Commemorazione 51° anniversario Alluvione di Firenze, Amato (AL): "Mezzo secolo è passato dall'alluvione, ma Firenze rimane sempre a rischio"
“E' ormai passato più di mezzo secolo dall’alluvione, ma Firenze rimane sempre a rischio. Nonostante la pianificazione e gli interventi”. Lo afferma la consigliera di Alternativa Libera, Miriam Amato. “In questi giorni dedicati al ricordo di quello che è stata l’alluvione, è necessario prendere in considerazione anche il rapporto stilato dal comitato scientifico internazionale che dal 2014 sta monitorando la situazione del bacino dell’Arno. Secondo il comitato, il problema non è se un’alluvione di pari entità o superiore colpirà ancora Firenze, ma quando ciò accadrà”.
“Inoltre – prosegue la consigliera – secondo uno studio coordinato dal professor Jerry G. Galloway dell’università americana del Maryland, la realizzazione delle casse d’espansione nel Valdarno e l’innalzamento della diga di Levane non aumenteranno di molto il livello dell’attuale livello di protezione: a opere concluse il rischio sarà ridotto di soli 100 metri cubi al secondo, contro i 4100 stimati all’epoca. Si tratta insomma di opere costose - il prezzo è già lievitato sopra 200milioni di euro - e che potrebbero rivelarsi insufficienti”.
“Se da una parte a spizzichi e bocconi sono state realizzate opere per diminuire il rischio, in questo mezzo secolo è aumentata di pari passo la cementificazione e il consumo di suolo, con tombamenti di torrenti, restringimenti e costruzioni in alveo. Il Comune di Firenze sta anche sviluppando un progetto europeo sulla cosiddetta "resilienza" e adattamento ai cambiamenti climatici, ma in concreto poco o nulla è stato fatto”.
Amato ricorda che “eventi atmosferici straordinari hanno colpito per ben tre volte la nostra città dal 2014 ad oggi, come quello avvenuto il primo agosto del 2015, con la devastazione della zona e del parco dell’Anconella. Ad oggi bisogna prendere atto che dalle ultimi simulazioni virtuali disponibili (che non tengono conto dell’apertura della cassa di espansione di Figline) con un evento analogo a quello del 1966 si avrebbero effetti minori ma non indifferenti, in particolare si avrebbe l’esondazione nel centro storico”.
“In questa situazione – conclude Amato – ribadendo i limiti di una politica che si affida alle sole casse di espansione per contrastare il pericolo alluvione, è necessario tornare a programmare e investire meglio. Ricostruendo anche un rapporto con l’Arno e i nostri fiumi, che devono tornare ad essere considerati patrimonio e risorse del nostro territorio”. (s.spa.)