L'assessore Giachi al convegno Letteratura italiana e unità nazionale'
L’Italia e la sua identità, culturale prima che politica. La letteratura e la lingua come veicolo di unità nazionale. Sono i temi del convegno internazionale di studi ‘Letteratura italiana e Unità nazionale’, che si è aperto questa mattina nel salone dei Duecento di Palazzo vecchio, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica.
L’iniziativa, che si concluderà sabato prossimo, è organizzata dal dipartimento di italianistica dell’università di Firenze con la collaborazione del centro di studi di ateneo ‘Aldo Palazzeschi’ e del Gabinetto G.P. Vieusseux, in occasione dei 150 anni dell’Unità.
Domani il convegno è ospitato nel Gabinetto Vieusseux" (piazza Strozzi, 1 - Sala Ferri - ore 9) sotto la conduzione di Angelo Fabrizi e, nel pomeriggio, di Anna Dolfi. Intervengono William Spaggiari, Gino Tellini, Lucio Felici, Simone Magherini, Anna Nozzoli, Paolo Orvieto, Pérette-Cécile Buffaria, Paola Luciani, Elisabetta De Troja, Adele Dei.
La manifestazione si chiude sabato 29 ottobre a Palazzo Medici Riccardi (via Cavour, 1, Sala Luca Giordano - ore 9) con i contributi di Marino Biondi, Gian Paolo Marchi, Franco Contorbia, François Livi, Siro Ferrone; presiede Gino Tellini.
All'interno del convegno si svolgono due letture teatrali di Patrizia Zappa Mulas (oggi alle 17.30 e sabato alle 12) e viene proiettato il film di Rosario Castelli "Camicie rosse e nitrato d'argento" (venerdì alle 17.30).
Questo il testo del saluto dell’assessore all’università Cristina Giachi:
«Senza nascondersi la complessità del tema della nazione italiana, delle sue più lontane radici e del suo rapporto col movimento per la nascita, così tardiva, di uno Stato nazionale unitario, si è messo in evidenza quale impulso sia venuto dalla forza dell’italiano come lingua della poesia, della letteratura, e poi del melodramma al crescere di una coscienza nazionale. Il movimento per l’Unità non sarebbe stato concepibile e non avrebbe potuto giungere al traguardo cui giunse se non vi fosse stata nei secoli la crescita dell'idea d’Italia, del sentimento dell'Italia».
Questo che ho letto è un estratto del discorso che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha pronunciato lo scorso 21 febbraio, al palazzo del Quirinale, all’incontro sul tema ‘La lingua italiana fattore portante dell’identità nazionale’ organizzato dalla Presidenza della Repubblica in collaborazione con la Società Dante Alighieri, l’Accademia dei Lincei, l’Accademia della Crusca e l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana.
Ci sembrava giusto cominciare questo saluto con le parole del Capo dello Stato che sottolineano, lo voglio ripetere, come «la crescita dell’idea d’Italia, del sentimento dell’Italia» non sarebbero state possibile senza poesia, lingua, letteratura.
Una seconda considerazione discende, forse, dallo specchio deformante delle mie deleghe, i giovani.
Su giovani e la letteratura mi sovvengono le parole di Paola Mastrocola, autrice di ‘Togliamo il disturbo’ e insegnante di letteratura, che si chiede come parlare ai suoi ragazzi dell’Ariosto.
Io credo che i giovani sappiano riconoscere la verità e che a loro parli la verità della letteratura. Ma quel è questa verità?
E’ quella dei cuori pensanti di autori che hanno reagito a quanto hanno vissuto esprimendo le loro idee, i loro sentimenti e trasmettendoli ad altri cuori pensanti.
Diamo ai ragazzi la misura di questo. Diamo loro questa verità.
Facciamo ognuno il nostro lavoro di insegnanti, di discenti, e i giovani non mancheranno di rispondere».
(fn)