Librerie storiche, Spini chiama in causa il Governo: "Un vincolo etnoantropologico per salvaguardarle"

Se ne parla oggi allo Spazio QCR della Fondazione Circolo Rosselli di Firenze

Il presidente della commissione Affari Istituzionali del Comune di Firenze chiama in causa il Governo  individua un nuovo riferimento che consentirebbe la tutela della Martelli e non solo. Si tratta del vincolo etnoantropologico. Il Presidente della commissione Affari Istituzionali del Comune di Firenze onorevole Valdo Spini propone questa nuova tipologia di vincolo per salvare la libreria Martelli e tutelare la sopravvivenza di botteghe e laboratori storici. Spini chiama in causa direttamente il Governo e nella fattispecie il Ministro per i Beni delle Attività Culturali, ricordando “come nel Codice dei Beni Culturali (Art. 2, comma 2 del D. lgs. n. 42/”2004) si individuano come beni culturali “le cose immobili e mobili che…presentano interessi artistico, storico, archeologico, etnoantropologico…quali testimonianze aventi valore di civiltà”. Riallacciandosi a questo principio si può avanzare la proposta che per tali beni, proprio come la libreria Martelli, sia possibile l’introduzione di una nuova tipologia di “VINCOLO ETNOANTROPOLOGICO” che nasce dalla necessità di salvaguardare alcune attività particolari che caratterizzano alcune realtà produttive o commerciali. Sulla possibilità di introdurre la nuova tipologia si terrà martedì 25 ottobre alle ore 17.30 presso lo Spazio QCR della Fondazione Circolo Rosselli di Firenze (via degli Alfani 101 rosso) una tavola rotonda alla quale parteciperanno alcune delle personalità cittadine più direttamente toccate dal tema. Saranno presenti, infatti, il soprintendente del Polo Museale fiorentino Cristina Acidini, il vicesindaco Dario Nardella, il Presidente di Florens 2010 Giovanni Gentile, il giurista Giuseppe Morbidelli, ordinario di diritto pubblico e l'ordinario di Restauro dei Monumenti dell'Università di Firenze Francesco Gurrieri. Una tavola rotonda di primissimo livello moderata dalla stesso Valdo Spini, che riagganciandosi proprio all'ambito accademico e scientifico ricorda che “la letteratura in merito potrebbe suffragare l'indicazione del vincolo etnoantropologico. Infatti, numerosi studi di sociologia e di antropologia urbana, da sempre, hanno vigorosamente sostenuto che la riconoscibilità – l’identità – di una “comunità” è funzione della sedimentazione storica di chi ha costruito il territorio e lo ha “strutturato” attraverso il suo lavoro, la sua intelligenza, la sua cultura. Ora non c’è dubbio che una “bottega artigiana”, una “libreria”, un “caffè storico”, costituiscano un patrimonio culturale individuale quale “bene etnoantropologico” degno di tutela e salvaguardia. Se condivisa, questa ipotesi andrebbe fatta propria dalle istituzioni, per arrivare sul tavolo del Ministro per i Beni e le Attività culturali. Forse, potrebbe essere sufficiente una Direttiva amministrativa alle Soprintendenze per avviarne l’efficacia”. Ad oggi, le “botteghe storiche”, già censite e “riconosciute”, non sono state fin qui tutelate né dalle prescrizioni urbanistiche, né dai vincoli tradizionali delle Soprintendenze (vincoli storici e/o artistici). La concreta inefficacia di quei provvedimenti spinge a profittare della recente introduzione della tutela dei beni “etnoantropologici” (prima assenti nella storica legislazione del nostro paese) per configurare una nuova tipologia di vincolo che potrebbe essere applicata ai negozi e alle botteghe storiche (con più di 50 anni di ininterrotta e omogenea attività merceologica).

 

(lb)