Carceri, Di Puccio concorda col garante Corleone: "Una follia investire 57milioni di soldi pubblici in una colata di cemento"

Il consigliere del gruppo Misto di maggioranza: "Necessaria una riforma carceraria non edifici per la detenzione"

"E’ una follia investire 57 milioni di euro del denaro pubblico in un'altra colata di cemento con rischi di affari illeciti con tangenti e appalti fuori controllo, quando basterebbero minori risorse a trasformare i tanti edifici inutilizzati a luoghi di recupero per tossicodipendenti, ma anche in luoghi di detenzione attenuata per chi è agli arresti domiciliari ma non ha un domicilio; per detenute madri, e residenze per detenuti con patologie gravi soli e senza sostegno. E non ultimo, sarebbero necessarie case della semiliberta, per chi è in attesa della convalida dell'arresto. Sarebbe questo un ulteriore taglio al sovraffollamento carcerario”. Così il consigliere del gruppo Misto di maggioranza Stefano Di Puccio che concorda con il garante dei diritti dei detenuti Franco Corleone che boccia l’azione del ministro rivolta a dirottare i 57milioni derivati dall’8 per mille dai beni culturali all’edilizia penitenziaria. “Ancora una volta- ha detto Di Puccio- non posso che condividere le parole del garante dei diritti dei detenuti, onorevole Franco Corleone, nel disapprovare le decisioni del Governo di destinare 57 milioni di euro al problema carcerario, addirittura distogliendoli dalla cultura!
Purtroppo il Governo vuole impiegare queste risorse destinandole all'edilizia carceraria, cioè costruire nuove carceri! In tal modo dimostra di non aver capito, o di non voler capire, quale è il reale problema della situazione penitenziaria e nemmeno vuole ascoltare quello che i garanti dei detenuti sollecitano da tempo: non c'è bisogno di nuovi carceri, bensì di svuotare quelli esistenti da chi in carcere non ci deve stare, ovvero i tossicodipendenti. che sono più del 30%. In tal modo – ha proseguito Di Puccio- si eliminerebbe il problema principale delle carceri, quello del sovraffollamento. Con minor costo e soprattutto migliore risultato senza peraltro andare ad intaccare un'altro settore, quello della cultura, che avrebbe semmai bisogno di investimenti piuttosto che di tagli. Quello che i garanti chiedono da tempo – ha concluso il consigliere del gruppo Misto- è una riforma carceraria che riporti i luoghi di espiazione della pena alla loro funzione originaria quella rieducativa e della reintegrazione sociale”

(lb)

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