Auditorium Parco della Musica, De Zordo e Grassi: "Emblema dello stato della cultura oggi in Italia"
Questo l’intervento dei consiglieri Ornella De Zordo e Tommaso Grassi
“Abbiamo espresso voto negativo alla Delibera sul Progetto unitario del Parco della musica Auditoriumche è l'emblema di come sia trattata oggi in Italia la cultura. Questo il quadro: si taglia il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo); i teatri - di prosa o lirici - sopravvivono a stento tra mille difficoltà; musicisti e teatranti di varie specializzazioni sono costretti a andare all'estero per veder riconosciuta la loro professionalità e gli stessi lavoratori del Maggio non hanno sicurezza per il loro futuro; l'Italia spicca per essere il fanalino di coda in Europa per investimenti sulla cultura.
Eppure, nella corsia preferenziale dei festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia, si trovano centinaia di milioni di euro, tutti fondi pubblici, per la costruzione di opere costosissime come appunto il nuovo Teatro di Firenze: 256 milioni di euro di cui peraltro mancano ancora 80 milioni. Grandi giri di affari con al centro la "cricca", costi superlievitati, la Magistratura che apre indagini, oltre alla Procura che nel maggio 2011 richiede copia della delibera di Consiglio comunale della variante urbanistica del 2008 e ora il Comune di Firenze che si deve ingegnare a trovare quei 35 milioni che non ha incassato dalla mancata vendita del Teatro Comunale oltre ai 16,8 milioni per il terreno, qualora il Comune decida di non rilasciare gratuitamente le varianti urbanistiche delle aree ferroviarie.
Aumenterà così l'indebitamento del Comune con le banche, che già grava sul nostro bilancio per più di metà dell'intero bilancio.
Ma il discorso è più generale: in una fase in cui l'Italia ha un debito pubblico da vertigine, era proprio una priorità aprire questo nuovo cantiere? Era questo il modo migliore di spendere denaro pubblico? Questa la modalità di valorizzare la musica e la cultura? L' interesse di pochi ha chiaramente sovrastato gli interessi di molti. Certo il risultato può anche essere di altissima qualità, ma il punto economico resta. Qualcuno poi si farà bello di questa operazionee riscuoterà un premio in immagine, al di là di quanto la cultura abbia davvero da guadagnare da operazioni che molto hanno a che fare con l'edilizia e con gli appalti pubblici”.
(fdr)