Festival della Diplomazia, Agostini introduce il dibattito nel Salone dei Cinquecento
Oggi la presidente della Commissione pace Susanna Agostini porterà il saluto del sindaco al Festival della Diplomazia che si svolge nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Il Festival quest'anno ha una doppia location: Firenze dal 7 al 9 ottobre e Roma dal 10 al 14. Sono in programma oltre 30 eventi con 180 relatori. (lb)
Ecco l'intervento:
"Firenze vi è grata per aver scelto di aprire il festival della Diplomacy nella nostra Città. Questo Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio è anche uno dei luoghi della democrazia dove si sviluppò il processo di unificazione dell'Italia So che è per questo che è stato scelto. A marzo abbiamo inaugurato l'allestimento permanente degli scranni parlamentari dove sedettero dal 1865 al 1871 Bettino Ricasoli, Ubaldino Peruzzi e Adriano Mari quando Firenze fu Capitale d'Italia. Sono stati posti là, sulla balaustra alle vostre spalle, che collega il Quartiere degli Elementi al Quartiere di Eleonora. Perché è in questo Salone che ebbe sede, per un quinquennio, la Camera dei Deputati. Non soltanto. Qui il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira, nel 1955 organizzò il convegno che riunì i rappresentanti dei Paesi divisi dalla Guerra Fredda. In questo Salone organizzò i "Colloqui mediterranei" per far dialogare cristiani, ebrei e musulmani. Sapete che l'esperienza lapiriana si fonda sull'impegno istituzionale rivolto alla pace. Infatti, in piena escalation nucleare, La Pira andava per il mondo, dialogando diplomaticamente per dire agli Stati che non devono costruire missili, ma astronavi. Finanziare progetti di sviluppo per eliminare la povertà, e non piani militari. Perché la guerra – secondo La Pira – era già negli anni ’50 uno strumento superato, inutile, che doveva lasciare il posto alla diplomazia internazionale. Credo che sia dunque questo luogo, il miglior auspicio possibile, per l’avvio del secondo festival della diplomazia. Sono attratta dal titolo di questa sessione fiorentina. La questione che affrontate è il nodo attorno al quale si dipana il futuro dell’umanità. Una parte rilevante della soluzione dei conflitti riguarda squisitamente la politica, la solidarietà e l’etica nazionale. Non sta a me ora parlarne. Ma molto compete anche alla Diplomazia della Convivenza. E poco, a mio parere, dovrebbe esser dato alla Diplomazia della convenienza che invece crea disuguaglianze sociali e impedisce di portare avanti i diritti delle persone. Illustrissimi Ospiti. Nel portarvi il saluto del Sindaco di Firenze Matteo Renzi, affido ai vostri lavori di questi giorni e di quelli a venire, lo spostamento in avanti della frontiera della diplomazia internazionale.
Il vostro lavoro si concentrerà su scambi di esperienze formative in merito alla conduzione di relazioni internazionali vissute ed interpretate da diplomatici, che per cultura devono avere a cuore la salvaguardia dei soggetti più fragili e lo sviluppo della autodeterminazioni dei popoli e delle nazioni. La diplomazia interviene anche in situazioni di grave disagio umanitario, in assenza di garanzie minime alla sopravvivenza. Nei conflitti armati locali che si scatenano costantemente in tanti Paesi e Regioni del mondo. Dal Nord al Centro Africa. Dal Medio all’Estremo Oriente. Dal Centro al Sud America. Il compito alto della diplomazia è la soluzione del conflitto e la tutela di regole che governano le microsocietà locali creando reti di solidarietà e di autogestione finanziaria. Ma anche salvaguardia di radici e di tradizioni delle comunità dove operano. Avendo a cuore il non disperdersi di patrimoni culturali antichi che sono una ricchezza per tutta l’umanità. A questo proposito cito il focus romano che riguarda la diplomazia dell'integrazione. Saranno tre importanti seminari, organizzati nell'ambito del progetto "Missione Italia. Il ruolo della diplomazia nella vicenda nazionale", dedicato appropriatamente al 150esimo anniversario dell'Unita' d'Italia. Il Panel cita le tappe più significative che hanno scandito il reinserimento del nostro Paese nella comunità internazionale fin dopo l’ultimo dopoguerra. Un faro che riguarda la storia, le nostre radici e che ci aiuta a comprendere il presente di migranti che si affacciano alle nostre sponde. Vi interrogate sulle prospettive della vocazione multilateralista della diplomazia italiana a fronte di sfide globali. Ecco questi approfondimenti ci premono, con attenzione ne seguiremo le attuali possibili conclusioni. Per guardare insieme, verso un futuro che possa diventare per tutti, meno buio del presente.
