe condizioni non sono del tutto ineliminabili: è vero che è compito di un’amministrazione limitarne gli effetti, errori sono stati fatti, ma mi sembra che non si siano chiesti sconti qui stasera. Abbiamo fiducia nel Sindaco e nella sua determinazione a dotare la città di un piano di cui fino a poco tempo fa – siamo onesti – nessuno sentiva la mancanza. Un piano di cui deve fare parte integrante da parte dei cittadini l'interiorizzazione del motto di JFK 'non chiedere cosa la tua città puo' fare per te; chiedi cosa puoi fare tu per la tua città.
Non è questo il momento per discuterne, ne sono consapevole e me ne prendo la responsabilità: ci sono troppe auto in circolazione, con il 30% di auto in meno le cose sarebbero andate diversamente la settimana scorsa, ma anche stamattina. Se il resto dell’Europa si interroga oggi su come diminuirne il numero, anche a Firenze fra le misure da intraprendere occorre discutere su come incrementare la consapevolezza che un diverso modello di condivisione degli spazi non solo è consigliabile, ma è inevitabile".
(lb)