Assessore da Empoli, Sabatini, Giambanco e Roselli (PdL): "Per chi brilla il teschio?"
“L’assessore Da Empoli si interroghi sulle sue uscite nefaste, migliori le sue capacità di negoziazione e si aggiorni con qualche corso di management”. Sono queste le esortazioni che lanciano i consiglieri del PdL Massimo Sabatini, Antonio Giambanco ed Emanuele Roselli dopo le scomposte dichiarazioni nel Consiglio di ieri.
“Ci teniamo a ritornare sull’argomento – sottolineano i tre consiglieri – perché non vorremmo che l’attenzione si fermasse solo sulle improvvide sparate contro testate giornalistiche, osservazioni grette che si commentano da sole. Circa l’organizzazione della mostra del Teschio di Damien Hirst vi sono, infatti, tante altre cose da far sapere alla cittadinanza. E visto che di cinerei teschi si tratta, sarebbe da parafrasare lo scespiriano ‘c’è del marcio in Danimarca’ dell’amletico dubbio. Nelle commissioni congiunte di Bilancio e Cultura, scomodate entrambi per far spazio a tutti costi a questa discutibile iniziativa (trattandosi di un cranio forse era più opportuno pensare alla Specola che non violare l’eleganza di Palazzo Vecchio), abbiamo posto molte domande all’Assessore. Soprattutto sulla destinazione degli introiti, oggetto appunto delle modifiche presentate con la delibera 504/2010. I cittadini di Firenze debbono infatti sapere che in caso di successo dell’iniziativa (cosa che comunque ci auguriamo, nonostante certe scelte non ci facciano impazzire) la grossa fetta dei ricavi non entrerà nelle casse comunali, ma sarà a quasi esclusivo appannaggio della società Arthemisia Group Srl, organizzatrice dell’esposizione”.
“La mostra nasce con l’intento di rilanciare la presenza di arte contemporanea a Firenze – hanno aggiunto gli esponenti del PdL –; Da Empoli ha parlato di effetto “detonante” grazie al teschio di Hirst. Bene, ma se esplosione di pubblico ci sarà, Firenze non ne avrà che poche briciole. L’assessore, evidentemente sprovvisto di capacità negoziale, ha infatti accettato che al Comune di Firenze venga riservato solo un minimo garantito pari all’incasso che nei 5 mesi da dicembre 2009 a aprile 2010 si è registrato presso i musei civici fiorentini. Con il solo aumento del 6% per la maggior accessibilità che tali musei hanno avuto con l’apertura delle porte di Palazzo Vecchio e il nuovo orario fino a mezzanotte. E la condizione vale comunque vada la mostra di Hirst. In caso di flop totale, il vincolo potrebbe essere normale, ma non certo uno scoop protettivo perché comunque turisti vogliosi di visitare il Salone dei Cinquecento sempre vi saranno. Ma in caso di netta crescita delle visite, la particolare suddivisione degli incassi fa gridare allo scandalo. Vediamo un po’ di numeri. Per chi vuole ‘ammirare’ il teschio scintillante è infatti previsto un biglietto cumulativo coi musei civici che fa salire l’istituzionale prezzo da 6 € a 10 €. La differenza di 4 €, eccezion fatta per quel 6% garantito al Comune (in pratica 24 centesimi…), va tutta agli organizzatori. Che avranno da pagare, certo, la promozione dell’evento, ma che sapranno ben incassare una volta che si siano registrati successi al botteghino. Prima di Firenze, il teschio è stato al Rijks Museum di Amsterdam. Lì, esposto per un solo mese e mezzo, ha avuto 250mila visitatori. Sono dati citati in delibera. Da noi durerà 5 mesi e se fosse visitato da 250mila persone, sarebbe di oltre 500.000 euro il premio per Arthemisia. Gaudio che potrebbe giungere fino all’iperbolica cifra di 2 o anche 3 milioni qualora i visitatori di Firenze fossero in numero identico a quelli di Amsterdam, ossia oltre i 150mila al mese.
In tempi utili, ossia quando ancora la delibera era a livello di Commissione, noi come opposizione avevamo proposto di inserire una condivisione a fasce legata alla crescita del successo di pubblico. Non siamo stati ascoltati. E questo cozza con le continue lamentele di un’amministrazione che è sempre alla ricerca di fondi presso le istituzioni nazionali. In questo modo si perde un’occasione per dare introiti alla città, quando è la città stessa a dare lustro all’artista e non viceversa”.
“Visto che per questo evento è stata necessaria una modifica ai regolamenti comunali (ovviamente noi abbiamo votato contro), all’Assessore abbiamo anche chiesto se conoscesse precedentemente la società Arthemisia. Risposta negativa in commissione. Strano, però, che ieri stesso fosse già on line l’annuncio della mostra (prima ancora che la delibera fosse votata), e che come curatore figuri Francesco Bonami, nominativo che compare anche in Italia Futura, associazione culturale di cui fa parte lo stesso Giuliano da Empoli” hanno concluso Sabatini, Giambanco e Roselli.
(fdr)