Piano strutturale, Borselli (Pd): "Piena condivisione dell'impostazione 'volumi zero'"
Ecco l'intervento del consigliere del Pd Andrea Borselli:
"Quando il Sindaco, coerentemente con l’impostazione data al suo programma elettorale, parlando del piano strutturale rivendicava che la scelta portante del futuro piano sia improntata all’impegno di realizzare lo sviluppo della città senza ricorrere all’utilizzo di nuovo territorio: “volumi zero”, mi sono riconosciuto appieno con questa impostazione e mi si è aperto il cuore poiché questo è il tema vero che contrasta con l’idea di una città che si espande costantemente in nome di uno sviluppo che lascia all’interno della città stessa spazi vuoti, rarefacendo l’abitato e trasformando interi quartieri da luoghi di vita sociale e collettiva a luoghi buoni solo per dormirci.
Oggi l’affermazione di volumi zero registra un semplice dato e cioè che a Firenze e nei comuni limitrofi si è costruito troppo a scapito della riqualificazione ed il recupero dell’esistente.
Facendo un ragionamento sui metri quadri di appartamenti censiti ai fini ICI come prima casa e per cui si ha in ricavo di circa 52 milioni di Euro, si calcola che questa cifra corrisponda a una superficie media di circa 43mq per abitante, senza contare che la superficie a disposizione dei cittadini non è fatta di solo prima casa, l’importo dell’ICI pagato a Firenze per il resto del costruito è di circa 100 milioni di Euro, si capisce come il problema non sia quello di costruire su nuove aree ma di utilizzare appieno l’esistente.
Anche per quanto riguarda il lavoro, c’è più valore aggiunto di attività lavorativa in un progetto di ristrutturazione abitativa e di riqualificazione energetica di una abitazione o di un intero palazzo che non nel costruirne uno nuovo. Per capire quanto questo sia vero basta osservare i costi a base d’asta necessari per realizzare un nuovo edificato, si parla di 1100-1200 euro al mq, gli stessi costi necessari per una importante ristrutturazione di un edificio esistente, a differenza del nuovo nella ristrutturazione il costo che più incide è quello del lavoro il che significa più occupazione e più lavoro.
La città è più bella, se i suoi confini sono ben definiti e non si espande a macchia d’olio su tutto il suo territorio, se è una città più vissuta e più rispettosa del territorio. Tra l’altro il blocco dell’espansione obbliga i capitali e le risorse alla riqualificazione ed a rendere più bello l’esistente, Non è un caso che questi interventi vengano sostenuti con politiche governative, volute in primis dai governi di centrosinistra, che permettano recuperi del 36 o del 55% del costo investito e tutto per il loro valore ambientale.
Personalmente, questa scelta di contrastare l’espansione della città, rappresenta un impegno costante che a partire dalla metà degli anni ottanta mi ha visto partecipe alla nascita delle liste verdi a Firenze e alle battaglie che insieme a molti amici più qualificati di me, penso a Giannozzo Pucci a Tommaso Franci e a Vincenzo Bugliani, abbiamo portato avanti, e devo anche dire che questo è uno dei valori dell’impegno di quegli anni al cui mi sento più legato, riconoscendo a quella scelta non un valore ideologico ma un interesse per la città che va al di la degli schieramenti e che è stato con lungimiranza colto dal nostro Sindaco.
Niente è scritto nella roccia, anche il piano strutturale di cui discutiamo e che ci approntiamo ad approvare sarà perfetto e inamovibile, però quello che è tracciato in questo piano ha il sapore della grande novità e vale l’impegno che ci viene richiesto per la sua realizzazione.
Anche sulla mobilità e sulla tramvia viene sancita la necessità che il centro della città sia collegata alla rete delle tramvie, con un collegamento in sotterranea che unisca piazza Stazione con piazza Piave e con una deviazione verso piazza della Libertà, per chi come me, che ritiene che la tramvia non sia comunque incompatibile con la zona pedonale, non può non riconoscere che questa soluzione sia migliore rispetto ad un semplice attraversamento della città al Duomo, altrettanto possiamo dirci molto soddisfatti dalle previsioni delle nuove linee a completamento del sistema tramviario. Le stesse scelte per la mobilità su strada oltre che recepire quanto già previsto negli accordi con la società autostrade ed il completamento di alcune opere pongono la sfida interessante del passante a nord a completamento dell’anello viario cittadino.
Vorrei chiudere questo mio intervento con un ragionamento sullo stadio.
Ho sempre pensato, con lo spirito di chi vuole contrastare la scelta di portare fuori della città funzioni, che se ben gestite e ben realizzate danno alla città un senso compiuto di risposte che riguardano la nostra vita come i nostri interessi che siano, lavorativi o commerciali, sportivi o culturali.
La città diventa città dormitorio o i quartieri diventano quartieri dormitorio quando queste funzioni non si compenetrano in essa, ma costringono i cittadini ad uscire dai confini dei quartieri e della città. Questo lo abbiamo compreso bene negli anni settanta cosa ha significato per il tessuto sociale e cittadino l’espulsione di tutte la aziende dalla città, per fare i nomi più importanti basti pensare alla FIAT e alla Galileo eppure quelle, li’ svolte, non erano attività incompatibili con la vita cittadina.
Perciò per quanto riguarda lo stadio io continuo a pensare che il nuovo stadio, e la cittadella sportiva, dico sportiva non commerciale od altro, potrebbe essere realizzato al Campo di Marte in sostituzione dell’esistente stadio, che, come sappiamo è si vincolato ma essendo realizzato, anteguerra, in cemento armato abbiamo la certezza tecnica che non avrà certamente una vita lunga come quella del Colosseo anzi è molto prevedibile che non superi nemmeno questo secolo. Pertanto il Franchi potrebbe essere demolito e ricostruito al Campo di Marte in modo conforme alla normativa sulla sicurezza degli stadi, rispettando il disegno dell’attuale stadio perché penso che nel caso del cemento armato un opera d’arte come quella di Nervi possa essere salvata ricostruendola nel medesimo contesto e nel rispetto delle scelte architettoniche, non ci sono pietre e manufatti eseguiti a mano da salvare ma solo l’idea dell’architetto. Altrimenti un’altra funzione uscirebbe dalla città."
(lb)