Violenza sulle donne, Scola (IdV): "La condizione femminile dà la misura della civiltà di un popolo"
Questo l'intervento del capogruppo dell'Italia dei Valori Giuseppe Scola fatto oggi in consiglio comunale in occasione della giornata mondiale contro gli atti di violenza sulle donne:
"Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni hanno dimostrato che la violenza contro le donne è un fenomeno diffuso nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali e a tutti i ceti economici. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita (circa il 31,9% della popolazione femminile). E il rischio maggiore proviene nella maggioranza dei casi dai familiari, mariti e padri, ma anche vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio. Ciò significa che il tema della violenza deve essere affrontato già dall’interno della famiglia stessa.
Da un rapporto di Amnesty International si evince che lo stupro e la violenza domestica si collocano tra le prime dieci cause e fattori di rischio presi in considerazione per la morte e la disabilità di donne fra i 15 e i 44 anni, maggiori del cancro e degli incidenti stradali. Tuttavia, ciò di cui non parlano i rapporti ufficiali è quel genere di violenza “immateriale”, psicologica, che tende a soggiogare e ad asservire la donna secondo il più barbaro e primitivo dei principi umani: il primato del maschio sulla femmina. E questo tipo di violenza non è relegato al solo ambito delle mura di casa, è radicato nella società, è nelle strade, negli uffici, nei luoghi pubblici, è visibile a tutti, riconoscibile e evidente. Tanto palese che in molti casi lo si accetta con noncuranza e con indifferenza.
Questi dati allarmanti ci fanno ritenere che sia imperativa la tutela, la sicurezza e l’assistenza alle donne. Parlando di politiche concrete al riguardo, in questi anni abbiamo così visto susseguirsi proposte e iniziative tutte centrate sull’idea della protezione di donne indifese dalla minaccia di uno sconosciuto, propagate dalla destra e spesso avvallate dalla sinistra attraverso la videosorveglianza, i taxi rosa, i parcheggi riservati, e oggi i treni rosa.
Dunque la prospettiva che sarebbe opportuno adottare dà luogo ad un'analisi fortemente critica dei modi in cui la sicurezza cittadina è affrontata sia sul piano della discussione pubblica sia su quello delle iniziative politiche. E’ giusto puntare sulla produzione di fiducia, cosa che implica l'attivazione di politiche tali da mettere ciascuna in grado di non correre rischi. La questione, infatti, è quella di una maggiore autonomia, non di una maggiore protezione e la soluzione non è tornare indietro e chiudere le donne in casa. Bisogna ampliare gli spazi di libertà e di autonomia delle donne e non solo, educare gli uomini a rispettarle, sostenere le coppie nelle fasi di separazione e nelle crescenti difficoltà ad affrontare la difficile condivisione dei compiti domestici e di cura, correggere le distorsioni istituzionali che ancora impediscono il pieno riconoscimento dei diritti delle donne e delle altre differenze.
Per questo, noi dell’IDV, riteniamo che le politiche vadano ripensate in una dimensione molto più ampia, che siano in grado di affrontare aspetti diversi , mentre il sistema penale va sollecitato ad introdurre anche tipologie nuove di intervento sugli autori programmando, per esempio, interventi di recupero, anche in ambiente carcerario, degli uomini violenti, che a tutt’oggi sono nel nostro paese esperienze ancora molto limitate.
Il cuore del problema sta dunque nel conflitto di genere, nel conflitto che le donne subiscono ogni giorno da parte della società, dalla politica e dalle istituzioni rendendo più tortuoso il cammino verso una reale pari opportunità.
Lo Stato aiuta ancora troppo poco la donna nel suo percorso di Mamma, gli asili sono molto costosi, come pure le baby sitter. Dobbiamo ispirarci a modelli non così lontani da noi, come il Trentino Alto Adige, nel quale le Province pagano alle famiglie con basso reddito le cosidette "Tagesmutter" ovvero baby sitter a domicilio e così anche in Francia e Olanda. Grazie a questi fondamentali aiuti viene riscontrato che la natalità di questi paesi è sicuramente più alta rispetto alla media italiana. È dalle politiche di questi paesi che si deve trarre ispirazione per un sostegno delle nuove madri. Al giorno d’oggi la figura della donna madre e casalinga non è glamour, quindi si preferisce dare la precedenza e dare risalto alla donna solo apparentemente emancipata con frequentazioni politiche importanti piuttosto che a giovani laureate, gente che crede ancora fortemente che la via per una carriera professionale non passi attraverso il letto del politico o dell’imprenditore di turno. Bisogna ribaltare il concetto e fare in modo che il potere delle decisioni politiche-economiche e sociali non sia solo saldamente nelle mani degli uomini, ma fare in modo di raggiungere una parità di riconoscimenti affinché le donne non continuino a vivere in uno stato di subalternità. In conclusione basta cooptazioni, basta con le quote rosa, oggi come ieri le donne devono prendere le proprie responsabilità e non delegare più nessuno".
(lb)