Piano strutturale, De Zordo: "Voto contrario malgrado i principi condivisibili"

“perUnaltracittà esprime voto contrario all'adozione del Piano strutturale perché, pur riconoscendo che i principi ispiratori sono del tutto condivisibili, non riscontriamo l'attualizzazione di tali principi nel progetto di Piano, coi suoi 3,9 milioni circa di metri cubi previsti e con i 50mila metri quadrati di nuovo suolo che consente di consumare.
Il Piano recepisce inoltre in modo acritico insediamenti altamente impattanti e discussi come Castello (coi suoi 1.300.000 metri cubi di cemento), un intervento che stravolge gli equilibri urbani e territoriali e non contribuisce a risolvere nessuno dei problemi o delle esigenze della città, e il completamento dell'area ex Fiat di Novoli con i restanti 44mila metri quadrati del vecchio Piano di recupero che nella sostanza qui si conferma. Al di là di questi insediamenti, il dimensionamento previsto è eccessivo (1.245mila metri quadrati) , secondo noi riducibile per più di un terzo.
Vi sono poi grandi infrastrutture della mobilità quali il Passante urbano che devono essere subordinate al trasporto pubblico, oltre alla conferma del tunnel Tav che abbiamo chiesto di stralciare. Infine l'elaborazione dei principali elementi statutari costituenti il fondamento del Piano (invarianti e statuto del territorio) non risponde appieno alle complessità che devono rappresentare.
Di seguito l'intervento in aula di Ornella de Zordo, capogruppo di perUnaltracittà, come contributo al dibattito generale”


Un Piano per ridisegnare la Firenze del futuro

"Il gruppo urbanistica di perUnaltracittà ha a lungo lavorato su quello che abbiamo chiamato la “Carta costituzionale” del territorio fiorentino e ha prodotto vari documenti, organizzato convegni, stimolato contributi sia sull'idea complessiva della Firenze del futuro sia su aspetti specifici di questo territorio. Ha anche elaborato 38 emendamenti al Piano oggi in adozione e segnalo in questo una significativa differenza rispetto all'atteggiamento tenuto verso il precedente Piano Domenici,poi non approvato, che avevamo ritenuto non emendabile.

Utilizzo il tempo di questo intervento per introdurre nel dibattito alcune considerazioni di carattere più ampio – culturale più che tecnico – perché pensiamo che l'adozione del Piano strutturale di Firenze sia un momento particolarmente importante. Non è infatti un atto amministrativo qualsiasi, e come sappiamo l’urbanistica e i suoi strumenti hanno spesso segnato stagioni intere nella vita delle città italiane, in bene o in male. Pensiamo a Cervellati a Bologna e a Vezio De Lucia a Napoli da una parte, e pensiamo alle stagioni del saccheggio delle grandi città, da Roma a Palermo, dall’altra. A Firenze è ancora vivo il ricordo del piano Detti dei primi anni ’60, la sua impostazione rigorosa, le priorità chiaramente esposte che hanno permesso di salvaguardare la fascia collinare mantenendola nel complesso al riparo dai voraci appetiti speculativi.

Cosa chiediamo oggi ad un Piano strutturale che sia all'altezza di questo territorio e che sia segno e strumento di una fase nuova? Innanzi tutto che parta dalla valutazione e dalla difesa delle risorse del territorio, perché le risorse, siano naturali, storiche, culturali o sociali sono un bene comune. Ecco allora che si dovrà partire dallo Statuto del territorio e dall'individuazione delle "invarianti" da tutelare e difendere. Nella pianificazione di ultima generazione il quadro conoscitivo è una componente essenziale del Piano da cui discendono le scelte relative alla gestione e progettazione della città. Lo Statuto, come previsto dalla LR 1/05, comprende le invarianti strutturali - intese come le risorse, i beni e le regole relative al loro uso - nonché i livelli di qualità e le relative prestazioni minime da sottoporre a tutela. La parte conoscitiva dovrebbe mettere in evidenza i caratteri di lunga durata, le peculiarità, gli aspetti morfologici (urbani, ambientali, territoriali e paesistici), le relazioni, le criticità del territorio e le azioni strategiche di lungo periodo finalizzate a garantire la sostenibilità del territorio per le generazioni future.

Ecco qui una prima osservazione sul Piano in adozione: gli elementi conoscitivi e la cartografia allegata appaiono legati soprattutto ad aspetti demografici, statistici e trasportistici, ma non prevedono l’individuazione chiara dei caratteri, delle peculiarità, delle criticità proprie del territorio su cui valutare le scelte trasformative. Lo Statuto è caratterizzato come una raccolta di vincoli, e di generici sistemi areali (fiumi e le valli; il paesaggio collinare; il nucleo storico; i tessuti storici e di relazione con il paesaggio collinare). Anche le invarianti sono individuate come recepimento degli strumenti sovraordinati senza specificazione delle loro qualità individuali, dei caratteri e delle regole di produzione e riproduzione, e del loro stato di criticità. Per garantire trasformazioni sostenibili, le invarianti dovrebbero invece essere in primo luogo descritte e rappresentate, dovrebbero essere individuate le regole di formazione e di trasformazione, dovrebbe esserne valutato lo stato di salute e previsto un ripristino o una riqualificazione.

Un altro aspetto di rilievo di un Piano strutturale riguarda la socialità e i diritti, che un Piano può prendere a riferimento esplicito: spazi pubblici, servizi, casa, tutti temi da disciplinare in altra sede ma che possono essere capisaldi già indicati e che avrebbe necessitato di una analisiapprofondita, mancante nel Piano.

Poi c'è un'idea di città che deve emergere da un Piano strutturale, forse anzi è questo il suo principale compito: e qui non si trova un'idea complessiva di città e conseguentemente ne manca il disegno, non si indica chiaramente una strategia, una direzione in cui la Firenze di domani deve muoversi. In questo senso sono da interpretare le incertezze e la non incisività nel trattare nodi invece essenziali, come il centro storico o le colline. E poi, si ribadisce ancora la vocazione prevalentemente turistica della città o si rilanciano altre dimensioni produttive magari alla luce delle più innovative esperienze europee? non si intravede una scelta tra opzioni diverse e quindi si finisce implicitamente per ribadire l'esistente.

Queste considerazioni vanno oltre il livello degli emendamenti che possono modificare in alcune parti specifiche il Piano e sono una possibilità di intervenire su singoli aspetti, ma non esauriscono certo la valutazione complessiva. Valutazione che deve tener conto del fatto che alcuni passi avanti sono stati fatti (e magari possono esserne fatti altri) rispetto anche al documento preliminare e che i principi enunciati dal sindaco “Volumi zero” e “non consumo di nuovo suolo” sono evidentemente principi del tutto condivisibili; si tratta poi di vederne l'applicazione concreta nelle norme di un Piano che prevede in realtà sia consumo di nuovo suolo sia aumento dei volumi. Su questi aspetti vertono alcuni degli emendamenti da noi presentati e che ci apprestiamo a discutere, nella convinzione che, se accolti, darebbero concretezza proprio a quei principi e renderebbero migliore il futuro di questa città."


(fdr)