Scomparsa di Giancarlo Bigazzi, il ricordo della consigliera Albini in consiglio comunale

Oggi il consiglio comunale ha ricordato, alla presenza dei familiari, Giancarlo Bigazzi, autore e compositore scomparso il 19 gennaio. Prima delle parole del sindaco Matteo Renzi, è stata la consigliera Tea Albini, cognata di Bigazzi, a tracciare un suo ricordo. Questo il suo intervento:
“Di Giancarlo in questi giorni è stato detto e scritto tanto non saprei cosa aggiungere al fatto che era un grande artista, uno dei più grandi della musica italiana. L'autore non solo di parole, come i più hanno detto, ma anche della musica di canzoni che hanno segnato nel tempo la musica e in parte le nostre vite. ‘Luglio’, ‘Montagne verdi’, ‘Se bruciasse la città’, ‘Gloria’, ‘Self control’, ‘Eternità’, ‘Si può dare di più’, ‘Gli uomini non cambiano e così via’. Potrei, potremmo continuare per ore ed ad ogni canzone associare un immagine che sicuramente ha fatto parte della nostra vita. Potremmo vedere i volti degli interpreti delle sue canzoni, da quelli già famosi come Mina. Morandi, Vanoni, Celentano, a quelli resi famosi da lui come Ranieri, Tozzi, Raf, Masini, Baldi. Potremmo pensare agli Squallor senza conoscerne i volti e penso e risento la voce di Giancarlo, in una di quello loro particolarissime interpretazioni, ripetere in modo ossessivo 'Maremma maiala' quando veniva detto 'Guatemala' mi sembra fosse questo il titolo del pezzo. Non è l'unica, ma credo una delle rare volte che abbia in qualche modo 'cantato', come fece anche ne Il Pazzo con Mina. Penso anche ad una sua breve apparizione nel film Metello dove Ranieri era protagonista e non saprei dire come siano riusciti a convincerlo.
Ma Giancarlo in molti di noi lascia anche momenti, ricordi, che hanno pur sempre un legame fra loro ed il cui filo conduttore è in qualche modo la musica, ma fanno parte di una sfera più privata che rappresenta altrettanto bene il personaggio che lui era.
Se io penso a Giancarlo vedo la sua casa di Settignano, la Cingallegra, ma anche il mare ed associo alla casa alcune persone, in particolare chi in qualche modo dava soddisfazione al suo piacere per la tavola: ne cito una sola, mia madre Nella, che fra i vari piatti che Giancarlo amava, orgogliosa di essere la prima in classifica, gli preparava i fegatelli. Ma penso anche alla grande quantità di mandarini che riusciva a mangiare mentre parlava o fumava.
Ecco il fumo che insieme alla musica erano le grandi passioni di Giancarlo. Il fumo, artefice principale della sua malattia, ma anche compagno del suo lavoro, del suo talento. Chi lo ha conosciuto credo non l'abbia mai visto senza la sigaretta in bocca e fra le dita ma anche questo era Giancarlo. Giancarlo ha dedicato la vita al lavoro o meglio alla musica, raggiungendo i risultati che sappiamo e in quel mondo così particolare era un personaggio quasi anomalo: non amava la ribalta o partecipare e presenziare. Era un uomo schivo e quasi scontroso. Anche chi ama la sua musica e conosce a menadito le sue canzoni, non conosce lui o il suo volto perché non appariva mai, non voleva apparire, anche quando una sua canzone ad esempio vinceva Sanremo. Finito quel fatto ritornava a pensare al successivo, sempre fuori dalla luce dei riflettori. Chi lo ha conosciuto sicuramente ha scolpito nella mente la sua voce resa roca dalle troppe sigarette ma particolare, inconfondibile anche quando chiamava per avere la colazione o per farle sentire un nuovo pezzo, sua moglie, mia sorella con quel ‘...Gianna...’ difficile da far capire ma unico nell'espressione e nel tono.
Il pensiero in questi momenti corre e ripercorre una vita che si è conclusa, ma che lascia tanto. A me lascia un immagine di un uomo unico, particolare un grande. Ricordo il giorno che nacque Giovanni o meglio Gianni, mio nipote: eravamo insieme a Villa Donatello e Giancarlo mi parlò ininterrottamente per tutte le ore di attesa ed insieme fumammo non so quante sigarette, fino a farmi sentire male per il troppo fumo. All'epoca anch'io fumavo.
Ricordo il suo racconto tragicomico di una delle rare volte, se non l’unica che prese l’aereo, se non sbaglio per Malta: era terrorizzato dall’idea di volare; ricordo la sua ipocondria che era oggetto anche da parte sua di ironiche battute. Mi sembra di sentirlo dire ‘prendiamo un torpedone e facciamo una gita sociale a Lourdes’. Ricordo Giancarlo seduto al pianoforte nel suo studio, ricordo la musica che si sentiva anche dal giardino, ricordo le barzellette e gli aneddoti che sapeva raccontare in modo incredibile con quella carica di humour del tutto particolare che solo i fiorentini sanno capire. La sua fiorentinità che era parte di lui in modo e nel modo che lo ha reso anche famoso per quel carattere definito brusco ma che invece era solo diretto ed immediato un po' polemico come tutti i fiorentini. La sua fiorentinità che gli fece accettare con gioia la richiesta dell'allora presidente del Calcio Storico Massimo Mattei di farne l'inno e si capisce in quelle parole il suo amore per la città.
Ecco, le parole: aveva una tale ricchezza espressiva una padronanza del linguaggio e un vocabolario infinito, tutte qualità che hanno reso le sue canzoni immediatamente riconoscibili e ascrivibili al suo genio. Ora se è vero com'è vero che quando una persona muore è sempre buona bella e brava, Giancarlo è stato, come tutti noi, un po' buono e un po' bello. Ma bravo lo è stato, e tanto, evidentemente nel suo campo. Ma non a tutti è dato di emergere così nella propria sfera, se mi permettete a cominciare di politici.
A nome della famiglia ringrazio il sindaco, il presidente del consiglio comunale tutti i colleghi che hanno partecipato al ricordo. Un pensiero ed un ringraziamento a Beppe e Marco ed ai loro collaboratori per averci consentito anche stasera di sentire Giancarlo con la sua musica e di vederlo nelle immagini.
Alla famiglia, a Gianna, a Gianni, a chi l'ho seguito in questo ultimo pezzo di vita così tormentato e difficile, ai suoi amici, rimangono il ricordo e la sua musica. Buon viaggio Maestro Bigazzi. Da tutti noi 'rose rosse per te'.”.(fd)