Saluto qui la presenza del Sindaco di Lampedusa, ringraziando suo tramite, la comunità dell’isola per la solidarietà e l’accoglienza dimostrate. Una dimostrazione di civiltà italiana che necessita di gratitudine da parte delle istituzioni tutte. Ma sappiamo che non basta. La convivenza non è un tema da risolvere in pochi km. quadrati. Riguarda la comunità nazionale e l’Europa tutta. Dato che niente può tenere lontani dalle coste migliaia di giovani in fuga, in cerca di libertà, una vita dignitosa e lavoro. Madri che portano in grembo un figlio da salvare dalla guerre. Pensando di farlo nascere “libero”.
L’Alto Commissario per i Diritti Umani, il giudice donna sudafricana Navi Pillay, all’inaugurazione della sessione Onu, nel settembre del 2009, facendo riferimento a episodi verificatesi nelle settimane precedenti, nel tratto di mare vicino alle nostre coste, paragonò gli avvenuti respingimenti delle barche di migranti a quelli di “barche cariche di rifiuti pericolosi”.
Nel giugno scorso, l’Alto Commissario per i rifugiati, il portoghese Antonio Guterres ha dichiarato che “laddove arrivano barche con migranti e rifugiati, noi avalliamo come procedura non il respingimento della barca ma la garanzia dell’accesso a tutte le persone”.
Un no secco dunque, ai respingimenti disumani. E’ giusto e necessario passare dalla logica di una Diplomazia della Convenienza a quella di più ampio respiro della convivenza, in cui Governi e Popoli cooperino davvero in sinergia solidale. I lavori previsti nelle sessioni di Firenze e di Roma, per noi, sono tutti di grande rilevanza. Dai cambiamenti climatici al terrorismo, dai diritti umani al rapporto tra diplomazia e media, scandagliando anche il pianeta dei giovani e delle opportunità lavorative nelle relazioni internazionali. Temi caldi e contingenti, per la Diplomazia e per la politica, di grande attualità come la questione “Donne, Diplomazia e Conflitti”. Sappiamo che il numero delle diplomatiche italiane è inferiore a quello delle colleghe di altri Paesi, a cominciare da quelli europei. Sappiamo anche che può aumentare, dato l’alto numero di qualificate professioniste e operatrici specializzate che oggi operano volontariamente nella cooperazione internazionale con importanti risultati di assistenza umanitaria, mediazione culturale e diplomatica.
Concludendo, metto in significativa evidenza l’attualità del suggestivo tema la “Diplomazia oltre WikiLeeaks”. Abbiamo assistito impreparati, al terremoto mediatico causato dalla diffusione dei dati sensibili provenienti da tante Ambasciate. Così come, sempre in tema informatico, siamo impreparati alla diffusione via Internet di tante notizie in tempo reale relative ai movimenti della primavera araba. La rete Internet sta cambiando il modo di comunicare dei giovani e non solo, in società fino ad oggi impermeabili a tutto ciò che proveniva dall’esterno. Facendo nuova luce su eventi che prima erano celati al mondo intero.
Siamo in un’epoca in rapida trasformazione. Anche la Diplomazia deve ricollocarsi in un ruolo prestigioso. Attraverso inediti strumenti, può creare un suo modello di nuovo status, più garante di prevenzione, sicurezza politica e etica internazionale. Riconquistando lo spazio necessario di attore/ interlocutore superparte nella dialettica di mediazione e nella soluzione dei conflitti.
Ringrazio tutti i promotori del Festival dai Ministeri alla Comunità Europea e la Comunità di Sant’Egidio, soggetto attivo protagonista nella difesa dei diritti dei più deboli.
Auguro a tutti voi un buon soggiorno a Firenze ed un proficuo lavoro per il bene delle comunità che rappresentiamo"