45° Alluvione, Giani: "Rimane molto da fare a livello di infrastrutture. Firenze non dimentica"
"Abbiamo scelto di fare questo Consiglio straordinario a Santa Croce perchè è un luogo di riferimento dell'alluvione, ancora impresso nella memoria collettiva della città” Con queste parole il presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani ha aperto oggi la seduta straordinaria dedicata al 45° anniversario dell'alluvione che si è svolta nel Cenacolo di Santa Croce e alla quale sono intervenuti il sindaco Matteo Renzi, l’arcivescovo monsignore Giuseppe Betori, il prefetto Paolo Padoin , il presidente di Publiacqua Erasmo d’Angelis, la direttrice dell’Autorità di bacino Gaia Checcucci, l’angelo del fango Marco Cellai .”Il fatto di avere in questa sala il Cristo di Cimabue che fu ritrovato danneggiato il 5 novembre del 1966 e che rinacque 10 anni dopo, il 15 dicembre 1976, grazie al lavoro straordinario dei restauratori dell’Opificio elle Pietre Dure, dà a questo giorno la solennità e necessaria e restituisce il ricordo dell’operosità della nostra città in quei terribili giorni”. Giani ha poi fatto riferimento all’affresco dell’Albero della Vita che campeggiava questa mattina alle spalle del assemblea riunita nel Cenacolo come simbolo della rinascita. "In questa superficie staccata, restaurata e riportata - ha aggiunto Giani- ci sono ancora i simboli dell’alluvione così come in tutto questo quartiere questi simboli permangono ed è anche qui a Santa Croce come alla Biblioteca Nazionale che ci fu la maggiore concentrazione di aiuti concentrazione di aiuti che fecero di Firenze il centro della solidarietà internazionale.” Giani ha poi ricordato l’impegno delle istituzioni straniere a Firenze in quei giorni e negli anni successivi e la testimonianza straordinaria che Ted Kennedy portò nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio in occasione del 40esimo dell’alluvione. “Vorrei però – ha aggiunto il presidente del Consiglio comunale – ricordare i morti di cui spesso non si parla. In tutto 34. Vorrei ricordare il dipendente dell’acquedotto Carlo Maggiorelli che morì travolto dalle acque mentre era in servizio, la piccola Marina di tre anni strappata dalle braccia del padre e il piccolo Leonardo morto in un’esplosione all’Osmannoro. Molte cose – ha concluso Giani- sono state fatte sul piano della Protezione civile, ma molto rimane da fare a livello di infrastrutture C’è Bilancino che è molto in alto, è stato fatto un abbassamento della platea sotto Ponte Vecchio: dai 2500metri cubi al secondo arriviamo a poco oltre i 3000 metri cubi al secondo (il giorno dell’alluvione sono stati registrati 4300 metri cubi al secondo a Ponte Vecchio). Attendiamo con ansia altri interventi. Firenze non dimentica”. (lb)